La crisi di Air Italy mette alla prova il governo

La crisi di Air Italy prosegue

La crisi di Air Italy mette alla prova il governo

La spinosa ed irrisolta crisi aziendale del vettore Airitaly rischia di essere una cartina di tornasole per testare la capacità gestionale e l’affidabilità del Governo, alla luce delle ultime settimane ormai rimaste per evitare la mattanza sociale dei 1500 dipendenti della seconda azienda italiana di trasporto aereo, erede della storica compagnia sarda Meridiana.  Nonostante il premier Giuseppe Conte abbia prorogato lo stato di emergenza per la nazione, sembra che il governo si fosse in realtà dimenticato di questa drammatica vertenza.  A gettare ulteriore benzina sul fuoco è stato probabilmente l’imbarazzante post pubblicato sui social da una dipendente della compagnia aerea in liquidazione, che ha intercettato casualmente la ministra del lavoro grillina Nunzia Catalfo sul treno Frecciarossa Roma-Milano, proprio mentre stava confidando ai suoi collaboratori del ministero di non avere nessuna voglia di gestire presso il proprio dicastero, in una riunione prevista con i rappresentanti sindacali di Airitaly, questa difficile crisi di cui peraltro ammetteva di conoscere pochissimo.  Nonostante i roboanti proclami sulla “potenza di fuoco” economica messa in campo dall’esecutivo di Governo per contrastare la crisi economica post Covid19, i fondi europei promessi in arrivo con l’approvazione del Recovery Fund ed i 3 miliardi e mezzo di soldi pubblici stanziati per creare una nuova compagnia di bandiera di proprietà dello Stato, sembra proprio che in questa NewCo non ci sia posto per gli sfortunati dipendenti di Airitaly, posta in liquidazione volontaria per scelta manageriale dai due suoi ricchissimi azionisti: ovvero il fondo Akfed che fa capo a SAR Principe Karim Aga Khan e la Qatar Airways, prima compagnia aerea mondiale, guidata dal CEO Akbar Al Baker, a cui il governo del PD, guidato al tempo da Matteo Renzi, aveva affidato le sorti della vecchia Meridiana, inserendo all’interno del suo CdA l’ex ministra Federica Guidi con compiti di supervisione e sorveglianza. Purtroppo il gigante dei cieli italiano, che dovrebbe contendere a Lufthansa ed Air France il predominio sui cieli europei nella ripresa dei voli post pandemia, annunciato dalla ministra dei trasporti Paola de Micheli e creato ex novo dal Governo per rilevare asset, rotte ed  aeromobili dall’ormai defunta e privatizzata Alitalia, si sta dimostrando solo un piccolo passerotto, dove ci sarà posto a malapena per gli ex dipendenti AZ, come hanno capito da tempo, visto gli esuberi annunciati, i sindacati confederali che si sono dimostrati piuttosto tiepidi nel cercare di ricollocare i colleghi di Airitaly all’interno della NewCo.  Anche nella videoconferenza tenutasi oggi con la ministra Catalfo i sindacati confederali si sono limitati a chiedere solo il varo di nuovi ammortizzatori sociali, peraltro ancora da approvare, visto che la compagnia italo qatarina è in liquidazione “in bonis” ed i liquidatori Enrico Laghi (curiosamente anche ex commissario di Alitalia) e Franco Lagro dovrebbero dare il proprio assenso per non lasciare in mezzo ad una strada e senza reddito 1500 famiglie, di cui un migliaio residenti in Lombardia ed il resto in Sardegna e che non rientrerebbero nel decreto per il blocco dei licenziamenti, previsto solo per aziende per cui è assicurata la continuità aziendale. Il Governo sta considerando la vertenza Airitaly come una brutta gatta da pelare, il cui buon esito è ben lungi dall’essere facilmente realizzabile, non promettendo nulla di buono in termini di consenso elettorale, come hanno ben capito i deputati dell’opposizione, soprattutto quelli di Fratelli d’Italia che hanno promosso interrogazioni parlamentari a cui non c’è stata alcuna esauriente risposta. Stranamente silente anche il Governatore Attilio Fontana e tutta la giunta lombarda, forse troppo provati dallo tsunami Coid19, nonostante Airitaly sia una compagnia aerea basata a Malpensa, mentre il suo collega Christian Solinas a Cagliari annuncia un fantasioso progetto per la creazione di una piccola compagnia aerea sarda partecipata dalla Regione.

Intanto il tempo passa ed il termine ultimo per i licenziamenti, previsti per il 17 agosto, si avvicina inesorabilmente lasciando solo pochi giorni a disposizione per trovare una soluzione accettabile. Eppure è assolutamente un controsenso che con più di tre miliardi di soldi pubblici annunciati (che sarebbero quasi sufficienti per comprare Lufthansa), ammesso che siano veri, ci si sia limitati ad un progetto di NewCo dove è prevista una flotta di aeromobili dimezzata rispetto a quelli presenti oggi in Alitalia, dove i posti disponibili anche per i professionisti più qualificati come i piloti sono molto risicati, almeno fino al 2023. Stranamente questo progetto sembra ricalcare quello studiato dai tedeschi di LH per rilevare il vettore italiano e da tempo caldeggiato dagli esponenti del Movimento 5S: sarà solo un caso? Sarebbe poi una beffa che il Governo lasciasse a casa molti professionisti italiani del trasporto aereo per continuare ad agevolare contrattualmente e fiscalmente i vettori stranieri “mordi e fuggi”, che in tempo di crisi hanno abbandonato i passeggeri italiani al loro destino rifugiandosi in madre patria. Il 4 agosto è previsto un nuovo incontro al Ministero del lavoro con le sigle sindacali, mentre un movimento di dipendenti Airitaly vuole manifestare presso tutti i ministeri implicati nella vertenza. Ormai manca poco a sapere come finirà una delle più tristi vicende del trasporto aereo nazionale…

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