Processo " Ghota": Paolo Romeo ai vertici della " cupola reggina"
Per il procuratore di reggio, "Certamente il risultato è ancora provvisorio e suscettibile di ulteriori valutazioni nei gradi successivi", siamo al primo grado.
Reggio, la materia e' delicata e suscettibile di interpretazioni e modifiche, come esplicita il Pocurratore di Reggio e ci permettiamo di aggiungere, anche pesante sotto tutti i punti di vista, perche' prima di distruggere immagini e persone, occorrono conferme precise.
La notizia, riportata da fonte AGI, come da dai principali mass media locali e non, lascia intendere che gli inquirenti sarebbero ad una svolta nella lotta alla Ndrangheta, mentre per l’ex senatore di Forza Italia Antonio Caridi per il quale la Dda aveva chiesto 20 anni di reclusione perché accusato di essere stato sostenuto dalla cosca De Stefano e di avere operato “in modo stabile, continuativo e consapevole a favore del sistema criminale”, la posizione si e' chiarita, come ancheper l'altro assolto, l’ex presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa per il quale era stata chiesta la condanna a 7 anni di carcere.
Sembrerebbe accertato il ruolo apicale di Paolo Romeo, l’avvocato ed ex parlamentare del Psdi e colpevole anche l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra condannato a 13 anni di carcere.
Nella rete " sono finiti l’ex assessore regionale della Giunta Scopelliti, Alberto Sarra, condannato a tredici anni di reclusione, il sacerdote Giuseppe Strangio, condannato a nove anni e quattro mesi, il cognato dei boss Giorgio, Giovanni, Paolo e Orazio De Stefano, Francesco Chirico (16 anni di reclusione)."
Con il rito abbreviato, in Appello, era già stato condannato l’avvocato Giorgio De Stefano a sedici anni di reclusione, che con Paolo Romeo avrebbe costituito una sorta di ‘diarchia’ di comando della 'ndrangheta di Reggio Calabria.
E' questo l'esito delle indagini,"coordinate dal Procuratore capo della Repubblica Giovanni Bombardieri. dall’Aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti Stefano Musolino Sara Amerio, Giulia Pantano e Walter Ignazitto, hanno ricostruito la struttura carsica della 'ndrangheta reggina, che avrebbe esercitato soprattutto negli ultimi quindici anni un forte potere d'interdizione con le decisioni delle pubbliche amministrazioni locali, il Comune e l’ex Provincia." (AGI).
Ricordiamo che si tratta della sentenza di primo grado: condannati 15 imputati e assolti altri 15.
L'indagine ha accertato “promiscuità tra ‘ndrangheta e ambienti istituzionali”, tra politica e massoneria deviata, ambienti istituzionali, pubblici e poteri criminali di cui si e' spesso parlato ma ora ci sono condanne.
Aspetti particolari dell'inchiesta, diversi: il commercialista Giovanni Zumbo che ha vuto 3 anni e 6 mesi di reclusione e qui veniamo ai rapporti altissimi e opachi:
“Un personaggio particolare, spregiudicato, trasversale, ambiguo: stimato professionista e amministratore di beni confiscati, ma anche collaboratore esterno di una parte dei Servizi di sicurezza (in particolare, di una parte del Sismi) e soggetto che era solito rapportarsi con personaggi appartenenti alla ‘ndrangheta”, Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Giovanni Musarò e Antonio de Bernardo, all’interno di una memoria depositata agli atti del processo d’appello scaturito dall’operazione “Il Crimine” del 2010, salvo precisazioni: " Corrado d’Antoni, già responsabile Sismi sul territorio di Reggio Calabria, ha sostenuto che il rapporto tra Zumbo e i servizi fosse durato appena un anno e mezzo, conclusosi nel 2006".
In Italia siamo purtroppo da decenni assuefatti ad arcani e logiche perverse, tanto da far emergere e poi sparire nel nulla trattative stato-mafia, e la storia si ripete, nel disinteresse generale.
Altro personaggio di spicco, don Pino Strangio, storico rettore del santuario di Polsi, richiesta di condanna a 13 anni, esito 9 anni e 4 mesi. Non parliamo di un prete qualsiasi, ma parente degli Strangio della stragge di ferragosto in Germania, e che piu' volte ha esordito contro giornalisti e magistrati e/o rappresentanti delle forze dell'Ordine, e coloro che attaccavano alcuni personaggi «solo per il cognome che portano», arrivando a dire: «Che mandino un maresciallo a predicare, così la facciamo finita una volta per sempre» ha detto nel ‘99 con una durezza quanto meno inusuale per un “servo di dio”.
Gli allarmi sul prete ci sono da anni e pure i pentiti ne hanno parlato: «Don Pino Strangio era malandrino, a Gioia Tauro – dice il pentito Antonio Russo – era ben quotato nell’ambito della ‘Ndrangheta diciamo… per la ‘ndrangheta era un malandrino, non perché era stato battezzato ma per i fatti che lui faceva».
Cosa cambia con l'inchiesta Gotha?
La relazione della Commissione parlamentare antimafia del 20 febbraio 2008[16] afferma che la 'ndrangheta «ha una struttura tentacolare priva di direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica», una mafia tra le piu' potenti al mondo, presente in cinque continenti e con un "reddito" calcolato in 53 miliardi, attiva in 30 nazioni con 400 cosche e 60 000 affiliati di cui la maggior parte in Calabria[14].
Fino al 1985 la 'ndrina è la struttura di base, secondo un'informativa del ROS dell'Arma dei carabinieri denominata Galassia[100] firmata dal capitano Angelo Jannone,
1991 è stata introdotta in Calabria la suddivisione territoriale in 3 mandamenti: la Piana o mandamento tirrenico (Piana di Gioia Tauro), la Montagna o mandamento ionico (la Locride) e la Città (Reggio Calabria). Queste, come tutti i locali al di fuori della Calabria e dell'Italia stanno al di sotto di una commissione definita "Provincia" o Crimine[51][52], la cui esistenza dal 18 giugno 2016 è considerata vera anche dalla sentenza del processo Crimine della Corte di cassazione[10][11] (wikipedia)
L'inchiesta Gotha quindi ha messo alla luce la conferma dell'esistenza della Cupola, detta pure Crimine che si riunisce nel santurario di Polsi, col grande salto:
il procuratore Bombardieri, la sentenza, "che va letta anche - osserva - alla luce della precedente decisione intervenuta nella parte del processo decisa nel giudizio abbreviato, riconosce sostanzialmente - in buona parte - la correttezza della impostazione accusatoria, circa alcuni dei metodi attraverso cui la ‘ndrangheta, nella sua componente “riservata”, in un certo periodo storico è riuscita a diventare classe dirigente cittadina, giungendo ad orientare scelte e flussi finanziari pubblici".