Banda della Magliana, criminalità, P2, Vaticano, Mafia, Servizi Segreti
storie di potere e di politica, non era mafia, ma semplice criminalità che gestiva un business immenso contatti con Camorra e Mafia, servizi segreti, soldi alle Istituzioni, la piovra si può dire?
Sulla Banda della Magliana si è scritto e scriverà fiumi di parole ma non solo, pure Romanzo criminale un film del 2005 diretto da Michele Placido tratto dall'omonimo romanzo del 2002 scritto da Giancarlo De Cataldo ed edito dalla casa editrice Einaudi.
«A metà degli anni settanta una banda di delinquenti di strada partì dalle periferie per conquistare Roma. Per inseguire il loro sogno ingenuo e terribile travolsero ogni ostacolo. Strinsero alleanze pericolose. Si credevano immortali. La nostra storia è ispirata a fatti reali. I personaggi sono frutto dell'immaginazione degli autori», introduzione al film.
La loro nascita è simile a tanti altri gruppi criminali dediti a rapine, un gruppo di quattro ragazzini che fuggono da un posto di blocco, ma vanno a sbattere contro una vettura ferma.
Utilizzano una roulotte a Castel Fusano, come rifugio: sono il Libanese, il Dandi, il Freddo e il Grana.
Il nome deriva dall'omonimo quartiere romano nel quale risiedevano alcuni dei fondatori e la maggior parte dei membri, anche se in realtà ci sono membri di varie origini.
La loro attività criminale si estende su vari campi che vanno dai sequestri di persona al controllo del gioco d'azzardo e delle scommesse ippiche, dalle rapine al traffico di droga; col tempo la banda estese la propria rete di contatti alle principali organizzazioni criminali italiane, da Cosa nostra alla camorra, nonché a esponenti della massoneria deviata in Italia, oltre a numerose collaborazioni con elementi della destra eversiva e della finanza.(wikipedia)
Un altro punto che li differenzia da altri è la stecca: "stecca para pe' tutti", la divisione dei proventi criminali anche per coloro che non partecipano direttamente così da non creare troppi nemici al loro gruppo.
I principali esponenti chi sono?
Giuseppucci, Er Negro, affibbiatogli dai propri compagni della mala per via della sua carnagione piuttosto scura, da buttafuori in sala corse a Ostia, si butta con una batteria del Trullo, grande carisma nel suo ambiente, prima denuncia nel 1974 per detenzione e porto illegale di una pistola.
Faceva il custode delle armi di altri malavitosi, dell'Alberone e del Testaccio.
Come nacque la loro collaborazione lo spiega Abbatino:
«Era accaduto che Giovanni Tigani, la cui attività era quella di scippatore, si era impossessato di un'auto Vw "maggiolone" cabrio, a bordo nella quale Franco Giuseppucci custodiva un "borsone" di armi appartenenti ad Enrico De Pedis. Il Giuseppucci aveva lasciato l'auto, con le chiavi inserite, davanti al cinema "Vittoria", mentre consumava qualcosa al bar. Il Tigani, ignaro di chi fosse il proprietario dell'auto e di cosa essa contenesse, se ne era impossessato. Accortosi però delle armi, si era recato al Trullo e, incontrato qui Emilio Castelletti che già conosceva, gliele aveva vendute, mi sembra per un paio di milioni di lire. L'epoca di questo fatto è di poco successiva ad una scarcerazione di Emilio Castelletti in precedenza detenuto. Franco Giuseppucci, non perse tempo e si mise immediatamente alla ricerca dell'auto e soprattutto delle armi che vi erano custodite e lo stesso giorno, non so se informato proprio dal Tigani, venne a reclamare le armi stesse. Fu questa l'occasione nella quale conoscemmo Franco Giuseppucci il quale si uni' a noi che già conoscevamo Enrico De Pedis cui egli faceva capo, che fece sì che ci si aggregasse con lo stesso. La "batteria" si costituì tra noi quando ci unimmo, nelle circostanze ora riferite, con Franco Giuseppucci. Di qui ci imponemmo gli obblighi di esclusività e di solidarietà» |
(Interrogatorio di Maurizio Abbatino del 13/12/1992 |
Il colpo più importante e che darà loro grandi risorse, è il sequestro del Duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere che porta due miliardi che vengono reinvestiti invece di essere suddivisi tra i componenti, come avveniva nel passato, e portò all'uccisione del duca a causa dell'inesperienza di uno dei sequestratori che fece vedere il suo volto.
Il salto di "qualità" in senso criminale si intende, è l'uccisione di Franco Nicolini, detto Franchino er criminale, all'epoca padrone assoluto di tutte le scommesse clandestine dell'ippodromo di Tor di Valle.
L'assenso all'omicidio arriva direttamente dalla Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, che si accorda con Nicolino Sellis, il sardo che aveva deciso di tentare su Roma la stessa operazione che Cutolo stava tentando su Napoli», entrato nella Banda assieme a Giovanni Piconi, Renzo Danesi, Enzo Mastropietro, Emilio Castelletti e in seguito anche Marcello Colafigli, Giorgio Paradisi e Claudio Sicilia.
Lo strapotere di Sellis che coi suoi rapporti con Cutolo, lo rendeva troppo in vista e non voleva fare gruppo, lo rende vittima della sua stessa Banda.
