Il caso De Mauro 50 anni di misteri

di Gioacchino Mattiolo

Il caso De Mauro 50 anni di misteri
foto di biografie on line

Mauro De Mauro giornalista di origine pugliesi, dopo la seconda guerra mondiale si trasferì in Sicilia, lavorando per delle testate giornalistiche siciliane. Ottimo giornalista di cronaca, seguì il caso Enrico Mattei. De Mauro si era occupata anche di mafia, scrivendo e riportando su una testata giornalistica locale di (Palermo) dei verbali di polizia su un personaggio collegato all'appena citata. Ne parlo anche Buscetta di De Mauro, definendolo un “morto che camminava” termine usato per chi contrasta tale fenomeno che ha radici molto antiche. Il 16 Settembre del 1970 come da testimonianza, il giornalista venne circondato da più persone che lo caricarono su un’ autovettura nei pressi della propria abitazione a Palermo e lì non fece più ritorno. Le indagini furono discordanti tra i corpi di polizia, infatti le piste furono varie, ma tutte avente lo stesso filone, cioè quello  degli articoli forti su dei casi che lo stesso De Mauro lavorava. Aberrante, con il passare del tempo, sapere che le persone che avevano investigato sulla sparizione del giornalista erano, l'allora Col. Carlo Alberto dalla Chiesa e il Cap. Russo, e il comm. Boris Giuliano. Anni dopo morti tutti e tre per vile mano mafiosa, si evince proprio come il destino li accomunava. Erano gli anni più bui del nostro bel paese, dove la mafia colpiva senza scrupoli anche donne e bambini, senza guardare in faccia nessuno, dove vedeva lo Stato Italiano perdere personaggi istituzionali di grosso calibro investigativo, trovandosi di fronte a un mostro che quasi la mette in ginocchio , perché lo stesso aveva alcuni personaggi chiamate, menti raffinate, che da posti di prestigio per come la cronaca ci ha sempre informato, cominciava ad avere rapporti con le varie delinquenze locali, ma questa è un'altra storia di cui parleremo più avanti. Oggi, nell'anniversario di De Mauro, il nostro Presidente della Repubblica Mattarella ne ricorda la figura, sottolineando che le ricerche e le indagini non sono mai arrivate alla verità, continuando che, ciò ha creato una sorta di sconfitta per le istituzioni, visto i depistaggi, esprimendo la sua vicinanza e solidarietà ai familiari, continuando il suo discorso, dove vede una società che, vuole liberarsi dal giogo della criminalità, per affermare il principio della legalità con condizioni di civiltà e sviluppo, concludendo che De Mauro rappresenta  con il suo sacrificio, il giornalista che compie fino in fondo il proprio lavoro, che cerca di far luce su vicende oscure con coraggio, che non si accontenta di versioni di comodo, che esercita la propria libertà per assicurare, nel pluralismo, le libertà di tutti. Ancora oggi nel 2020 la famiglia vuole la verità, così come le altre che hanno perso valorosi operatori di polizia e magistrati di tutto rispetto, ritrovandosi tutti nella stessa situazione, dove i segreti sembrano rimanere tali, con i suoi guardiani a capo. “La verità è stata massacrata da un massiccio e mirato depistaggio“, scrissero i giudici nelle motivazioni della sentenza..ma questa storia si ripete continuamente con un remake di un vecchio film per tutti i servitori anche civili dello Stato! Le parole come sempre dette del nostro amato Presidente sono confortanti, ma è pur vero Sua Eccellenza, che ancora oggi i morti che camminano sono tanti nel nostro paese e, uno di questi è il sottoscritto Gioacchino Mattiolo che, da anni denuncia fatti di notevole rilevanza penale e di mafia, e nonostante ciò la giustizia mi ha abbandonato,almeno apparentemente e quindi mi ha costretto a mettere in rete le prove che come proprio ho  accennato Lei Sig. Presidente anch'io sono vittima di depistaggi. Come tutti i morti citati, sono stati in pericolo di vita, anch'io lo sono, nel ringraziarla per i Suoi ricordi commemorativi, La Pregherei di pensare e di soffermarsi a chi è morto che cammina, ma... ancora vive!