Roma. Umberto 1, addio patologie rare dell’osso

Smembrata dall’atto aziendale una delle eccellenze del policlinico universitario romano.

Roma. Umberto 1, addio patologie rare dell’osso

Smembrata dall’atto aziendale una delle eccellenze del policlinico universitario romano

Umberto I, addio patologie rare dell’osso

Policlinico Umberto I, un  ospedale  che smantella servizi per gli utenti fragili. Questo è il leit-motiv che va avanti da tempo, corroborato da evidenze che non si possono mettere in discussione. Per prima la minaccia di sopprimere a palazzo Baleani un centro di prim’ordine per la prevenzione, l’accoglienza, la presa in carico di donne con tumore al seno. Soltanto la strenua opposizione di gruppi femminili fortemente determinati ne ha scongiurato la chiusura. Poi la crisi Covid-19, per cui sono stati smembrati e trasferiti reparti di grande efficienza, senza alcuna previsione per la loro riattivazione a epidemia attenuata. Altra ferita insanabile la chiusura della pediatria oncologica, a cui si è affiancata la lunga assenza dell’oncologia adulti. Uno stillicidio che va avanti inesorabilmente, provocando forti disagi ai cittadini che si trovano in condizioni di fragilità. Inizia tutto nei primi giorni di marzo, quando un sospetto caso di Covid-19 tra i piccoli ricoverati suggerisce alla direzione aziendale la sanificazione della divisione che ospita 12 posti letto, con pazienti attualmente trasferiti al Bambino Gesù. Inutile sottolineare la qualità dell’assistenza, garantita anche a bambini provenienti da altri Paesi, che insieme all’accoglienza curata da numerose associazioni di volontari, fanno della unità operativa uno dei fiori all’occhiello del policlinico universitario. Ad emergenza superata, della riapertura non si fa cenno anzi, vanno avanti le “decimazioni” di reparti tra cui, quello di malattie rare dell’osso, dal chilometrico e ridondante nome ufficiale unità operativa “Malattie rare displasie scheletriche malattie del metabolismo osseo in età pediatrica ed evolutiva”. Tutto nasce con l’atto aziendale (regolamento interno di organizzazione) di giugno 2019, con cui i vertici dell’Umberto I sopprimono l’unità operativa semplice dipartimentale per l’erogazione delle cure delle malattie rare. Un taglio contro cui è stato proposto ricorso da parte delle associazioni di tutela dei malati, prima fra tutte la As.It.O.I - Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta Onlus, assistita dall’avvocato Raffaele Di Stefano. L’azione legale avverso l’atto aziendale, nell’ottobre dello stesso anno, ha provocato rassicurazioni da parte della direzione del nosocomio. Il direttore generale Vincenzo Panella in tale occasione aveva assicurato la continuità nell’accesso e nell’erogazione delle cure e il mantenimento dell’equipe di medici specialisti, infermieri e posti letto. “Inopinatamente - rileva As.It.O.I. in una nota del 28 maggio scorso - Panella ha ritrattato l’impegno assunto e ha cancellato il gruppo medico di assistenza, distribuendo i sanitari tra reparti diversi”. Sembra che a tutt’oggi per circa 1300 pazienti sia rimasto un solo medico. Per tale motivo i pazienti, attraverso il proprio legale, chiedono al direttore Panella di “non giocare con le parole sulla pelle dei malati, il servizio di malattie rare è stato drasticamente ridotto tanto da non garantire, a nostro giudizio, il diritto all’accesso alle cure e un livello minimo di assistenza almeno pari a quello esistente prima dell’applicazione delle disposizioni dell’atto aziendale”. Serpeggia, tra i cittadini, l’idea che tali ristrutturazioni e riallocazioni di risorse siano dettate, più che “dalla considerazione delle patologie, dalla creazione di nuove unità operative in cui posizionare figure apicali meritevoli di promozione”. Una insinuazione pesante, che l’avvocato Di Stefano fa propria, sostenendo ancora come, da parte del direttore generale non ci siano state “azioni di rafforzamento ma solo di demolizione”. I fatti stanno a dimostrarlo: non si è provveduto alla stabilizzazione contrattuale della pediatra esperta in Osteogenesi imperfetta, né all’attribuzione del servizio analogo al preesistente a un direttore della clinica pediatrica. La vicenda è arrivata alla Regione Lazio e, addirittura, al ministero della Salute, finora senza alcun esito ma il presidente Nicola Zingaretti, l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e il sottosegretario Sandra Zampa, sono stati fortemente sollecitati dalle associazioni dei pazienti a “intervenire e ripristinare i diritti dei più deboli, e non continuare a voltarsi dall’altra parte”. Scontro frontale quindi, con le famiglie di 1300 malati provenienti da tutta Italia, ora comprensibilmente disperate. Con gli specialisti assegnati ad altri reparti, un centro di eccellenza nazionale sede di competenze uniche e motore di ricerca scientifica azzerato e le istituzioni sorde a ogni sollecitazione. Per il ripristino dell’unità operativa non si vede luce. E non sembra ancora avviata la riorganizzazione di una
valida alternativa multidisciplinare, in grado di supportare i pazienti offrendo attenzione, competenza ed esperienza, indispensabile per malati con caratteristiche così complesse e rare, che coinvolgono l’apparato scheletrico di persone fragili, tali da richiedere le cure di un team altamente specializzato.

 Michel Maritato