«La Banda della Magliana è nata in questa maniera. E' nata in carcere da un'idea di Nicolino Selis con il contributo mio che ero stato appena arrestato. Avevo avuto qualche anno di criminalità alta con rapine e spaccio di droga. Selis, del quale ero molto amico (lo aiutavo finanziariamente quando ero fuori), mi confidò che voleva organizzare un'organizzazione criminale a Roma a immagine e somiglianza della camorra di Cutolo di cui lui era molto amico se non figlioccio. ((Ricostruzione di Mancini.[10]).
Altro salto, lo Stato che ricorre ai Servizi Segreti, Enzo Casillo deve trattare con Cutolo per ritrovare Aldo Moro e contatta Nicolino Sellis:
«Franco disse dov'era il covo delle Brigate Rosse. Comunicò dove avrebbero potuto trovare Moro. Ma l'informazione fu ignorata. Ce lo chiese [di cercarlo, ndr] Raffaele Cutolo attraverso Nicolino Selis. Lo cercammo. Franco chiese anche a Faccia d'angelo, quel De Gennaro che fu coinvolto nel sequestro del duca Grazioli. Comunque la prigione era in zona nostra, in via Gradoli. Riportammo la notizia a Flaminio Piccoli, che arrivò da noi mandato da Cutolo. Non partecipai alla discussione, sulle rive del Tevere, andò solo Franco che poi mi riportò la richiesta: trovare la prigione di Aldo Moro. Nient'altro. Nessun intervento da parte della banda. Avremmo solo dovuto comunicare l'indirizzo. Pochi giorni dopo Franco passò l'informazione.»
(Rivelazioni di Maurizio Abbatino [6])
La Banda frequenta la zona di Ponte Marconi" e incontra un altro "personaggio" di peso criminale (estate 1978), Massimo Carminati, membro dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), detto "Il Nero", "Il Guercio"," Er Cecato ","Il Pirata" o " il Samurai" da cui hanno preso spunto fiction come "Romanzo Criminale e "Suburra".
Il 16 giugno 2016 il colpo di scena: esce dal carcere di Oristano, detenuto dal 2014, non essendo arrivato a una condana definitiva per il pocesso d'Appello bis "Mondo di Mezzo", torna libero.
Personaggio con contatti notevoli, ad es. Gennaro Mokbel intercettato sui rapporti con Finmeccanica, nonchè in società con Salvatore Buzzi con storie su mazzette a vari politici di diversa estrazione.
Sono tanti i sospetti e gli indizi che legano in un perverso intreccio la Banda a tutti aspetti ed episodi mai chiariti fino in fondo ai tanti scandali italiani: la strage di Bologna :
«In tutte le azioni dove sono stato io era presente Massimo Carminati. Era un Dio per lui Giuseppucci anche perché aveva le sue tendenze ideologiche, era fascistone pure lui. Rapporti con i servizi segreti in quei periodi ce li ho avuti io tramite Abbruciati con il quale ho incontrato due ufficiali al laghetto dell'EUR di cui uno si chiamava Fabbri e l'altro Paoletti, un carabiniere o un poliziotto, e questo fatto di questo incontro stranamente al processo Pecorelli sono stati loro stessi a confermarlo. Della fazione Magliana la chiave [del deposito di armi, ndr] ce l'aveva Sicilia, dall'altra parte dovevano chiamare Carminati. Quel fucile che dicono che hanno trovato sul treno [il mitra MAB, ndr] apparteneva al deposito e non lo ha preso di certo Sicilia, fate voi.» |
(Rivelazioni di Antonio Mancini.[10]) |
Il caso Orlandi, è uno dei tanti misteri che ruoterebbero attorno alla Banda, dopo la telefonata programma Chi l'ha visto?, in onda su Rai 3, epolto nella basilica di Sant'Apollinare e controllare «del favore che Renatino fece al cardinal Poletti». Si scoprì così che "l'illustre" defunto altri non era che un boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis. L'inviata Raffaella Notariale era riuscita a ottenere le foto della tomba e i documenti originali relativi alla sepoltura del boss, voluta dal cardinale Ugo Poletti, allora presidente della CEI.(wikipedia), Il 24 luglio Antonio Mancini, in un'intervista a La Stampa, ha dichiarato che effettivamente la Orlandi fu rapita dalla Banda per ottenere la restituzione del denaro investito nello IOR attraverso il Banco Ambrosiano, come ipotizzato dal giudice Rosario Priore.
Nel 2018 Abbatino, intervistato da Raffaella Fanelli, rivela di aver saputo da Claudio Sicilia a Villa Gina che dietro al sequestro c'erano quelli di Testaccio - quindi De Pedis - e spiegherà perché il suo vecchio amico avrebbe preso la Orlandi:
«Per i soldi che aveva dato a personaggi del Vaticano. Soldi finiti nelle casse dello IOR e mai restituiti. E non c'erano solo i miliardi dei Testaccini ma pure i soldi della mafia. L'omicidio di Michele Sindona e quello di Roberto Calvi sono legati al sequestro Orlandi. Se non si risolve il primo non si arriverà mai alla verità sul presunto suicidio di Calvi e sulla scomparsa della ragazza. Secondo me non fu un ordine [della mafia, ndr] ma una cosa fatta in accordo. |
In conclusione non ci sarà mai chiarezza e lo diciamo con amarezza, visti i rapporti piu' o meno espliciti tra Stato e Anti-Stato, crimininalità, politico, settori deviati dell'economia e dei poteri occulti, in una miscela criminale in cui dominano soldi e interessi politici così forti che se non ci saranno rivoluzioni ( improbabili) in Italia, anche alla luce degli ultimissi sforzi per non cedere i Servizi Segreti e il mantenimento dei Segreti di Stato, la popolazione onesta non saprà ma potrà solo intuire.