Il calderone della strategia della tensione. Collegamenti e curiosità 4° PARTE

Fatti ed intrecci poco noti che dall'Italia centrale segnarono la storia dell'intera penisola

Il calderone della strategia della tensione. Collegamenti e curiosità 4° PARTE

La storia d’Italia dal dopoguerra in poi si è dipanata in un groviglio di vicende dai contorni nebulosi e mai chiariti. Esiste però un filo teso lungo tutti questi anni che sorregge la matassa di intrecci inconfessabili di poteri, criminalità ed apparati nazionali ed esteri. In questa lunga disamina non sono raccontati gli avvenimenti, sviscerati in migliaia di pubblicazioni e liberi di essere studiati per conto proprio, che hanno caratterizzato la nostra storia recente. La seguente indagine si pone l’obiettivo di divulgare fatti ed intrecci poco noti, magari qualcuno anche inedito, degli anni caratterizzati dalla cosiddetta “strategia della tensione”. L’analisi muove dalla zona geografica del Centro Italia, la regione anticamente conosciuta come Etruria, dove numerose vicende hanno avuto luogo o base operativa ed hanno poi segnato il resto della penisola oltrepassando i confini nazionali in ragione del ruolo strategico che l’Italia ha sempre ricoperto. Un discorso che si dispiega tramite collegamenti e curiosità che propone una visione d’insieme sulle intricate vicende spesso divulgate come singole e separate ma in realtà tutte correlate l’una con l’altra. Solo in questo modo si potrà comprendere la reale portata di quello che è avvenuto e che in realtà non è mai terminato. Molto si è solo trasformato e rigenerato.

 Il report è pubblicato a puntate così suddiviso:

1° Parte:

  • L’anonima sarda
  • I draghi neri, l’italicus e le morti indotte
  • Fiumicino ed i dirottamenti

2° Parte:

  • I latifondi di nobili e politici in Etruria ed il geometra dell’anello
  • L’ufficiale del sismi e Firenze capoluogo della “strategia della tensione”
  • Il mostro di Firenze

3° Parte:

  • Foligno, gladio ed i destini incrociati
  • Dal caso moro ai legionari del mostro di Firenze
  • I legionari a Bologna
  • I corpi sconosciuti di Erlangen

4° Parte:

  • I dettagli familiari della loggia p2
  • Il magistrato sempre presente

5° Parte:

  • I porti di Livorno e Talamone
  • I politici dell’autostrada ed il caso moro
  • Petrolio e giornali
  • I rifiuti tossici, le bombe su Belgrado, gli aeroporti segreti ed i dossier dei servizi
  • (bonus track) Farneticazioni cinematografiche

I DETTAGLI FAMILIARI DELLA LOGGIA P2

Io avevo la P2, Cossiga la Gladio ed Andreotti l'Anello”, questo asserì il Venerabile Maestro Licio Gelli in una delle sue affermazioni più celebri.

E’ indubbio che negli anni che stiamo trattando, queste tre organizzazioni si muovevano nell’ombra e dietro le quinte dei principali eventi che ebbero luogo in Italia, il più delle volte sviluppandosi poi con ramificazioni internazionali.

La Loggia coperta P2, ufficialmente appartenente alla Massoneria era in realtà espressione di una lobby che perseguiva obiettivi privati e di potere. Un gruppo di pressione con le mani in pasta nei vari fatti della cosiddetta “strategia della tensione”.

Tra Umbria e Toscana i notabili locali e stranieri si incontravano, a seconda della zona, in diverse Logge massoniche con alcune di queste che spiccavano per influenza come la Concordia a Firenze, la Bellucci a Perugia, la Franklin a Pisa o, in ambito straniero, quella che inglobava la base NATO e dell’esercito statunitense di Camp Darby all’interno della Tenuta del Tombolo poco fuori la città della Torre Pendente.

Gli ambienti massonici di Perugia sono già entrati nei nostri accadimenti parlando dell’Anonima sarda ma soprattutto in occasione della morte del dottor Francesco Narducci.

