La società USA senza nuove nascite si avvia verso la sua estinzione

Economia, denatalità, Stati Uniti, megalopoli

La società USA senza nuove nascite si avvia verso la sua estinzione

La società statunitense senza nuove nascite si avvia verso la sua estinzione

Il destino della società americana senza un incremento del tasso demografico è destinato a scomparire. L'indicatore più importante sulla tenuta della società è dato dalle nuove nascite. Gli uomini che nel loro ciclo di vita, passando dalla vita alla morte, determinano i fenomeni sociali, senza ricambi, con nuove nascite, la società va verso il tramonto. Durante la grave crisi finanziaria del 2007-2008, abbiamo assistito ad una denatalità nella società americana dovuta principalmente alla perdita di potere di acquisto del dollaro. Famiglie finite in banca rotta, immobili venduti all'asta per l'impossibilità di far fronte ai mutui contratti con gli Istituti Finanziari. I sociologici furono presi in contropiede, quanto stava accadendo determinava notevoli ricadute sulla società. Il report redatto analizza il decennio dal 2008 al 2018, la piena crisi finanziaria e l'evolversi della stessa. Nel report viene sottolineato che in questo arco temporale negli Stati Uniti sono nati ben 5,8 milioni di bambini in meno rispetto all'omologo periodo (1998-2008). Il tasso di fertilità nel range di tempo, non è crollato solo negli Stati Uniti, il fenomeno si è ripetuto in tutto il mondo, anche in quei paesi con alto stato di benessere. Questi risultati, hanno spiazzato gli analisti, che hanno ipotizzato che la paura per il futuro  abbia condizionato le famiglie anche dal reddito alto.
La mancanza di nascite, è stato oggetto di studio, oltre che dei sociologi, anche dei demografi, i quali a differenza dei sociologi hanno affrontato il problema dal punto di vista della fertilità nell'universo femminile. Come se il problema fosse solo culturale e non socio-economico. Donne che pensano più alla carriera che assumersi la responsabilità di essere mamma. A dimostrazione delle loro tesi, i ricercatori hanno preso come metro di valutazione il 2008, anno, che ha rappresentato un boom di nascite e garantito i ricambi generazionali. Negli anni successivi è stata rivalutata la donna in ambito lavorativo. Nelle aziende sempre più donne furono chiamate a ricoprire incarichi manageriali, che poco spazio lasciavano alla vita privata e alla famiglia. Tale rivoluzione culturale, secondo i demografi, ha determinato 5.8 milioni di culle in meno. 
Se andiamo a leggere i report, notiamo che i bambini bianchi, non ispanici, costituiscono la seconda più grande categoria di bambini, mancanti all'appello, con quasi 2 milioni di culle in meno. Affiche una società sopravviva, deve avere un tasso di fertilità totale di circa il 2.10-2.12, sotto questo tasso, inizia il declino. Nel 2008 il TFT (tasso di fertilità totale)
 negli Stati Uniti era 2.07, in calo se rapportato al 2.12 del 2007 (in quegli anni iniziò la bolla finanziaria).
In questa analisi ravvedo un errore negli indicatori scelti per il campione, mancano i bambini figli di migranti nati sul suolo americano che andranno sicuramente a ricoprire le culle vacanti. Se i nativi non si riproducono, abbassando il tasso di natalità, non si possono non considerare i migranti, visto che saranno i cittadini del domani. A questo punto la teoria 
malthusiana sulla diffusione della povertà, che ci hanno raccontato per secoli, dovuta all'esplosione demografica, decade, con l'inverno demografico, a rischio è la continuazione della società.
La società è costituita da persone che costituiscono le comunità, senza le persone le comunità si ridimensionano e la società va verso verso l'oblio. 
Senza persone le industrie si fermano, la produzione cessa, domanda e offerta si pongono su equilibri precari. Quando la popolazione diminuisce, anche le imprese che interagiscono con le persone si ridimensionano. Inizia così la lenta migrazione verso aree con un tasso maggiore di densità. Mentre intere aree rurali si spopoleranno, le città metropolitane saranno sempre più congestionate dando luogo a megalopoli. Assisteremo da un lato ad una iperurbanizzazione e iperindustrializzazione senza regole, e dall'altro ad una deindustrializzazione e spopolamento che provocherà  uno squilibrio di potere tra la  popolazione e le autority di garanzia che dovranno impedire che pochi beneficeranno a spese dei molti. Non è assolutamente vero che la sovrappopolazione distrugge le nazioni, al contrario permette loro di muoversi liberamente nel mondo in cerca di nuove opportunità. La menzogna malthusiana dobbiamo respingerla, anche la pandemia è figlia di questa menzogna eugenetica che usa il terrore e la cultura gender contro la natalità. La verità può anche essere stravolta per gli interessi di pochi, ma quando affiora nessuno può più fermarla. 

Maurizio Compagnone
Analista