Ndrangheta: boss Domenico Paviglianiti, arrestato
catturato a Madrid
Ndrangheta: il boss, Domenico Paviglianiti, arrestato a Madrid,, "60 anni, "il boss dei boss" come era chiamato negli anni Ottanta e Novanta. E' destinatario di un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti per 11 anni, 8 e 15 giorni, emesso il 21 gennaio dalla Procura di Bologna per i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti." (ANSA).
Paviglianiti, un nome importante, la cui ndrina deriva tra Bagaladi e Condofuri, era conosciutissimo negli anni '80, tanto da essere alleato dei De Stefano e Morabito.
La sua storia criminale accertata dai Carabinieri risale al 18 dicembre 2014 con l'operazione "Ultima spiaggia", che portò all'arresto di 52 persone per associazione mafiosa, estorsione, corruzione e traffico di droga.
Negli anni successivi, altra operazione "Nexum" con l'arresto di 5 persone affiliate alla sua cosca e nel 2016 l'operazione "Ecosistema" che porta all'arresto di 14 persone, tra cui il sindaco di Bova Marina Vincenzo Crupi, il vicesindanco Giuseppe Benavoli e l'assessore all'ambiente Alfredo Zappia di Brancaleone e due imprenditori nel settore dei rifiuti. Già arrestati in un'altra operazione Angelo e Natale Paviglianiti. Sono accusati di vari reati tra cui corruzione e turbativa d'asta e di aver agito con modalità mafiose favorendo le 'ndrine degli Iamonte e dei Paviglianiti(wikipedia).
Negli anni successivi cresce sempre piu' la sua presenza criminale, con l'Operazione Gerry (23 marzo 2017), l'anno successivo (2018) l'operazione "Santa Cruz", tra Reggio Calabria, Domodossola (VB), Milano, Gallarate e Busto Arsizio (VA), la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 soggetti. Altra operazione il 12 luglio 2018, "Via col Vento": 13 persone presunte sodali delle 'ndrine Paviglianiti, Mancuso, Anello e Trapasso che volevano infiltrarsi negli appalti di costruzione dei parchi eolici delle province di Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia e Catanzaro.
L'ultimissima operazione nel 2020, "Perfido" contro contro i Serraino gli Iamonte e Paviglianiti naturalmente.
Segue la nota ufficiale dei Carabinieri:
n data 03.08.2021 in Madrid, la Polizia Spagnola - Udyco Central - e i Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna - Nucleo Investigativo - coordinati dal Procuratore della Repubblica di Bologna, Dott. Giuseppe Amato, e dai sostituti Dott. Roberto Ceroni e Dott. Michele Martorelli, in collaborazione con Eurojust - Dott. Filippo Spiezia - e in stretto raccordo con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (progetto ICAN e team ENFAST), hanno tratto in arresto il latitante PAVIGLIANITI Domenico, nato a San Lorenzo di Reggio Calabria il 04.05.1961, destinatario di un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti di anni 11 mesi 8 e giorni 15, emesso in data 21.01.2021 dalla citata Procura, per i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
PAVIGLIANITI Domenico, ritenuto elemento apicale dell’omonimo casato ‘ndranghetista, tuttora operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri (RC) con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e nel Sud America per la gestione del traffico interazionale di stupefacenti, era già stato condannato all’ergastolo (pena in seguito sostituita in quella della reclusione nella durata di trenta anni) per una serie di omicidi, associazione di tipo mafioso e reati concernenti gli stupefacenti, commessi a partire dagli anni ’80.
Lo stesso, in particolare, ha avuto un ruolo di prim’ordine nel corso della cosiddetta seconda guerra di mafia, allorquando unitamente ad altre famiglie di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria aveva appoggiato la cosca De Stefano nella sanguinosa faida con quella dei Condello.
La complessa ed articolata attività investigativa avviata nel mese di gennaio 2021, scaturisce dal nuovo provvedimento emesso dalla procura felsinea nei confronti del Paviglianiti. Detta misura, in particolare, scaturisce da un ricorso in Cassazione promosso dalla medesima Autorità Giudiziaria, che aveva rilevato un antecedente erroneo calcolo della pena tale da consentire al Paviglianiti di essere rimesso in libertà nell’ottobre del 2019. In quell’occasione lo stesso aveva lasciato l’Italia e aveva trovato rifugio in Spagna approfittando di uno strutturato circuito relazionale in quel paese, consolidatosi attraverso gli illeciti traffici ivi gestiti.
Le attività investigative sono ancora in corso.