Roma, smantellato il racket degli ambulanti
A quanto apprende l'Adnkronos da fonti investigative, tra le persone arrestateci sono anche i fratelli Dino e Mario Tredicine.
L'indagine ha consentito di ricostruire un collaudato sistema corruttivo ed estorsivo posto in essere da un sodalizio criminale di tredici persone: due pubblici ufficiali (l’allora responsabile degli Uffici “Disciplina” e “Rotazioni” del Dipartimento Attività Produttive del Comune di Roma e un suo diretto collaboratore), quattro esponenti di un’associazione sindacale di categoria ed un gruppo di sette imprenditori/commercianti (tre dei quali di nazionalità bangladese, siriana e israeliana) che hanno gestito, a scopo di illecito arricchimento, le autorizzazioni amministrative per l’esercizio di attività commerciali su aree pubbliche e le numerose postazioni presenti nella Capitale nel settore del commercio ambulante, avvalendosi (qualora necessario) di condotte intimidatorie, minacce e violenze per ottenere indebite somme di denaro.
"La pericolosità criminale di Tredicine - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Francesco Patrone - emerge altresì dagli scomposti tentativi, che lo stesso voleva attuare attraverso parenti o conoscenti dopo aver appreso della esistenza delle indagini"
Un'operazione importante visto che Tredicine progetta di occultare “quanta più documentazione possibile in box, cantine o locali, o addirittura mettendola all’interno di un furgone o dietro una parete in muratura”. Ma non potrà evitare che con l’operazione di oggi arrivi a suo carico una richiesta di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un importo di 809.250 euro”.
1,4 milioni di redditi a fronte di un patrimonio di 3,1 milioni (1,3 di disponibilità finanziarie, 1,3 mln di immobili e 474 mila euro di veicoli). In particolare, Tredicine risulta avere la disponibilità – oltre che di una polizza vita accesa nel 2015 – di ulteriori rilevanti somme depositate su conti correnti, intestati a sé o propri familiari; inoltre nel periodo finito sotto la lente degli investigatori ha comprato due appartamenti in via Demetriade, intestati a moglie e figli, e altri due in via Botero, intestati al figlio Stefano ma di fatto nella sua disponibilità. (fonte AGI)
Notevoli le accuse, a vario titolo: associazione per delinquere, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione del segreto d’ufficio, estorsione, abusiva attività finanziaria, usura e autoriciclaggio.
Due pubblici ufficiali (l’allora responsabile degli Uffici “Disciplina” e “Rotazioni” del Dipartimento Attività Produttive del Comune di Roma e un suo diretto collaboratore), quattro esponenti di un’associazione sindacale di categoria ed un gruppo di sette imprenditori/commercianti (tre dei quali di nazionalità bangladese, siriana e israeliana) che hanno gestito, a scopo di illecito arricchimento, le autorizzazioni amministrative per l’esercizio di attività commerciali su aree pubbliche e le numerose postazioni presenti nella Capitale nel settore del commercio ambulante, avvalendosi (qualora necessario) di condotte intimidatorie, minacce e violenze per ottenere indebite somme di denaro. (adn kronos)