L’art. 3 della Costituzione Italiana recita che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di religione, di opinioni politiche, di condizioni.
Nei giorni scorsi, leggendo i documenti allegati all’ultimo DPCM del 24 ottobre 2020, ho accertato che meritoriamente il Governo della Repubblica Italiana, nelle persone del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Interni, sin dal 15 maggio 2020 ha stipulato dei “protocolli” con varie realtà confessionali e aconfessionali per permettere la ripresa delle celebrazioni liturgiche e delle riunioni culturali secondo modalità compatibili con le regole “anti-covid”.
Sono stati stipulati protocolli con: la Conferenza Episcopale Italiana, le Comunità Ebraiche Italiane, le Chiese Protestanti, Evangeliche e Anglicane, le Comunità Ortodosse, le Comunità Induista, Buddista (Unione Buddista e Soka Gakkai), Baha’i e Sikh, le Comunità Islamiche, la Comunità della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni.
Ribadisco il giudizio di valore meritorio in favore del Governo, che evidentemente ha avvertito e tradotto in atti concreti ed efficaci il bisogno interiore di milioni di cittadini italiani di raccogliersi spiritualmente anche nei luoghi fisici istituzionalmente a ciò deputati. E questo merito è tanto più valevole proprio in questi giorni in cui, ad esempio, a seguito del novello (ma forse già vetusto) DPCM del 24 ottobre 2020, mentre molte attività culturali, anche di alto valore scientifico, etico e morale, sono impedite di prosecuzione, proprio in ragione della “deroga” introdotta con i protocolli possono continuare quelle delle confessioni religiose e delle istituzioni aconfessionali.
E dunque mi pongo un quesito: ma perchè questa disparità?
Perchè, ad esempio, si è avvertita l’esigenza, ribadisco giusta e meritoria, di permettere agli appartenenti alla Comunità Buddista (che prendo solo ad esempio ed alla quale rivolgo il massimo sentimento di rispetto), che notoriamente non è una religione ma una dottrina rivolta alla comprensione ed al controllo della propria mente, e non si sono riconosciuti il valore ed il merito di altre dottrine aconfessionali e comunque espressive di un diffuso sentimento di spiritualità e di sguardo verso la trascendenza dei propri affiliati?
Vi sono, ad esempio, dottrine iniziatiche di importanza storica insostituibile per il nostro Paese e per l’intera famiglia umana che operano per l’elevazione morale e spirituale dell’uomo, stimolano la tolleranza, praticano la giustizia, aiutano i bisognosi, promuovono l’amore per il prossimo e ricercano tutto ciò che unisce fra loro gli uomini ed i popoli per meglio contribuire alla realizzazione della fratellanza universale.
Io penso che, al pari delle organizzazioni confessionali ed aconfessionali con cui il Governo ha stipulato i protocolli, anche le altre associazioni di donne e uomini liberi e di sani principi che si adoperano ogni giorno interiormente e collettivamente per l’elevazione spirituale e morale dell’uomo abbiano pieno diritto di avere riconosciuta e consacrata la propria dimensione filosofico-spirituale attraverso la stipulazione di un apposito protocollo che permetta loro, proprio in questo momento storico caratterizzato da un’eccezionale e funesta pandemia, di potersi comunque raccogliere nei luoghi fisici a ciò deputati e nel rigoroso rispetto delle regole, così come, almeno sino ad oggi (qualcuno disse che “del doman non v’è certezza”), è consentito giustamente a coloro che appartengono alle comunità confessionali e filosofico-spirituali sopra indicate.
E dunque torno alla domanda iniziale: ma i cittadini italiani sono tutti uguali?
C’è ancora tanta, tanta strada da fare in questo Paese per l’affermazione dei diritti spirituali anche dei laici e forse, in certi momenti e questo è uno di quelli, anche un loro scatto di orgoglio sarebbe legittimo e obbligato.