600 euro, Anita Pirovano, "non vivo di politica"
Ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia
Primo nome che viene fuori nella vicenda incredibile dei parlamentari che con 12 o 13 mila, avendo pure la partita, hanno avuto diritto al bonus di 600 euro.
Poi si è saputo che oltre ai parlamentari ci sono anche 2000 amministratori pubblici tra cui anche presidenti di regione.
Nulla di illecito, le leggi le fa il governo e l'opposizione non si accorge di nulla! La Lega ipotizza un errore dei commercialisti, ma forse sarebbe stato meglio tacere.
Tra i tanti che non si conoscono una ha avuto il coraggio di autodenunciarsi, Anita Pirovano, lista "Milano Progressista" che si lamenta dei parlamentari spiegando che lei ha la partita Iva, ha un mutuo e una figlia da mantenere! Gli altri no, invece! Milioni di persone disperate, con la cassa integrazione arrivata tardi si devono sentire scuse varie da partiti e parlamentari pagati profutamente e poi ci nascondono la verità, come Conte, oppure dicono come Fontana che è colpa del Governo..
Anita (non quella famosa di Garibaldi) si è difesa come segue:
“Dalle prime indagini sarebbe emerso che i cinque di Montecitorio sarebbero tre deputati della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Inoltre, nella vicenda sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.”
Apprendo dunque da Repubblica online che sarei coinvolta (!) nello scandalo dei “furbetti del bonus” e mi autodenuncio.
Non vivo di politica perché non voglio e non potrei.
Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e - addirittura - ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza. In più ho studiato fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale, professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere “più utile” alla società che in consiglio comunale (attività a cui comunque dedico tutto il tempo non lavorato e la passione di cui sono capace).
Infine e soprattutto pur non cedendo alle sirene antipolitiche ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere “più libera” nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto.
Come tanti mi indigno - perché è surreale - se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito.
Tutto ciò premesso qualcuno - magari anche più lucido e meno incazzato di me - mi spiega perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica? Considerato ovviamente che pur lavorando tanto ed essendo componente di un’assemblea elettiva (il che non mi garantisce nè un’indennità nè banalmente i contributi inps) ho un reddito annuo dignitoso e nulla di più.
Mi arrabbio ancor più se penso che nel calderone dei 2.000 probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco (accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca) di un piccolissimo comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue.