Prada Cup VS America's Cup
Dove finirà l'America's Cup quando la realtà supera la fantasia!
E adesso? Mentre si aspettano i giorni di un “Giudizio Universale” privo di Purgatorio, o si vince o si perde, “non c’è secondo” come dissero alla regina Vittoria, frase forse mai detta ma vera, la sfida di Luna Rossa prosegue sia a terra sia in acqua. A terra i difensori neozelandesi guardano al futuro con l'elezione, in caso di vittoria, a Challenger of Record degli inglesi di INEOS, forse pensando, insieme con loro, ad una visione più classica della vela, grazie alla scelta di un 100 piedi futurista, dove l'attuale sbilanciamento a favore degli ingegneri informatici, dedicati al controllo dei numeri, sia ridimensionato a vantaggio di veri marinai. Quelli insomma che le vele le scelgono, le issano e le ammainano in barca e non nei computer. Di contro Luna Rossa, in caso di epocale vittoria, sarebbe infatti la prima volta che l’America’s Cup rientrerebbe in Europa dal giorno della sua nascita, che ha anche coinciso con l'immediato trasloco negli States, sceglierebbe, come Challenger of Record, i ginevrini del Team Alinghi che, con AC Management, hanno già dato prova della loro superiore capacità organizzativa durante la difesa dell’America’s Cup a Valencia nel 2007. Simpatie tra Bertelli (Luna Rossa) e Bertarelli (Alinghi) ce ne sono sempre state, a cui si è sempre opposto il duo Ellison (Oracle) e il cavallo di “razza Russell Coutts”, artefici di tre edizioni dell’America’s Cup da dimenticare, dopo il successo di Valencia 2007.
La filosofia è semplice, con la F 1 ed il calcio, le grandi multinazionali hanno bisogno di un terzo sport ad alto profilo d'immagine, questo può essere solo la vela dell’America’s Cup. L'obiettivo minimo è quello di trovare 8 team, creando un circuito itinerante che permetta agli iscritti di “imparare e praticare” questa nuova vela. Ogni iscritto avrà diritto ad un evento, così USA, EUROPA, CINA, ex CCCP, GOLFO PERSICO getterebbero le basi di questo nuovo "VILLAGGIO GLOBALE". Si prevede poi un maquillage all'attuale format, che attrae molto nelle fasi della prepartenza, dove i tempi dovrebbero essere dilatati, per poi ridurre gli ansiolitici quanto noiosi sei lati, dove si vede un "sorpasso" degno di nota solo se davanti ci sono gli americani che si ribaltano. Sia nel caso che conservino l’America’s Cup i neozelandesi, che ormai sembrano avere sempre meno interessati a difenderla in Nuova Zelanda, dove, grazie alle passate edizioni avevano incrementato, come del resto successe a Valencia e come potrebbe succedere a Cagliari, turismo e investimenti immobiliari, sia che la vincano gli Italiani, l'idea condivisa è quella di separare la prossima Prada Cup dalla sfida finale di America's Cup. Nel primo caso gli anglosassoni stanno immaginando una triste quando blasonata selezione nell'isola di Albione, dalla quale il vincitore decollerà con destinazione Emirati Arabi, main sponsor del team australe, naturalmente situazione politica del Persico e dintorni a parte, vista instabilità e altro di alcuni stati della zona. La più solare Prada Cup italiana potrebbe invece disputarsi in Sardegna, dove sarebbe bello creare delle nuove strutture turistico ricettive anche per i mega yacht al seguito di questo “VIP Event”. Nuova possibile meta, preso atto che poi, tutti, il mega yacht, preferiscono averlo e farlo navigare nel centro nord del Mediterraneo piuttosto che sul Fiume Giallo. Sempre sole, sempre vento, la possibile prima America’s Cup europea, a rigor di logica si giocherebbe in Sicilia, patria del club sfidante di Luna Rossa. Palermo? O perché no, ci sbilanciamo a dire, in prossimità delle Isole Egadi. Se tu fossi il "padrone del mondo intero e dell'universo tutto", dove altro andresti a vivere se non nella “grande bellezza”?