Proprio il giorno del 1985 quando il cadavere del medico perugino fu ripescato dal lago Trasimeno, sul pontile di Sant’Arcangelo ci fu un notevole dispiegamento d’élite di confratelli. Tra i vari iniziati, oltre al padre ed al fratello del dottore, erano presenti il colonello dei carabinieri Di Carlo, il questore di Perugia Francesco Trio, il “solito” ispettore di polizia Luigi Napoleoni [la cui figlia, nel 2007 in qualità di Capo della Squadra Omicidi di Perugia, arrestò Amanda Knox e seguì le indagini sull’omicidio di Meredith Kercher finendo in seguito condannata per abuso di potere in ambito di vicende personali]. Tutti personaggi in seguito indagati proprio per l’occultamento del cadavere e lo sviamento delle indagini poiché, come detto in precedenza, il corpo del medico fu inizialmente sostituito con quello di un emarginato. Alla lista degli indagati va aggiunto l’avvocato Fabio Dean, già noto per aver difeso il Perugia calcio e Paolo Rossi nel 1980 nell’inchiesta sul calcioscommesse, legale di fiducia di Licio Gelli ed iscritto alla Loggia P2 da questi gestita. Come risultò iscritto alla P2, tra gli accorsi appunto sul molo sul Trasimeno, anche il questore Trio.

Una lista, quella considerata ufficiale ma incompleta, di appartenenti alla Loggia Propaganda 2 spuntò fuori nel 1981 da una cassaforte di Castiglion Fibocchi durante una perquisizione per una indagine parallela. Alcune annotazioni in una agenda sequestrata nel 1979 al faccendiere Michele Sindona negli Stati Uniti riconducevano a Licio Gelli, “l’ingegner Luciani” dal nome in codice che poi qualcuno gli diede. Gli uomini della Guardia di Finanza furono inviati dai magistrati milanesi titolari dell’inchiesta a perquisire la residenza di Gelli e l’ufficio segnalato nell’agenda ritrovata negli States. E proprio a Castiglion Fibocchi, dall’ufficio della ditta di cui Gelli era ufficialmente dirigente, comparse la lista dei 962 nomi. Da quel momento Licio Gelli da “ingegner Luciani” divenne noto a tutti come il “Signor P2”. La Loggia Propaganda 2 a causa di vicende giudiziarie che la scalfirono a metà degli anni ’70, fu messa in sonno, sospesa in gergo massonico, dal suo Gran Maestro. E qui entra in gioco il “signor P2” Gelli che dal 1976, con le sue abili proprietà affabulatorie, riesce a prendere in gestione la Loggia ufficialmente in sonno tenendola segretamente attiva grazie alle sue intricate relazioni sociali.

Il Venerabile Maestro era natio di Pistoia e proprio la sua città era sede di una fabbrica di materassi a molle, la Permaflex. Gelli ci lavorò fin quando, grazie alle sue connessioni, riuscì a far aprire un secondo stabilimento a Frosinone, ottenendo i finanziamenti necessari dalla Cassa del Mezzogiorno con l’avallo di Giulio Andreotti che nel frusinate vantava un importante bacino elettorale. Il Maestro assunse la direzione dello stabilimento rilanciandone il marchio ma dimettendosi però dalla carica ben presto e solo una volta diventato commendatore. L’occasione si presentò con la creazione di una nuova azienda produttrice di materassi, la Dormire, entrando in società con la famiglia di imprenditori tessili Lebole. E proprio dal capostipite Mario Lebole, Licio Gelli acquistò villa di Santa Maria quella che diventerà la sua oramai celebre dimora sulla collina di Santa Maria degli Angeli ad Arezzo e che prenderà il nome di villa Wanda in onore della moglie. In realtà la proprietà della villa giunse a Gelli in altro modo, come contropartita cioè per l’intermediazione di vendita all’ENI del marchio Lebole in crisi economica. Licio Gelli, che ancora non era il “signor P2”, una volta svenduta la Lebole, lasciò ufficialmente in mano al socio Mario le altre aziende del gruppo, Textura e Socam, e grazie alle sue entrature creò in Romania una ditta di import-export attraverso la quale venivano confezionati abiti nel paese di Ceausescu che venivano poi rivenduti in Italia col marchio Giole. Marchio facente sempre capo alla famiglia aretina Lebole ma gestito completamente da lui, l’”ingegner Luciani”.

