La ’ndrangheta opera e investe anche in Congo

Luigi Bonaventura: quando ero in carcere tra il 1993 e il 1994 ho sentito parlare di diamanti

La ’ndrangheta opera e investe anche in Congo
La ’ndrangheta opera e investe anche in Congo

il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura (ancora in regime protezione), interpellato in questi giorni, afferma: “Quando ero in carcere tra il 1993 e il 1994 ho sentito parlare di diamanti, pietre preziose e investimenti nello Zaire. Qualcuno me ne ha parlato anche fuori dal carcere, ma non conosco tutti i dettagli.

Gli investimenti in Africa da parte della ’ndrangheta però ci sono e a loro convengono poiché sono lontani da eventuali indagini della magistratura”.

Affari importanti quelli delle mafie in Africa, anche se oggi la nostra attenzione è focalizzata sull'uccisione  del carabiniere e  dell'ambasciatore, segno che la criminalità è diffusa e potente e non ci meraviglieremmo se un giorno, si potesse trovare qualche forma di collegamento tra quest'ultimo gravissimo episodio e varie segnalazioni e inchieste sullo sfruttamento dell'Africa.

 Un  diplomatico in servizio a Roma ha tenuto i contatti tra la mafia calabrese e il suo Paese d’origine e per qualche tempo ha aiutato la ’ndrangheta a riciclare il denaro sporco proprio nella Repubblica Democratica del Congo (cfr. Direzione Distrettuale Antimafia di Roma).

Nell’ordinanza cautelare non si parla esplicitamente di mafia calabrese, ma i nomi dei capi e degli organizzatori coinvolti conducono direttamente alle ’ndrine della provincia di Reggio Calabria. L’hanno riferito gli stessi investigatori (cfr. L’Espresso del 18 giugno 2016). ( Huffington Post).

In Africa ci sono risorse che hanno attratto anche i cinesi, sempre pronti a investire, perchè le risorse ci sono:rame, cobalto, coltan, diamanti, oro, zinco, uranio, stagno, argento, carbone, manganese, tungsteno, cadmio, petrolio.

Secondo Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, solo nel 2006 sarebbero state 40 (il 27% del totale) le tonnellate di coca entrate in Europa e transitate dall’Africa Occidentale, arriva in navi container verso i porti, oltre che della Guinea e della Mauritania, anche di Dakar (Senegal), Abidjan (Costa d’Avorio), Lomé (Togo), Cotonou (Benin), Tema e Takoradi (Ghana) e Port Harcourt (Nigeria).

Secondo Nicaso, «a Johannesburg, Pretoria e Città del Capo vivono da tempo fratelli, cugini, nipoti di ‘ndranghetisti della Locride», ma non solo si parla dello scarico di migliaia di fusti contenenti rifiuti altamente velenosi. Il pentito Francesco Fonti aveva consegnato nel 2005 alla Dna un lungo e dettagliato memoriale, in cui raccontava l’affondamento doloso di navi radioattive, collegate pure a traffici internazionali di armi, avvenuto anche al largo delle coste somale. (Nigrizia)

E arriviamo all'immigrazione incontrollata, altro aspetto preoccupante non solo per gli aspetti umanitari, in questi tempi anche per il coronavirus, ma sopratutto ricordiamo Francesco Forgione, ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, «in Calabria esistono rapporti diretti tra l’arrivo dei migranti, la permanenza/detenzione nei Cpt, l’organizzazione delle fughe o, comunque, la fine della permanenza, la collocazione nel “mercato del lavoro”. Gli organizzatori sono le cosche della ‘ndrangheta, attive nei centri di Crotone e Rosario».