Ipersessualità e ludopatia, Pfizer condannata a un risarcimento per effetti collaterali del Cabaser

Ipersessualità e ludopatia, Pfizer condannata a un risarcimento per gli effetti collaterali del Cabaser, il farmaco contro il Parkinson. La Pfizer è stata condannata a pagare mezzo milione di euro di danni a un 60enne residente nel centro Italia. La corte d'appello di Milano ha stabilito che il suo farmaco per il morbo di Parkinson ha causato la sua dipendenza dal gioco e l'ipersessualità.

Ipersessualità e ludopatia, Pfizer condannata a un risarcimento per effetti collaterali del Cabaser
Ipersessualità e ludopatia, Pfizer condannata a un risarcimento per effetti collaterali del Cabaser

Ipersessualità e ludopatia, Pfizer condannata a un risarcimento per gli effetti collaterali del Cabaser, il farmaco contro il Parkinson. La Pfizer è stata condannata a pagare mezzo milione di euro di danni a un 60enne residente nel centro Italia. La corte d'appello di Milano ha stabilito che il suo farmaco per il morbo di Parkinson ha causato la sua dipendenza dal gioco e l'ipersessualità.

 

Pfizer è stata condannata a pagare mezzo milione di euro di danni a un 60enne residente nel centro Italia, per non averlo informato adeguatamente sugli effetti collaterali di un suo farmaco,  il Cabaser utilizzato nella cura del Parkinson. Questi possibili effetti collaterali non sono stati menzionati in etichetta fino al 2007, quando l'uomo ne ha sofferto dopo aver usato il farmaco. Lo ha stabilito la Corte d’appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado che ha riconosciuto il risarcimento comprensivo di danni morali ed economici. Entrambi gli effetti erano noti alla casa farmaceutica tanto che nel 2007 ha aggiornato il bugiardino inserendo una chiara avvertenza ai pazienti di non farsi sorprendere dagli effetti collaterali. Cabaser è solo uno dei tanti farmaci che non hanno solo e semplicemente curato le nostre malattie. La cronaca è piena di casi di farmaci “nati” per curare una determinata malattia ma che si sono ritrovati a fare danni. Pensiamo al talidomide, un farmaco venduto in tutto il mondo, Italia compresa, negli anni cinquanta e sessanta come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza. Tuttavia dopo 20 anni è stato ritirato dal commercio a causa della scoperta della teratogenicità di uno dei suoi enantiomeri: le donne trattate con talidomide davano alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori, più spesso bilateralmente, pur con gradi differenti. Venti anni durante i quali il farmaco ha prodotto i suoi effetti nefasti. Nessun allarmismo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la sentenza non ha messo in discussione l’efficacia del farmaco ma solo il fatto che Pfizer non ha adeguatamente informato sugli effetti collaterali che invece hanno sorpreso il paziente: ludopatia e ipersessualità.