Le sedi della Textura, della Socam e della Giole si trovavano a Castiglion Fibocchi, dove come detto fu ritrovata la lista della P2. Anche Mario Lebole, già presidente dell’Arezzo calcio negli anni ‘60, risulta affiliato alla Loggia coperta ma soprattutto è anche consigliere d’amministrazione della banca Etruria, istituto dove il Venerabile Gelli tramite il conto corrente “Primavera” gestiva le posizioni economiche degli affiliati alla Propaganda 2.

Lebole morirà suicida nel 1983.

La Banca Etruria, invece, ritornò sulle prime pagine delle cronache italiane pochi anni fa in seguito allo scandalo che travolse il consigliere d’amministrazione e vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre del ministro Maria Elena, famiglia originaria di Laterina paesino del Valdarno attiguo a Castiglion Fibocchi.

A Castiglion Fibocchi ha sede anche la Fibok, azienda produttrice di pellicce, il cui titolare fu alla fine degli anni ’70 anch’egli presidente dell’Arezzo calcio e sponsor con la sua ditta della compagine dal 1983 al 1986. Anni d’oro per la squadra aretina che durarono fino al 1988, quando la Lebole, subentrata alla Fibok come sponsor, dismise il suo impegno. Per la cronaca l’Arezzo tornò a vivere nuovi momenti calcistici di livello superiore tra il 2004 ed il 2007 proprio in concomitanza con la sponsorizzazione della Banca Etruria.

Le pellicce non mancano nella storia della Loggia P2. Proprio la pellicceria Annabella di Pavia, secondo dichiarazioni del questore Arrigo Molinari, era gestita da esponenti piduisti e l’atelier di corso Cavour in centro città era luogo di ritrovo abituale di appartenenti alla congrega. Il questore Molinari seguì vari casi di terrorismo di quegli anni e si occupò anche del caso del suicidio del cantante Luigi Tenco al Festival di Sanremo del 1967 seguendo particolari piste parallele. La sua carriera di tutto rispetto nelle forze di polizia lo portò, su sua stessa ammissione, a far parte della struttura di Gladio. Ma risultò iscritto anche lui alla P2.  Sempre affermando, però, di essersi infiltrato nell’organizzazione per avere informazioni sulle Brigate Rosse, cosi da mettersi sulle tracce dell’ambivalenza del criminologo Giovanni Senzani, personaggio già visto in precedenza muoversi con disinvoltura a Firenze tra il Comitato Direttivo delle BR, l’arma dei Carabinieri ed il Sismi. Molinari fu ucciso nel 2005 per una rapina dalla strana dinamica proprio quando, da avvocato, era nel vivo di una causa da lui intentata verso alcuni istituti di credito accusati di anatocismo bancario. Lo trovarono accoltellato all’interno nella sua stanza dell’hotel Ariston di Andora in provincia di Savona, albergo di sua proprietà dove pare avvenissero incontri con personaggi di rilievo e che servì da base per alcuni ospiti anonimi che in quegli anni transitavano spesso sulla direttrice Nizza – Italia.

