Referendum numero parlamentari. Un mondo distaccato? Partecipiamo
la scadenza si avvicina e… speriamo sia rispettata
Firenze, 22 agosto 2020. Ad un mese dal referendum che dovrebbe ridurre il numero dei parlamentari, mentre gli italiani sembrano distratti tra vacanze liberatorie e i politici che sembrano discutano fra loro solo a colpi di slogan o di silenzio, la scadenza si avvicina e… speriamo sia rispettata (la nostra principale preoccupazione è l’estendersi della pandemia covid). Così come speriamo sia rispettata l’apertura di quelle scuole che dovrebbero riaprire e richiudere dopo meno di una settimana per “ospitare” i seggi elettorali *.
Per chi volesse informarsi sulle ragioni del SI’ (taglio dei parlamentari) e del NO (situazione attuale), con un po’ di buona volontà lo può fare saltellando, per l’appunto, tra slogan comprensibili solo agli addetti ai lavori e argomentazioni dotte e di buon senso, per entrambi gli schieramenti.
Noi cittadini economici (consumatori ed utenti) ci limitiamo ad una osservazione: perché tagliare il numero dei parlamentari?
1 – la motivazione dei promotori è di risparmiare. Chi lo dice è lo stesso che, per esempio, quando emergono fatti come i 600 euro presi dei parlamentari gridano allo scandalo e si prodigano con richieste e iniziative di espulsioni dei loro colleghi e/o eletti. Notare che chi ha avuto i 600 euro è perché la legge glielo consentiva, legge votata dagli stessi che hanno gridato allo scandalo e che, col fumo dello sdegno, coprono la loro incapacità di legislatore (1).
Sull’ammontare dei soldi che verrebbero risparmiati con meno parlamentari… stiamo parlando dello “Zero virgola Zero” dei bilanci dello Stato, somme ininfluenti per qualunque tipo di progetto economico su cui utilizzarli in alternativa per un bene pubblico. Sono i cosiddetti costi della democrazia che, a parte i regimi autoritari, sono necessari per far funzionare il nostro sistema. Si potrebbe disquisire come utilizzarli e distribuirli meglio, ma non è questo l’argomento del referendum.
2 – l’altra motivazione è che con meno parlamentari il sistema democratico funzionerebbe meglio. Questo argomento è sostenuto da promotori che si dicono interpreti del popolo e nuovo sistema di collegamento tra lo stesso popolo e le istituzioni. Qui ci sfugge qualcosa. Come si fa a sostenere che diminuendo il numero dei parlamentari si migliorerebbero i rapporti degli stessi coi loro eletti? Già oggi (ripartizione numerica che viene contestata dal referendum) è praticamente impossibile per un elettore interloquire con la persona che ha eletto (tranne alcuni casi rari e per testarda volontà dell’eletto)… perché dovrebbe esserlo un domani che il numero di elettori per nominare un deputato dovrebbe essere maggiore?
Noi coltiviamo un intendimento in merito: un sistema elettorale secco, all’inglese o grossomodo all’americana, dove un collegio piccolo elegge un suo deputato che vince a maggioranza sugli altri in gara, e questo eletto sarebbe giocoforza costretto ad avere un rapporto continuo con gli elettori del collegio, anche quelli che non lo hanno votato, perché rappresenterebbe le istanze del territorio nell’assemblea legislativa. Quindi, se una riforma in merito si volesse fare, sarebbe proprio quella di approvare un sistema elettorale uninominale secco (senza recuperi di resti che farebbero eleggere chi è stato bocciato in qualche altro collegio); riforma che potrebbe comportare anche un aumento dei parlamentari da eleggere non certo una diminuzione.
Questo lo pensiamo proprio perché ci teniamo che elettori ed eletti si conoscano bene, dialoghino fra di loro e che l’eletto, nella sua autonomia decisionale ovviamente, rappresenti le istanze del territorio.
Il nostro intendimento c’entra poco col referendum che si terrà fra un mese, ma c’entra molto con un modo di intendere la rappresentanza politica, collegandola all’elettorato.
Oggi i promotori diffondo cortine di fumo facendo credere di fare il bene del popolo. Di fatto promuovono un sistema di rappresentanza che per il numero maggiore di elettori necessari a nominare un rappresentante e la necessaria ampiezza del territorio di riferimento, allontana ancora di più eletti ed elettori. Più di quanto già siano lontani grazie ad un sistema elettorale (quello vigente) che fa decidere a priori ai partiti chi deve essere candidato ed eletto… che non sarebbe male se i partiti rappresentassero il popolo… ma qualcuno si sente di affermare che questa rappresentanza oggi sia tale?
In sintesi questo referendum potrebbe solo peggiorare l’attuale situazione. E’ giusto che si tenga perché c’è chi, secondo la legge, ha chiesto che gli elettori siano chiamati ad esprimersi. Ma sarebbe altrettanto e necessariamente giusto che l’informazione, anche e soprattutto quella che paghiamo con le nostre imposte, ci facesse comprendere come e perché. Ma sembra che così non sia.
Queste sono le nostre opinioni, auspicando che ognuno cerchi il più possibile di informarsi per partecipare e decidere a ragion veduta. Conoscere per giudicare.
* esterniamo dubbi sulla capacità dell’Esecutivo che non ha trovato un’alternativa ad insediare i seggi nelle scuole o (possibile alternativa ma non considerata) a tenere le scuole aperte pur coi seggi all’interno. Situazione che la dice lunga sulle priorità di chi ci governa, tra rinnovo dei loro poteri (regioni e comuni) e consultazione referendaria come impegno elettorale.
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