Cent’anni fa nasceva Agnelli e la sua città lo dimentica
Ci avviciniamo al centenario di Gianni Agnelli, nato il 12 marzo 1921 - Articolo di Fabio Sanfilippo
TORINO DIMENTICA L'AVVOCATO
Ci avviciniamo al centenario di Gianni Agnelli, nato il 12 marzo 1921. Torino sempre stata borgese ed ha ancora voglia di borghesia, possibilmente alta, dopo la stagione degli incompetenti in ciabatte. Ormai vediamo la station wagon al Quirinale, il gessato, il Cavaliere a Roma ed i gruppi misti sempre più popolati.
Era nato lo stesso anno del partito comunista italiano.
Magnifica coincidenza per due esistenze, quella del Pci e di Gianni Agnelli (1921-2021), con grandi differenze anche tra i festeggiamenti. Mentre tutti oggi invocano la storia gloriosa del partitone di Togliatti, inclusivo e moderno e riformista, sull’erede di quella che era la Fiat – poi Fca, poi Stellantis – pare calato il silenzio più totale. Un po’ perché tutto si è velocizzato, e di vite e anniversari e storie ce ne sono troppe, un po’ perché forse una figura come quella dell’Avvocato oggi non avrebbe più niente da dire a nessuno.
Una delle frasi più note dell'avvocato
“La mia vita privata non conta niente. Quello che conta è essere al servizio della Fiat al momento giusto, come adesso.” “Un padrone che non esige che un'impresa dia profitto è un pessimo padrone.” “Agisco tramite professionisti esperti, ma loro non prendono decisioni senza consultarmi.”
Agnelli sessista (“solo le cameriere si innamorano”), Agenlli maschilista (“andavo a Capri quando le contesse facevano le mignotte, ora che è il contrario non mi diverte”), soprattutto élitista, era un simbolo vivente del patriarcato quando questo era una bella parola. Era, anche, un simbolo delle vituperate élite quando queste sembravano normali, non le si chiamava neanche così: non c’era bisogno di dar loro un nome, c’erano e basta, e tutti sognavano e studiavano per farne parte, un giorno, anche tramite quel Pci di cui sopra.
C’erano pubblicazioni apposite, non libretti rossi ma quel leggendario Capital uscito nel 1981 che spiegava come si faceva, ai nuovi ricchi: a mangiare, a parlare, cosa dire, cosa non dire, andare al golf, dare la tredicesima alla cameriera (ma non solo Capital: senza Internet, c’era tutta una pubblicistica. La più bella ragazza di Roma, Lina Sotis, spiegava, dopo aver fatto il più bel matrimonio di Milano: “Se siete un arrampicatore sociale o una coppia che vuole entrare in società, ricordatevi che c’è un solo segreto: la tempistica e la pazienza. Se gli altri se ne accorgono la vostra scalata è finita prima di cominciare”).