Nelle varie storie che stiamo raccontando, si è notato, sono tanti gli alberghi che custodiscono segreti magari inconfessabili. Quello che forse più di tutti ha visto transitare nelle sue stanze la storia d’Italia negli anni della strategia della tensione è certamente l’hotel Excelsior di via Vittorio Veneto a Roma. Ubicato al centro della strada immortalata da Fellini nella “Dolce Vita”, di fronte al Cafè de Paris luogo di incontri riservati e teatro di un attentato filopalestinese nel 1985, a poche decine di metri dall’Ambasciata degli USA fu il nodo strategico degli intrecci di quegli anni. Il Venerabile Maestro Licio Gelli, infatti, elesse a sua dimora ed ufficio la suite 127. Da quell’appartamento passarono decine di personaggi, noti e meno noti, influenti, autorevoli, italiani, stranieri. Il “signor P2” riceveva e disponeva da quelle stanze affacciate sulla vita mondana e sulle finestre della potente pertinenza statunitense in Italia. La stessa sede diplomatica che per l’ovvio principio di scala gerarchica dettava la linea del Consolato Generale di Firenze.

Secondo alcune ipotesi investigative il vero fondatore della struttura Propaganda 2 era stato Eugenio Cefis, successore di Enrico Mattei all’Eni fino al 1971 e presidente di Montedison fino al 1977 anno in cui si ritirò a vita privata. Da notare le date in quanto Gelli vendette la Lebole all’Eni ed ebbe per questo la proprietà di villa Wanda nel 1968 e, secondo la sua versione ufficiale, egli salì al timone della P2 nel 1976.

L’ipotesi continua attribuendo una posizione di rilievo nella Loggia ad Umberto Ortolani detto “Baffino” (da non confondere col già citato “Baffetto” D’Alema), persona con numerosi interessi in Argentina, Paraguay, Brasile Uruguay, paesi nei quali come abbiamo visto molti personaggi della nostra disamina transitarono da latitanti. 

Il figlio di Ortolani, Amedeo, nel 1975 divenne titolare dell’industria elettronica Voxson acquisita tramite un’altra sua società con sede in Liechtenstein.

Negli anni ’70 il piccolo Principato nel cuore dell’Europa era un porto franco per operazioni societarie ed oltre ad Ortolani o come visto in precedenza all’esponente democristiano Sereno Freato, numerosi altri fili si muovevano all’ombra del castello di Vaduz. Erano infatti molto attivi con i lori intrecci economico-societari il piduista Michele Sindona dalla cui agenda come detto scaturisce poi la perquisizione di Castiglion Fibocchi ed ucciso in carcere con un caffè al cianuro ed il banchiere Roberto Calvi presidente del Banco Ambrosiano ed iscritto alla P2 trovato morto a Londra nel 1982. Aiuti monetari come lingotti d’ oro e moneta liquida viaggiavano con regolarità in Fiat 128 dalla Città del Vaticano fino a Danzica sul mar Baltico della Polonia per finanziare le lotte di Solidarnosc e del suo leader Lech Walesa. Il tutto coordinato da un figlio di immigrati lituani in fuga dal loro paese e riparati negli States, Paul Marcinkus, un prete statunitense in un ruolo chiave dei poteri mondiali divenuto monsignore prima e direttore della Banca Vaticana, lo IOR appunto, dopo ed esercitante anche il controllo del Banco Ambrosiano di Calvi tramite il faccendiere Pazienza.

Il Liechtenstein era anche una meta prediletta per esponenti delle diverse ramificazioni dell’eversione italiana in quanto ai tempi trattavasi di paese dalla libera vendita di armi.

Tornando in Italia, la Voxson rimase nelle mani della famiglia Ortolani fino al 1979, lanciando sul mercato nel 1977 uno dei modelli di autoradio più innovativi dell’epoca e dal nome dalla coincidenza appropriata per gli argomenti che stiamo trattando: “il Mostro”.

Umberto Ortolani è stato di recente indicato come mandante della strage di Bologna proprio insieme a Licio Gelli ed in compagnia dei personaggi da noi già incontrati quali Paolo Bellini e Domenico Catracchia come esecutori e depistatori.

Dal momento dell’arrivo al vertice della P2 di Gelli intorno la metà degli anni ’70 e comunque della gestione di vari ambiti anche di Ortolani, ci fu una decisa rinascita della Loggia coperta.

