Cinesi in Italia, pericolo o risorsa?

il nostro Paese viaggia senza programmazione e scelte chiare

Cinesi in Italia, pericolo o risorsa?

Quanti sono e cosa fano i cinesi ?

Sono 305.000 su 5.306.548 stranieri in Italia, il 5,7%, divisi per regione come segue:

La loro presenza non passa inosservata perchè lavorano molto e la loro influenza dal punto di vista economico non è da poco.

 Il più grande investimento nel maggio 2019, lo  Zhen Fund, uno dei maggiori fondi cinesi che  investe sulla startup italiana del tax free Stamp per il suo primo investimento europeo.

Il vantaggio è il "sistema per cui, grazie a un software installato nei negozi convenzionati, l’Iva sul prezzo dei prodotti è detratta immediatamente al momento del pagamento. I clienti devono poi presentare alla dogana la fattura timbrata e pagare commissioni che vanno da zero euro per acquisti fino a 500 euro10 euro fino a 5mila euro e 19,90 euro per tutti gli altri importi" (wired).

Sempre su Wiredsi specifica che "Il fondo ZhenFund è all’undicesimo posto della classifica Forbes dei più importanti investitori al mondo nel comparto digitale e tecnologico, e conta nel suo portfolio oltre 800 startup, di cui 21 unicorni valutati oltre il miliardo di dollari."

Le modalità degli investimenti cinesi in Italia, sono state segnalate dal Copasir che dietro segnalazione della Banca d'Italia riporta due punti fondamentali dei loro interventi: «1) aumento dei flussi di investimenti diretti esteri provenienti dalla Cina; 2) aumento della percentuale di proventi finanziari, derivanti da imprese italiane a controllo cinese che l'azionista di riferimento decide di reinvestire nel nostro Paese, invece che reinviare in Cina».

Un  giro economico non indifferente:  fine 2019 «risultano direttamente presenti in Italia 405 gruppi cinesi, di cui 270 della Repubblica Popolare Cinese e 135 con sede principale a Hong Kong, attraverso almeno un'impresa partecipata. Le imprese italiane partecipate da tali gruppi sono in tutto 760 e la loro occupazione è di poco superiore a 43.700 unità, con un giro d'affari di oltre 25,2 miliardi di euro».

il documento del comitato presieduto da Raffaele Volpi (Lega), relatori Enrico Borghi (Pd) e Francesco Castiello (M5S): «Le acquisizioni avvengono con sistematicità ad ogni livello, nei settori a più alto valore aggiunto o più strategici» e si arriva all'energia: «la Shangai Electric Corporation ha comprato – già nel 2014 – il 40 per cento di Ansaldo Energia S.p.A. (con sede a Genova), mentre quote di Eni, Tim, Enel e Prysmian sono sotto il controllo della People's Bank of China, la banca centrale della Repubblica Popolare Cinese»

La questione diventa anche politica dopo l'apertura della "via della seta" da parte di Di Maio, ma l'Italia fa parte del Patto Atlantico o no?

O decidiamo di uscire dalla Nato oppure stiamo coi cinesi, bisogna decidere.