I semiconduttori cinesi possono influenzare le politiche economiche del mondo
Chip, Cina
Molte aziende occidentali, pensando al profitto, hanno tralasciato la sicurezza economica del proprio paese, delocalizzando gli impianti dei semiconduttori, in Cina. La maggior parte dei nostri oggetti tecnologici di uso quotidiano sono assemblati, per quanto attiene la parte elettronica, con questi materiali. La Cina, ha rallentato la produzione per l'esportazione dei semiconduttori, mettendo in ginocchio le aziende automobilistiche. In primis quelle giapponesi. Un grave errore degli industriali occidentali, che guardando solo al profitto, hanno tralasciato e conseguenze per il futuro. La produzione dei semiconduttori, è essenziale, per la conducibilità elettrica nella componentistica elettronica. La Cina che è il primo produttore di questo materiale che fa muovere il mondo, ha il potere di influenzare la politica industriale di altre nazioni, come sta accadendo all'industria automobilistica giapponese, costretta a rallentare se non a spegnere i suoi impianti. Gli occidentali hanno commesso errori imperdonabili, spostando gli impianti in Cina. Ora il mondo industrializzato ne pagherà le conseguenze. La Cina sta usando il monopolio del semiconduttore come arma verso i paesi industrializzati, rallentando fortemente la produzione per le industrie estere, una dei principali motivi di conflitto con gli Stati Uniti. La Cina non può pensare di usare l'arma del ricatto, si rischia un vero conflitto. Intanto per la carenza dei semiconduttori sul mercato globale, le case automobilistiche americane e giapponesi sono costrette a rallentare la produzione di veicoli. La carenza di chips utilizzata nella produzione automobilistica, ricadrà nella stessa Cina nel 2022, quando il paese del dragone sarà costretto ad interrompere la sua produzione automobilistica. L'interruzione della produzione di questi materiali hanno fatto schizzare i prezzi dei semiconduttori e di conseguenza dei chips necessari alla componentistica elettronica. Le automobili degli ultimi decenni, dipendono prevalentemente dai chips, realizzati per lo più in Europa con i semiconduttori cinesi. Li troviamo in molti degli oggetti comuni, dal computer, alle autovetture, permettono di migliorare il risparmio del carburante e le emissioni del C02 nell'aria, sono importanti per la sicurezza, aiutano il conducente nella frenata assistita. Il 2020 appena trascorso è stato un anno tragico per le case automobilistiche, la pandemia ha rallentato la produzione a causa dei blocchi imposti dai governi per la sicurezza sanitaria. Si sperava in una ripartenza con il botto nel 2021, anche perché la popolazione preferisce viaggiare con i veicoli privati piuttosto che prendere i mezzi pubblici. I primi a risentire della carenza dei semiconduttori sono stati i gruppi industriali tedeschi Volkswagen, Bosh, Continental tra i colossi mondiali. A sopperire alla carenza cinese ci hanno pensato le industrie tedesche in particolare la Continental, che ha aumentato la capacità di produzione, ma sarà impossibile rispondere alla richiesta di domanda in tempi brevi. Il surplus di produzione richiesta dal mercato, sarà disponibile entro la fine del 3° trimestre dell'anno. Le consegne saranno concluse entro il 2021. Alcuni Gruppi tedeschi hanno colto l'occasione della carenza dal mercato dei semiconduttori, e tra questi la Infineon Technologies AG, che sta impiantando a tempo di record uno stabilimento in Austria. La mancanza di questi materiali ha fatto lievitare i costi dei chips. La NXP olandese è tra le prime ad aver alzato i prezzi dei chips per la mancanza dei semiconduttori materiale essenziale. Anche il Gruppo Volkswagen, il colosso mondiale presente in Cina, ha sospeso la produzione delle sue autovetture per la carenza dei chips dal mercato globale. La Volkswagen molto attenta nelle sue dichiarazioni, onde evitare la suscettibilità del governo cinese, piuttosto che rivelare i veri motivi della mancanza dei semiconduttori, diplomaticamente preferisce trincerarsi dietro il parafulmine del Covid. Anche il Gruppo Bosh si sta attrezzando per far fronte alla richiesta di domanda in tempi brevi. Chi ne gioverà sarà solo il mercato cinese che prosegue con la produzione dei semiconduttori solo per le aziende presenti in Cina. Il 2020 nonostante il Covid è stato positivo per il mercato automobilistico cinese che segna un leggero calo, -3% con oltre 24 milioni di veicoli sfornati. Il Gruppo Volkswagen presente in Cina con gli stabilimenti in joint venture con Saic Motor Corp Ltd, China Faw Group Corp Ltd e Anhui Jianghuai Automobile Group Group Ltd, segue attentamente l'evolversi della situazione per non farsi trovare impreparata, pronta a riportare la produzione al periodo pre-Covid.
Maurizio Compagnone
Analista Geopolitico