Rinnovamento che si evidenziò anche tramite il Piano di Rinascita Democratico, opuscolo riportante il programma e gli obiettivi che la Gran Loggia si prefiggeva in ambito politico, economico, sociale, comunicativo. Il papello fu scoperto nel 1982 nascosto nel doppiofondo della valigia di Maria Grazia Gelli, una delle figlie del Venerabile, mentre transitava dall’oramai per noi consueto aeroporto di Fiumicino di rientro in Italia proprio da Nizza.

La famiglia Gelli aveva una villa nei dintorni della città del capoluogo della Costa Azzurra che, come visto, era un importante snodo per estremisti e latitanti italiani e francesi. Da villa Gelli a Villefranche-sur-Mer ci si spostava spesso a Roquebrune-Cap Martin dove si trascorrevano allegre e spensierate serate nel ristorante dell’italo-francese Robert Viale che dopo cena si trasformava in un festoso dancing. La “Dolce Vita” invernale di Roma, in estate si trasferiva in Costa Azzurra ed il locale “Le Pirat” per anni mantenne l’egemonia della mondanità con ospiti del calibro del Principe Ranieri di Monaco, il Principe Carlo d’Inghilterra, Grace Kelly, Brigitte Bardot, Giulio Andreotti o Gianni Agnelli e magari Attilio Monti, che aveva il monopolio dei quotidiani italiani ed era ben inserito nel mondo petrolifero. Ma “Il Pirata” era anche luogo dove tra un piatto di pesce fresco ed una coppa di champagne si colloquiava e si intrecciavano affari. Di ogni tipo. Esponenti della Loggia P2 in commistione con la Loggia di Montecarlo, una presunta congrega di livello più compartimentato, erano assidui frequentatori del ristorante -night club di Robert Viale e le discussioni nate al “Pirata” a Roquebrune-Cap Martin proseguivano poi magari da Annabella a Pavia e si consolidavano al Cafè de Paris o all’hotel Excelsior di Roma.

Si consideri anche, come accennato, che la Costa Azzurra in quegli anni era un ricettacolo di personaggi che avevano superato il limite della legalità sia in Italia che in Francia.

Nel destino della famiglia Gelli entra anche un altro famoso locale notturno, la discoteca Paradiso di Covignano, location collinare dalla quale si domina Rimini. Dal 1957 al 2011 il Paradiso di Rimini ha segnato la storia del nightclubbing italiano, diventando uno dei locali cult della Riviera Romagnola in particolar modo dal 1970 al 2001 sotto la gestione di Gianni Fabbri, il “Re della notte in Riviera”, che eredita il testimone della villa notturna dalle mani della madre Tina Mirti.

Dopo la separazione dal primo marito, Maria Grazia Gelli trasferitasi a vivere a Firenze, diventa la compagna proprio di Giovanni Fabbri.

Nel giugno del 1988, di rientro da Rimini all’altezza del casello autostradale di Calenzano a pochi chilometri oramai da Firenze, la Mercedes sulla quale la figlia di Gelli viaggiava con i figli, la baby sitter finlandese ed il compagno Gianni Fabbri alla guida, tampona un tir sopraggiungendo così la morte della giovane ragazza scandinava e proprio di Maria Grazia. Un tragico incidente stradale spezza la vita alla figlia di Gelli a distanza di sei anni dalla scoperta dell’opuscolo programmatico della P2 nel doppiofondo della sua valigia all’aeroporto di Fiumicino. A qualcuno venne il sospetto di una strana coincidenza e nel 2004 questa tesi fu sottintesa dalle dichiarazioni del pentito di mafia Angelo Siino in rapporti, pare, col banchiere Roberto Calvi e la stessa P2. Secondo Siino la Mercedes SL 500 che lui stesso utilizzava e datagli in uso dal boss mafioso Giuseppe Moccia, era stata in precedenza nella disponibilità del faccendiere Flavio Carboni, anche egli coinvolto in numerosi affari dalla Loggia Propaganda 2 fino a quelle recenti già citate della Banca Etruria, ed era la stessa automobile dell’incidente di Calenzano nel quale persa la vita la figlia di Gelli. Anche queste dichiarazioni esposte agli inquirenti, come altre da noi citate in precedenza inerenti altre vicende, non furono mai verificate. Di certo, però, da attente osservazioni si evince una discrepanza dei modelli di auto segnalati. Siino sostiene trattarsi di una Mercedes SL 500, Fabbri a quanto pare era invece alla guida di una Mercedes 560sec. Tra l’altro è riscontrabile come il 500 sia un modello cabrio e quindi poco consono ad un viaggio familiare rispetto al modello 560. A meno che la divergenza dei modelli descritti non sia frutto di errori poi tramandatisi.

