Infanzia violata, l’impegno della Polizia

l'impegno della Polizia va appoggiato a tutti i livelli

Infanzia violata, l’impegno della Polizia

Senza soste le indagini per i reati di pedopornografia online. Aumento dei traffici nel lockdown

Infanzia violata, l’impegno della Polizia

Coronavirus: sulla nostra vita, le nostre attività, le nostre emozioni durante il confinamento sono fioriti aneddoti e leggende. La narrazione ha raggiunto vette impensabili, solitamente di segno positivo ma non sempre. Una recente indagine della polizia postale, partita dalla Toscana, rivela un aspetto che ci lascia sgomenti: in tempo di lockdown è proliferata l’attività di pedofili con traffico di immagini di scene raccapriccianti, anche di neonati. Episodi occulti, inenarrabili, solitamente nascosti dietro lo schermo di un pc, sostenuti dal lobbies che hanno addentellati di alto rango, addirittura rappresentanti delle istituzioni di alcuni Paesi che, a livello internazionale godono di ottima reputazione. Episodi che a volte emergono. Non ci siamo ancora ripresi dallo choc provocato dalla vicenda dello scorso fine settimana, la tentata vendita di un bimbo da parte del padre, che in cambio di soldi proponeva la sua creatura come oggetto di desideri sessuali a un turista sulla spiaggia di Ostia.  Il bambino, appena due anni, per il trauma subito non riusciva ad articolare parola e, soltanto grazia alla pronta denuncia del bagnante che ha chiamato la polizia si è salvato. Infanzia violata, abusata, negata. Che fare? Il turpe episodio di Ostia, oltre a riportare in superficie la bassezza di sentimenti di un genitore, sebbene proveniente da un ambiente di massimo degrado quale un campo rom, deve trovare una pronta risposta da parte delle istituzioni e della società. Si fa abbastanza per debellare l’odioso fenomeno della pedofilia, dello scambio di filmati e immagini, della violenza sui minori? Tali orrori sono presenti e spesso, purtroppo sono occultati, come nel caso di quel gruppo di ragazzi italiani di buona famiglia, che compravano e vendevano immagini di bambini in tenerissima età, in un turpe commercio che alimentava insani appetiti di soggetti perversi. In tal senso, un grazie lo dobbiamo alla polizia postale e agli oltre 200 investigatori del Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online del Compartimento polizia postale e delle comunicazioni di Torino,  impegnati nella più grande e complessa operazione degli ultimi anni, volta alla lotta contro le aberrazioni presenti online, con il coordinamento della procura di Torino. Di recente, sono state eseguite 50 perquisizioni e arresti in 15 regioni italiane, per detenzione, diffusione ed in alcuni casi, di produzione di materiale pedopornografico. Secondo un comunicato degli agenti, "la capillare attività di indagine, svolta attraverso veri e propri pedinamenti virtuali, ha consentito di dare una identità certa ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall'anonimato della rete. Ingente il quantitativo di materiale sequestrato, con immagini raccapriccianti di abusi su minori e di vere e proprie pratiche di sadismo in cui le vittime erano addirittura neonati. L'indagine, frutto di una proficua collaborazione internazionale con il National Child Exploitation Coordination Center (Ncecc) canadese, “ha consentito – si legge ancora nel comunicato - di riscontrare tra gli utenti di una nota piattaforma di messaggistica istantanea, comportamenti in violazione delle regole del portale integranti i reati di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico”. In alcuni casi, e questo è uno degli aspetti più sconcertanti, si è riscontrata la presenza di materiale autoprodotto in ambito familiare. Ma l’orrore non si esaurisce qui. “In alcune immagini – continua la nota della Polizia - venivano coinvolti animali e adottate pratiche di sadismo. Cosa che ha permesso, avvalendosi di un protocollo di categorizzazione del materiale illegale condiviso a livello internazionale, di creare una vera e propria profilazione dei criminali in base ai gusti espressi e alle modalità di interazione in rete”. Sulla stessa piattaforma, all'epoca dei fatti, condivideva materiale autoprodotto un soggetto già arrestato qualche mese prima nell'ambito di un’indagine di analogo contenuto. Una galleria dell’orrore, che non trova spiegazioni da parte di esperti. Combattere il raccapricciante fenomeno è possibile, dando fiducia a uomini e donne che ogni giorno sono impegnati sul fronte delle indagini. Non possiamo non compiacerci con la Procura tedesca che, nello scorso mese di giugno, ha annunciato di avere prove concrete relativa alla scomparsa della piccola Maddie McCann, rapita in Portogallo nel 2007. Sospettato il pedofilo Christian Brückner 43enne tedesco, già condannato 17 volte in passato per reati di violenza sessuale e molestie su minori. Occhi azzurri, fisico prestante, eloquio vivace, si muoveva con auto di grossa cilindrata: una Jaguar XJ6 e un camper Volkswagen Westfalia a strisce bianche e gialle. Brückner è stato arrestato per caso, a Milano, due anni fa: su di lui pendeva una condanna a 6 anni e 10 mesi per traffico di droga, il reato per cui ancora oggi si trova in carcere a Kiel, in Germania. Ferma restando la presunzione di innocenza, spesso il mostro si presenta con la faccia d’angelo, può essere chiunque, difficilmente individuabile. Per questo, dobbiamo ancor di più essere grati alle Forze dell’ordine che quotidianamente si battono per debellare un fenomeno insidioso, odioso e nascosto

Michel Maritato