Paolo Cognetti: il racconto inedito di tre montagne della sua vita

Dalle poesie di Dino Campana a Mario Rigoni Stern, passando per Natalia Ginzburg, Primo Levi, Antonia Pozzi e altri, un racconto che Paolo Cognetti articola attraverso le parole dei grandi maestri della letteratura a lui vicini, evocando memorie e scoperte ma soprattutto la potenza della montagna, tema che domina la vita di tutti questi autori, formandone il carattere e segnandone i destini.

Paolo Cognetti: il racconto inedito di tre montagne della sua vita

La montagna evoca immediatamente il senso della sfida e dell’avventura. Lo sa bene lo scrittore Paolo Cognetti, che nelle sue Lezioni d’Autore per Feltrinelli Education dal titolo Breve corso di letteratura: il racconto inedito di tre montagne vicine”, racconta alcune montagne della sua vita attraverso le parole dei grandi maestri della letteratura, da Natalia Ginzburg a Primo Levi, Mario Rigoni Stern, Antonia Pozzi e tanti altri. Un racconto che evoca memorie e scoperte ma soprattutto la potenza della montagna, tema che domina la vita di tutti i grandi autori citati, formandone il carattere e segnandone i destini. Le Lezioni d’Autore sono cicli di tre videolezioni della durata di circa 30 minuti ciascuna con cui Feltrinelli Education, piattaforma ibrida di cultura e formazione, innova il senso del libro e lo rende un luogo di incontro e dialogo con gli autori e i loro riferimenti letterari.

Paolo Cognetti sostiene che ognuno di noi ha una montagna, quella dove si è stati bambini, la quale custodisce la propria storia; per l’autore quella montagna è il Monte Rosa. ​​È la montagna delle estati dell'infanzia, dove ha imparato a conoscerla, diventando il luogo in cui si sente a suo agio e dove oggi ha scelto di tornare a vivere. Ascoltando le parole di Paolo Cognetti scopriamo che “Il Monte Rosa non si è sempre chiamato così, Leonardo Da Vinci lo chiamava Momboso, probabilmente una contrazione di Monte Boscoso, e che in antiche mappe compare anche come Mons Silvius, coperto da selve. Rosa è una parola che nell’antico francoprovenzale ha che fare con il ghiaccio, non è quindi il colore della montagna al tramonto ma è una montagna ricoperta da ghiacci. Ed è così che si vede anche dalla pianura, persino da Milano. Ho abitato tanto alla Bovisa e una cosa che mi piaceva di quel quartiere è che da alcuni punti si vede il mio Monte Rosa e potevo così curare la nostalgia andando sul Ponte della Ghisolfa”. 

Il Monte Rosa domina la pianura tra Milano e Torino e da questa prospettiva viene visto anche da Dino Campana nella sua poesia La Chimera. “E come dalla poesia di Campana se la si osserva da lontano, la montagna assume un valore quasi di divinità, di madre ma da vicino è tutto il contrario, diventa un paesaggio nemico e difficile da abitare. Il Monte Rosa è un crocevia di lingue e culture, tra le sue valli si parlano italiano, tedesco, francese e tutti i dialetti. Questa montagna è abitata dai Walser, popolazione di pionieri che le ha dato vita coltivando la terra e costruendo case in larice, materiale molto resistente. Un mondo quello Walser che ho sempre trovato misterioso e affascinante, con il loro dialetto germanico e modi di fare che da bambino cercavo di imitare. Forse proprio per questo poi da grande sono tornato a viverci” prosegue così Paolo Cognetti, nel suo racconto costellato di aneddoti personali che si intrecciano alle citazioni di grandi opere letterarie ma anche a fatti storici, resoconti d’epoca e miti che caratterizzano questi luoghi a lui cari.

Dalla nascita dell’alpinismo fino al turismo di primo ‘900, nelle sue Lezioni d’Autore Paolo Cognetti ci conduce alla scoperta del “suo” Monte Rosa che con il passare del tempo è diventato meta anche per altri due autori a lui molto cari. La prima è Natalia Ginzburg che in Lessico Famigliare racconta delle giornate passate a Gressoney con la famiglia, scandite dal carattere burbero del padre; ed è attraverso la lettura di questi passaggi che Cognetti introduce il tema dell’educazione alla montagna, come palestra e come maestra. Il secondo autore è Primo Levi, il quale scrisse anche del suo lavoro di chimico, come nel libro autobiografico Il Sistema Periodico, dove ogni capitolo è intitolato a un elemento della tavola periodica. Paolo Cognetti si sofferma sul racconto Ferro, ambientato durante gli anni dell’università di Levi a Torino e delle leggi razziali. In questo racconto Primo Levi parla dell’amicizia con Sandro Delmastro, un montanaro originario della Serra d’Ivrea, taciturno e di indole solitaria, considerato come lui un “diverso”. La loro amicizia si svolge principalmente tra le cime della Valle d’Aosta dove Levi viene trascinato da Sandro alla scoperta della montagna. Paolo Cognetti ci porta così al tema delle montagne come rifugio, che nelle parole di Primo Levi diventano “un’isola, un altrove” dove potersi distaccare per un attimo da quello che stava succedendo in pianura e in Europa agli albori della seconda Guerra Mondiale.

