Next Gen Eu alleato chiave per uscire dalla crisi causata dal Covid
Nove aziende e nove cittadini su dieci considerano Next Gen Eu uno strumento di fondamentale importanza per supportare il rilancio del nostro Paese. Il 72% delle aziende e il 76% dei consumatori ha fiducia nelle capacità del Governo nel garantire un corretto utilizzo dei fondi.
“Istituzioni, aziende, cittadini e tutti gli attori del panorama nazionale hanno compiti e responsabilità specifiche per cogliere le opportunità del rilancio e rafforzare l’attuale Sistema Paese. Il piano europeo per la ripresa, Next Generation Eu, può assicurare un impatto positivo e determinante sul sistema economico e sul benessere della collettività e delle generazioni future. Inoltre può attivarsi un circolo virtuoso alla base di una ripresa economica più innovativa, verde ed equa. Per una messa a terra di tutte queste istanze, è fondamentale ricorrere a un approccio di ecosistema dove gli stakeholder mettono a fattor comune asset e competenze specifiche per il miglioramento non solo delle performance dell’Italia, ma anche del livello di competitività dell’Unione Europea nello scacchiere globale” dichiarano Fabio Pompei, AD di Deloitte Central Mediterranean e Andrea Poggi, Responsabile Innovazione di Deloitte North-South Europe presentando la ricerca condotta da Deloitte su 301 aziende italiane e 4500 cittadini in 8 paesi europei.
Secondo aziende e cittadini il futuro post-Covid è imminente. Tre organizzazioni su quattro e due consumatori su tre vedono nel 2022 l’anno del rilancio. Affinché sia possibile delineare un percorso di ripresa e costruire nuovi modelli di crescita e sviluppo sostenibili nel lungo periodo, è necessario per le aziende iniziare sin da subito a conoscere, comprendere e capitalizzare i trend che definiranno il futuro. In questo contesto, le rinnovate esigenze dei cittadini sollecitano nuove traiettorie di sviluppo per imprese e istituzioni, in cui il digitale, l’innovazione e l’uso consapevole delle risorse sono i principali pilastri su cui fondare l’Italia del domani.
Lo strumento strategico, ideato dall’UE a favore degli Stati Membri, da cui ripartire è il Next Generation EU. Tale iniziativa intende avviare un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo con l’obiettivo di consegnare alle prossime generazioni un paese più moderno e resiliente, all’interno di un’Europa più forte e solidale. Secondo una ricerca Deloitte, 9 aziende e 9 cittadini su 10 considerano NGEU uno strumento di fondamentale importanza per supportare il rilancio del nostro Paese e oltre il 70% ha fiducia nelle capacità del Governo nel garantire un corretto utilizzo dei fondi.
Coerentemente con il nuovo contesto, i pilastri del rilancio socio-economico nazionale sono, in particolare, la digitalizzazione, l’innovazione e la transizione verde, a cui sono destinate oltre il 50% delle risorse previste dal Piano. I dati elaborati da Deloitte evidenziano che i cittadini e le imprese italiane esprimono preferenze convergenti nell’attribuire fondamentale importanza per la ripartenza alla transizione digitale e a quella verde. Inoltre, a ulteriore supporto dell’importanza ricoperta da NGEU come indicatore delle strategie future, si è registrato un consistente aumento dell’interesse delle aziende nell’implementare progetti in linea con le direttrici del PNRR a seguito della presentazione ufficiale del Piano alla Commissione Europea: l’88% vuole raggiungere obiettivi di innovazione (+ 17 p.p.), l’82% di trasformazione digitale (+14 p.p.) e il 79% sostenibilità ambientale (+10 p.p.).
“I cittadini sono parte attiva del cambiamento – aggiunge Fabio Pompei, AD di Deloitte Italia – alla luce delle loro scelte di vita e consumo, sempre più digitali e verdi. Al contempo, è bene che le aziende adeguino le proprie strategie, andando incontro alle esigenze dei consumatori e accelerando tali trend anche grazie alle opportunità dirette e indirette riconducibili a Next Generation EU. Le istituzioni, infine, si devono fare interpreti, garanti e promotori del cambiamento riscrivendo le priorità e le linee di sviluppo della società e dell’economia del futuro.
“Innovazione e sostenibilità sono due priorità non alternative, bensì complementari – sottolinea Andrea Poggi, Leader Deloitte per l’Innovazione – Quindi sarà sempre più importante accostarle e implementarle strategicamente. Questa nuova declinazione di “Innovability, innovazione sostenibile”, letta in ottica antropocentrica, sarà la chiave di lettura per interpretare la nuova normalità”.
I nuovi paradigmi sociali ed economici che si sono affermati a seguito della pandemia descrivono un mondo e un modello di vita, caratterizzato da una digitalizzazione sempre più pervasiva e da una crescente sensibilità verso temi di sostenibilità, che le aziende non possono più ignorare e devono assecondare. Rispetto al periodo pre-Covid le persone, scoprendo e sperimentando in prima persona i benefici delle tecnologie digitali, hanno abbracciato uno stile di vita sempre più digitalizzato e destinato a perdurare nel tempo, a prescindere dall’età. A questo proposito, oltre il 60% dei cittadini italiani non abbandonerà mai più l’utilizzo di app e servizi online. Inoltre, vi è una crescente attenzione su temi di natura ambientale, più marcata che a livello europeo (44%), dimostrato dal fatto che il 60% degli italiani dichiara di voler vivere e consumare in modo più equo e sostenibile, cercando di preservare il più possibile le risorse naturali.
Digitalizzazione e innovazione non devono essere fini a sé stesse, bensì devono rispondere alle reali esigenze delle persone, ponendo l’uomo al centro di questi processi. Ciò richiede nuovi modelli di innovazione che presuppongono una formazione e un adeguamento delle competenze e uno sviluppo di un approccio ibrido, che valorizzi il contatto umano e lo coniughi alla tecnologia.
Il tema della sostenibilità invece non si deve esaurire a livello puramente d’immagine e limitarsi al semplice conseguimento di certificazioni, ma deve tradursi in un cambiamento culturale che coinvolga tutti gli stakeholder e che influenzi le strategie delle imprese. Non a caso lo studio Deloitte evidenzia che più di 1 cittadino su 4 indica le aziende come altro soggetto responsabile della sensibilizzazione in ambito di transizione ecologica.