Henkel - di Lomazzo, chiusura, l'On. Lancini interroga l'UE

Innovazioni importanti: i detersivi per bucato superconcentrati a marchio Dixan, General e Bio Presto che richiedono meno acqua per il lavaggio (-63%) e per la produzione e comportano un ridotto utilizzo di plastica (- 41%).

Henkel - di Lomazzo, chiusura, l'On. Lancini interroga l'UE

Henkel, nata nel 1876, vede come protagonista un mercante ventottenne appassionato di scienza: Fritz Henkel. Il 26 settembre 1876, lui e due partner fondarono l'azienda Henkel & Cie ad Aachen e commercializzarono il primo prodotto: un detersivo universale a base di silicato.

Negli anni successivi, questa famiglia tedesca di imprenditori e migliaia di loro dipendenti hanno trasformato Henkel in una multinazionale presente in oltre 75 Paesi.

I loro detersivi sono nelle nostre case:  dixan, general, bio presto, nati 2011,  detersivi per bucato superconcentrati.

Inspiegabile per noi italiani, il motivo della chiusura che fa discutere a Lomazzo, ma in tutti coloro che hanno a cuore l'occupazione in Italia.

«La multinazionale tedesca Henkel - spiega l’On. Lancini - ha annunciato la chiusura entro giugno dello stabilimento di Lomazzo (CO), attivo dal 1933, dove impiega oltre 150 persone dei quali 80 dipendenti diretti.

Le motivazioni di una riorganizzazione produttiva dall’azienda, addotte per la chiusura, sono in contrasto sia con la performance economica del sito produttivo che con l’andamento del comparto della detergenza, il quale non registra trend negativi nei volumi. I lavoratori nonostante il periodo di crisi economica - prosegue l’On. Lancini - non hanno dovuto usufruire fino ad oggi di un solo giorno di Cassa Integrazione anzi nello scorso dicembre hanno interrotto le ferie per aumentare la produzione. Una repentina chiusura, inoltre, appare ancora meno giustificabile vista l’attuale situazione di emergenza sociale ed economica dovuta alla pandemia in atto».

A fronte di ciò, l’On. Lancini ha posto precise domande alla Commissione UE:

- «se il gruppo Henkel abbia mai ricevuto sostegno, aiuti o sovvenzioni a livello europeo»;

- «quali iniziative intenda intraprendere per evitare gravi ricadute sociali ed economiche sui lavoratori, le famiglie ed il territorio in questione»;

- «se non ritenga auspicabile e doveroso, quantomeno un rinvio della chiusura dello stabilimento a fine crisi covid-19».