Cognetti prosegue con il racconto dell'Altopiano di Asiago, la montagna che ha visto la guerra, e lo fa attraverso le parole di Mario Rigoni Stern, di cui nella seconda delle sue lezioni approfondisce la vita e le opere. “Stern è un soprannome, Mario si chiamava Rigoni e come succede nei paesi di montagna dove molti hanno lo stesso cognome, le famiglie hanno dei soprannomi. Stern vuol dire stella. Questi due nomi segneranno due destini, due vite: nell’esercito alpino sarebbe stato il Sergente Rigoni, mentre sull’altopiano era Mario Stern. L’Altopiano di Asiago, il luogo di Rigoni Stern, anche detto “dei Sette Comuni”, è posto molto particolare, non sembra montagna ma un grande Nord. Sorge in Veneto a 1000 metri di altitudine in provincia di Vicenza, è ricco di boschi di abeti ed è stato teatro di aspri combattimenti durante la prima Guerra Mondiale.” prosegue Paolo Cognetti, che per capire meglio questo luogo parte da alcune letture del libro Le vite dell'altipiano, testo scoperto da lui nell’estate del 2008 quando decise di cambiare vita e trasferirsi in una baita. Da Le vite dell’altipiano, Paolo Cognetti cita alcuni estratti de “Le mie quattro case” in cui Rigoni Stern, iniziando dalla casa della memoria, appartenuta a un mondo distrutto dalla guerra, e passando alla seconda, quella del mondo nuovo, fotografa la vita di una famiglia della media borghesia ad Asiago rispettivamente nell’800 e nella prima metà del ‘900, e rievoca la sua infanzia. La terza casa scopriamo essere quella della fantasia, il rifugio per rimanere vivi durante la prigionia nel lager tedesco in cui fu rinchiuso dopo l'8 settembre 1943. Gli anni del 1942/43 nell’esercito alpino furono cruciali per la scrittura di Stern. Da quel vissuto nacque Il Sergente della Neve, racconto autobiografico del lungo cammino affrontato dai soldati italiani per rientrare dalla disastrosa campagna di Russia. 
Sarà però con Il Bosco degli Urogalli che Rigoni Stern si afferma come scrittore di montagna, in cui racconta della ricostruzione della sua vita tra i monti, nel primo dopoguerra, e attraverso il quale Cognetti ci riporta al mito a lui caro e presente anche nella cultura americana del bosco che cura.

Paolo Cognetti ci guida infine alla città di Milano dalle cui strade si intravedono le punte innevate, partendo dalla Grigna, fino al Monte Stella, la montagna dentro Milano, dove si trova l’unico Giardino dei Giusti d’Italia. Tra Milano e la montagna c’è sempre stato un rapporto stretto, tra due opposti, quasi di nostalgia. “Dino Buzzati, bellunese di nascita ma milanese di adozione e innamorato della città, dipinse il Duomo di Milano come una montagna. Un altro legame della città di Milano con la montagna sono le rocce artificiali dei Giardini di Porta Venezia. A Milano le rocce non ci sono, sono state portate. Proprio queste rocce negli anni ‘60/‘70 furono storicamente la prima palestra degli scalatori milanesi, che andavano lì ad allenarsi per poi la domenica scappare in montagna”, racconta Paolo Cognetti che in questo contesto ci parla di due grandi maestri milanesi della prima metà del ‘900: lo scalatore Ettore Castiglioni, che fu anche curatore delle guide del Touring Club Italiano, e la giovane poetessa Antonia Pozzi. Attraverso il racconto delle vite e le opere di questi intellettuali Paolo Cognetti ci mostra come nella visione di Ettore Castiglioni la montagna diventa ricerca di armonia, di pace interiore, di gioia allo stato più puro, mentre per Antonia Pozzi, la cui breve vita fu segnata da amori difficili, è rifugio che dà sollievo e successivamente ricerca di relazione, il luogo dove coltivare le amicizie più autentiche e che la porta a prendere le guide alpine come modello di amore romantico: tra le sue poesie a tal proposito Cognetti cita Rifugio

Con le sue Lezioni D’Autore, Paolo Cognetti si aggiunge alla costellazione di artisti, scrittori, giornalisti che hanno dato origine a questo modo inedito di fare scuola inaugurato da Feltrinelli con Alessandro Baricco, Eva Cantarella, Oliviero Toscani e Simonetta Agnello Hornby e che da maggio ad oggi si è estesa a nuove stelle come Giacomo Papi, Chiara Gamberale, Chiara Valerio, Giovanni Agosti, Chiara Alessi e Paolo Di Paolo.

Le Lezioni d’Autore sono cicli di tre videolezioni della durata di circa 30 minuti ciascuna tenute da autori selezionati da Feltrinelli Education per vivere lo scorrere dei tempi con un mix di cultura e di divertimento.  Attraverso i corsi, i laboratori, e le Lezioni d’Autore, Feltrinelli Education risponde alle esigenze della digital transformation, innova il senso del libro aprendolo a luogo d'incontro con gli autori e i loro riferimenti letterari.