Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata, è morto

Raffaele Cutolo (Ottaviano, 4 novembre 1941 – Parma, 17 febbraio 2021

Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata, è morto
Raffaele Cutolo

Aveva due fratelli, Pasquale e Rosetta Cutolo, i quali pure hanno intrapreso una carriera criminale; Rosetta ha condiviso le sorti di Raffaele e la sua attività è stata fondamentale per le sorti della NCO.

Raffaele è stato soprannominato 'O Professore dai suoi compagni di carcere, perché l'unico tra di loro capace di leggere e scrivere.

La sua carriera criminale cominciò nel 1963 con l'uccisione di un ragazzo di Ottaviano, Mario viscito.

L'omicidio del ragazzo avvenne a seguito di un apprezzamento non piaciuto alla sorella, Rosetta Cutolo.
Finì in carcere a Poggioreale con l'ergastolo, poi ridotto a 24 anni.
In carcere sfidò Antonio Spavone coon la molletta (coltello a scatto), che non si presentò all'appuntamento.
Questo episodio lo rese famoso e il suo prestigio cominciò a crescere, arrivando ai boss calabresi e siciliani.
. Nel 1970, viene scarcerato per decorrenza dei termini. Riguardo a quel periodo, Pasquale Barra, dichiarò che:

«Nel 1970, quando Raffaele Cutolo, mio compagno d'infanzia, era tornato momentaneamente libero, andammo con Vincenzo Alfieri nel Gargano per uno "scarico" di sigarette di contrabbando; in quell'occasione, ci incontrammo con alcuni esponenti della 'ndrangheta calabrese, tra cui i Mammoliti, i De Stefano ed i Cangemi, che invitarono Cutolo a costituire "società", ossia un'organizzazione delinquenziale analoga a quelle esistenti in Calabria e in Sicilia, proponendogli di diventare "capo-società". Non se ne fece nulla, perché prima Raffaele poi io fummo arrestati. Il primo nucleo camorristico della NCO fu poi costituito proprio nel carcere di Poggioreale»

.In seguito  la Corte Suprema di Cassazione confermò la condanna, si dette alla latitanza fino al 25 marzo 1971, quando venne nuovamente arrestato e condotto nel carcere di Poggioreale.

In carcere Cutolo crea le basi per una organizzazione criminale cui saranno affiliati, in primo luogo, i detenuti di cui Cutolo conosce le esigenze, i bisogni e le aspettative. Un ruolo particolare spetta a Alfonso Rosanova, imprenditore e mente economica della NCO, e a Rosetta Cutolo. Ma soprattutto, Cutolo conta su un esercito di giovani.

Passi da gigante quelli di Cutolo che prese ispirazione dalla Ndrnagheta per i rituali di iniziazione
qualcuno dice in stile massonico, altri lo davano per affiliato dai Pirolli e Paolo De Stefano a cui
fece un grande favore, l'uccisione di Mico Tripodo.

L'uscita dal carcere di Poggioreale, col riconoscimento della seminfermità mentale, gli diede la possibilità di essere ricoverato all'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa da cui fuggì.

Arrivò al punto di avviare rapporti con la malavita pugliese, con la 'ndrangheta, con le bande lombarde di Renato Vallanzasca e con Francis Turatello per il commercio della cocaina e a Roma nominando Nicolino Selis e l’emergente Banda della Magliana.

Tanto iinfluente che sembrebbe sia stato contattato dai Servizi Segreti per la liberazione di Moro, almeno risulta agli atti processuali:

«Franco disse dov'era il covo delle Brigate Rosse. Comunicò dove avrebbero potuto trovare Moro. Ma l'informazione fu ignorata. Ce lo chiese [di cercarlo, ndr] Raffaele Cutolo attraverso Nicolino Selis. Lo cercammo. Franco chiese anche a Faccia d'angelo, quel De Gennaro che fu coinvolto nel sequestro del duca Grazioli. Comunque la prigione era in zona nostra, in via Gradoli. Riportammo la notizia a Flaminio Piccoli, che arrivò da noi mandato da Cutolo. Non partecipai alla discussione, sulle rive del Tevere, andò solo Franco che poi mi riportò la richiesta: trovare la prigione di Aldo Moro. Nient'altro. Nessun intervento da parte della banda. Avremmo solo dovuto comunicare l'indirizzo. Pochi giorni dopo Franco passò l'informazione.»

(Rivelazioni di Maurizio Abbatino[30]

Il 10 maggio 1979 Cutolo telefona alla redazione de Il Mattino intimando ai rapitori di Gaetano Casillo di liberare immediatamente l'ostaggio: poco dopo, il rapitore sarà assassinato. Il 15 maggio 1979, Cutolo viene catturato in un casolare ad Albanella in provincia di Salerno (scaricato dallo Stato, evidentemente).

Le sue parole lasciano adito a pochi commenti:

«Dicono che ho organizzato la nuova Camorra. Se fare del bene, aiutare i deboli, far rispettare i più elementari valori e diritti umani che vengono quotidianamente calpestati dai potenti e ricchi e se riscattare la dignità di un popolo e desiderare interamente un senso vero di giustizia, rischiando la propria vita per tutto questo, per la società vuol dire camorra, allora ben mi sta quest'ennesima etichetta.[32]»

Nella sua zona però arrivaro anche altri, a   San Cipriano d'Aversa nasce la Nuova Famiglia o NF rappresentata da Lorenzo NuvolettaCarmine AlfieriMichele Zaza ed infine Antonio Bardellino, ritenuto fondatore dell'omonima organizzazione e del clan dei casalesi.

Fu interpellato dai Servizi e dalla Dc per liberare Ciro Cirillo dalle BR,  richieste sarebbero pervenute da Giuliano Granata (all'epoca sindaco di Giugliano in Campania), Silvio GavaFrancesco PazienzaFlaminio PiccoliFrancesco PatriarcaVincenzo Scotti ed Antonio Gava.

La trattativa venne verificata da un magistrato,Alemi, e il presidente del Consiglio allora in carica, De Mita, afferma che Alemi si era posto "al di fuori del circuito istituzionale".

In seguito però il 1990 il CSM assolve Alemi, riconoscendo la correttezza del suo operato.

Nel 1982, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini chiede ed ottiene il trasferimento di Cutolo dal carcere di Ascoli Piceno ad un penitenziario di massima sicurezza, presso il carcere dell'Asinara, che fu riaperto esclusivamente per lui.

Altro colpo di scena:  le rivelazioni di Giovanni Pandico e Pasquale Barra: più di 856 mandati di cattura per i cutoliani, tra cui Tortora (purtroppo), il cantante Franco Califano e tantissimi nomi importanti tra cui Vallanzasca.

Cominciarono una serie di omicidi:

Il 2 febbraio 1984 la donna di Casillo, Giovanna Matarazzo, verrà ritrovata in un blocco di cemento, uccisa probabilmente a causa delle sue dichiarazioni al magistrato Carlo Alemi rispetto al collegamento tra la morte di Casillo e l'omicidio di Roberto Calvi

Resterà nella storia anche della musica la canzone di Fabrizio De André Don Raffaè (da Le nuvole) è stata considerata un riferimento esplicito alla figura del boss di Ottaviano. Infatti, Cutolo fu entusiasta della canzone e ringraziò più volte il cantautore in diverse lettere in cui chiedeva come fosse a conoscenza dei dettagli della vita in carcere. Inoltre, inviò a De André delle poesie da musicare