L’altra figlia del Venerabile Gelli, Maria Rosa, sposò invece il magistrato Mario Marsili. Marsili da magistrato ad Arezzo si occupò di un filone della strage del treno Italicus, incrociando così personaggi già noti alle nostre cronache quali il Colonnello del Sismi Benincasa, il Comandante della Carabinieri di Borgo Ognissanti a Firenze, la banda dei Draghi Neri. Proprio per motivi disciplinari legati alle sue indagini e poiché poi risultò anche lui affiliato alla Loggia segreta del suocero, fu trasferito prima a Roma e poi nel 1982 a Perugia dove operò fino al 1986, quando per i soliti motivi di dubbia moralità già riscontrati, fu sospeso per un paio di anni e riabilitato solo nel 1989.

I primi anni ’80 a Perugia erano gli anni del falso cadavere del lago Trasimeno e della scomparsa del dottor Narducci collegato alle vicende del Mostro di Firenze. Marsili, piduista e magistrato, operava a contatto con tutto il gruppo di personaggi che trafficò sul pontile di Sant’Arcangelo. Forze dell’ordine e uomini del diritto e della magistratura perugina colleghi anche nelle varie fratellanze cittadine come d’altronde lo era anche il Procuratore Generale della Corte d’Appello Alfredo Arioti Branciforti che si occupò di varie inchieste sull’eversione di quegli anni.

IL MAGISTRATO SEMPRE PRESENTE

Diversi sono stati i magistrati incontrati durante la nostra disamina sui numerosi intrecci che caratterizzarono gli anni in questione. Alcuni di questi inquirenti hanno seguito una carriera, rispetto alle vicende trattate, alla stregua di un filo teso che sostiene tutto il groviglio della matassa attorcigliata su di esso. Uno di questi iniziò la sua carriera dalla natia Borgo San Lorenzo, nel Mugello, e proseguì ad indagare sull’Anonima Sarda, sugli omicidi del Mostro di Firenze, sulla strage del treno 904, sui movimenti eversivi, per concludere poi con le indagini sulle bombe del 1993 a Firenze, Milano e Roma ed esser poi nominato Procuratore Nazionale Antimafia.

Il Procuratore Pier Luigi Vigna sembra addirittura fosse stato accusato di essere invischiato nelle vicende del Mostro di Firenze dalla prima moglie Carolina Ricci in una intervista sul settimanale Gente nel 1983. Per una tragica coincidenza del destino, la moglie di Vigna morì proprio qualche settimana dopo per un incidente in bicicletta occorsole a Firenze. Vigna era anche un frequentatore di poligoni di tiro come vari altri personaggi già citati nella nostra cronaca e proprio la sera del duplice delitto del 1982 avvenuto a Baccaiano di Montespertoli, lo stesso dal quale poi partì il presunto depistaggio verso la pista sarda, pare il magistrato si trovasse poco distante a sollazzarsi nel poligono della zona. Nel 1984 una delle coppie fu uccisa alla Boschetta di Vicchio di Mugello, anche questa volta il magistrato si trovava poco distante, a poche centinaia di metri in linea d‘aria nella sua casa di campagna. Secondo alcuni, l’alto magistrato era anche uno degli invitati, in compagnia di altri notabili, ai festini a carattere sacrificale che si tenevano in determinate ville della Val di Pesa o del Mugello dei quali abbiamo già parlato.

 LUCA PINGITORE

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