‘Ndrangheta operante in Emilia, 35 esponenti di associazioni mafiose

35 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Modena, Ancona, Parma, Crotone, Milano, Prato, Pistoia e Latina

‘Ndrangheta operante in Emilia, 35 esponenti di associazioni mafiose
Emilia Romagna

L'indagine ha riguardato " 29 soggetti, i 10 destinatari delle misure cautelari e altri 19 indagati, diversi dei quali colpiti da provvedimento cautelare reale, ritenuti gravemente indiziati di reati quali l’appartenenza ad associazione di tipo mafioso, finalizzata, tra l’altro, all’attività di recupero credito di natura estorsiva e al trasferimento fraudolento di valori mediante l’attribuzione fittizia della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, ovvero di agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio e di reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, anche tramite falsità ideologiche in atti pubblici commesse da pubblici ufficiali e da privati."

Elemento di spicco,l’ultimo fratello rimasto in libertà dei noti SARCONE Nicolino, Gianluigi e Carmine, già arrestati e condannati come esponenti della ‘ndrangheta emiliana nell’ambito dell’operazione AEMILIA.

Ricordiamo il grande apporto dei pentiti oltre al grande lavoro investigativo.

I pentiti

Per gli inquirenti le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia diedero un contributo rilevante in tre direzioni[7]:

  • per la ricostruzione storica dell’affermarsi in Emilia del Corpo di società facente capo a Nicolino Grande Aracri
  • per le informazioni fornite riguardo ad alcuni affiliati alla cosca e in particolare nella descrizione delle vicende che hanno portato al passaggio dal clan Dragone al clan Grande Aracri
  • sui rapporti instauratosi tra la 'ndrina di Reggio Emilia e gli imprenditori che ragionano alla cutrese.

Le dichiarazioni dei collaboratori riconobbero il ruolo predominante acquisito nella realtà cutrese da Nicolino Grande Aracri, grazie a un'attenta politica di alleanze e all'alternanza di atteggiamenti criminosi e una sapiente equidistanza in altri momenti.

Luigi Bonaventura
Luigi Bonaventura detto “Lucas”  membro dell’organizzazione mafiosa Vrenna-Corigliano-Bonaventura fin dagli anni ’90. Dopo la morte dello zio Bonaventura Giovanni, noto boss crotonese, e del padre Salvatore divenne capo della ‘ndrina e concentrò le proprie attività nel traffico di stupefacenti. Luigi Bonaventura riferì che Nicolino Grande Aracri acquisì sempre più importanza dopo la morte di Dragone Raffaele e che durante la reclusione nel carcere di Catanzaro, nel quale si trovava anche Nicolino Grande Aracri, questi tentò invano di avvicinarlo con l’intenzione di convincerlo a fare un’alleanza. [9]

Vincenzo Marino
Vincenzo Marino detto “Nano” e “Vichs” fu luogotenente di Luigi Bonaventura. Tale ruolo gli consentì di mantenere i rapporti con le altre famiglie tra cui i Grande Aracri cui era legato da un rapporto di parentela. Egli riferì che Nicolino Grande Aracri tentò di ottenere il Crimine a Cutro sin dal 2004. Definì Nicolino un cervello criminale, molto capace e in grado di prendersi tutta Cutro. [10]

Angelo Salvatore Cortese
Affiliato prima della cosca Dragone, poi dei Grande Aracri, scalò le posizioni di vertice fino a divenire il braccio destro di Nicolino Grande Aracri. Riferì degli ottimi rapporti tra i Grande Aracri e la cosca di San Luca, e del fatto che Nicolino era l’unico insieme a Pasquale Nicoscia ad avere il “crimine internazionale” nel crotonese. [11]

Giuseppe Vrenna
Affiliato alla cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura sin dagli anni ’70 riferì le tappe che portarono alla spaccatura tra Antonio Dragone e Nicolino Grande Aracri, intenzionato a fondare un nuovo gruppo ‘ndranghetista, e individuò l’inizio della faida con l’uccisione di Raffaele Dragone, figlio di Antonio Dragone. [12]

Francesco Oliverio
Detto “o smarra” riferì di aver avuto poco a che fare con i Grande Aracri in quanto durante la guerra di mafia mantenne l’alleanza con i Dragone e gli Arena. Riferì inoltre che Nicolino Grande Aracri era considerato il capo indiscusso della locale di Cutro. [13]