Calabria, decenni di sperperi sulla sanità

Dell'Avv. Manfredo Piazza

Calabria, decenni di sperperi sulla sanità

Una approfondita analisi di Avv. Manfredo Piazza sulla Sanità Calabrese 

La Calabria deve ripartire necessariamente dal rilancio della Sanità. 
Il Commissariamento non è atto amministrativo ma una conseguenza politica di decenni di spesa incontrollata che portarono al dissesto e nel 2009 alla gestione straordinaria. 
Con il Commissariamento siamo passati da una spesa sanitaria basata su sperpero e clientelismo ad una spesa ridotta, ma improduttiva, inefficiente e parimenti incontrollata e clientelare, che ha solo annichilito i servizi. 
Al primo fallimento è seguito il secondo.
Eppure uscirne non deve essere una missione impossibile. 
Altre regioni, il Lazio ad esempio, quest’anno (dopo 12 anni) è ormai fuori dal piano di rientro ed ha ripreso la gestione ordinaria con benefici che non sono solo quelli meno eclatanti (di riduzione delle aliquote irpef e ticket per le prestazioni sanitarie), ma soprattutto di sblocco del turn over e assunzione quindi di personale medico, infermieristico, tecnico e amministrativo. 
La peculiarità del caso Calabria non è la durata del Commissariamento ma alcune anomalie che hanno affossato ancora di più il SSR: i tagli degli ospedali appena realizzati e le loro chiusure sono state scelte politiche sbagliate perché, a fronte della riduzione dei costi (che complessivamente sono scesi solo del 4%), i LEA sono calati vertiginosamente consegnandoci stabilmente all’ultimo posto nel ns Paese. Ma mentre abbiamo tolto risorse strutturali e umane al pubblico abbiamo continuato a favorire i privati con accreditamenti del tutto privi di una prospettiva di insieme e di integrazione con il pubblico, ma affidata a interessi impropri.
Abbiamo il più alto tasso di spese legali per contenziosi (solo la Calabria spende il 10% dell’intera spesa nazionale per contenzioso nella sanità). 
La migrazione dei pazienti verso altre regioni è aumentata e sottrae risorse al bilancio regionale arricchendo (per le prestazioni spesso più remunerative) le altre regioni.
La pandemia ha messo a nudo le criticità del ns servizio sanitario. Tutti le conoscevamo, ma quando le vicende regionali sono balzate alle cronache nazionali, credo che, oltre alla rabbia per la vergogna di vedere la fotografia di ciò che abbiamo fatto finta di non vedere per anni, finalmente un sussulto, una scintilla di ribellione si è accesa. Questa luce non si deve spegnere. 
L’occasione è a portata di mano. 
Si tratterà tra qualche mese di fare scelte politiche diverse da quelle del passato. 
Si dovrà premiare: 
chi saprà individuare un progetto che punti a spezzare il circolo vizioso creato dal piano di rientro e avrà nel contempo la capacità e la credibilità di pretendere dal governo risorse straordinarie che vadano oltre il piano di rientro e che riportino i LEA ad un livello dignitoso. 
Chi saprà come utilizzare le ingenti risorse straordinarie che arriveranno dall’Unione Europea per riaprire gli ospedali e realizzare ex novo una rete territoriale sanitaria funzionale ed efficiente. 
Chi si impegnerà a scegliere i migliori manager per dirigere le aziende e migliori medici per dirigere i reparti. 
Chi saprà tenere a debita distanza la criminalità organizzata dagli appetiti della Sanità. 
Chi avrà il coraggio di creare uno statuto regionale antimafia e di farlo rispettare. 
L’attenzione nazionale ancora per mesi sulla Calabria sarà un motivo in più per cambiare prospettiva e uscire dal pantano degli ultimi decenni. 
Stiamo perdendo i ns giovani migliori,  che si affermano altrove con successo da professionisti, manager, imprenditori. Se ci mostreremo capaci di dar loro una speranza potremo fermare questa emorragia e vedremo anche qualcuno tornare, perché la sfida della sanità sarà un biglietto di presentazione di una nuova Calabria che aspiri ad avere il ruolo che le compete e che vada un po’ oltre il traguardo di essere “la terza in ordine alfabetico”.