Falso miele cinese: denuncia di Giorgia Meloni
ennesimo attacco alla nostra economia
Costa tre euro in meno ed è fatto senza api. Questo falso miele proveniente dalla Cina è l'ennesimo attacco alla nostra economia, a un'intera filiera e all'agricoltura italiana. Servono regole serie per tutelare i nostri prodotti: #DifendiamoilMadeinItaly
Non e' il primo allarme, ne avevamo parlato su Varese Press.
Nel periodo del virus il consumo del miele è aumentato di quasi il 50%. Lo certifica la Coldiretti.
Purtroppo la quantità del miele prodotto in Italia, a causa di fattori climatici sfavorevole, del surriscaldamento del pianeta e dei conseguenti eventi anomali, si sta riducendo.
“Costa troppo poco, è creato con sciroppo di zucchero e senza api”e oltretutto secondo la Cia: "Concorrenza sleale, è un alimento realizzato con metodologie di produzione non conformi alle norme europee"
Gli agricoltori sono provati dalla crisi da coronavirus ed ora pure dalla concorrenza sleale:
"A tutela del settore, Cia propone all’Ue l’imposizione ai mieli importati da Paesi terzi, della conformità con la definizione europea di miele, di produzione esclusiva delle api mellifere e senza l'aggiunta di altra sostanza. Si richiedono anche maggiori controlli ai confini Ue e nuove metodologie di analisi, al passo con le adulterazioni, sempre più sofisticate, oltre all'introduzione dell'etichettatura del Paese di origine sulle miscele di miele, per evitare frodi."
Un settore importante quello agroalimentare, si parla di 80 mila tonnellate di esportazioni di miele in Europa, a prezzi così fortemente concorrenziali, ci sarà un motivo?
Come mai nel resto del mondo c'e' penuria di miele a differenza di quanto accade in Cina?
Cia parla della " produzione artigianale, più rapida ed economica, accelera, infatti, i processi di deumidificazione e maturazione che le api effettuano con tempi molto più dilatati, ma rendono il prodotto finale privo delle caratteristiche di genuinità del miele."
Un altro colpo a un settore duramente provato e che esige controlli e protocolli internazionali, altrimenti anche questo settore rischia di sparire, lasciando il mercato in mano ai cinesI, speriamo ed auspichiamo che la classe politica, tutta, prenda posizione non solo a favore dei prodotti italiani e per gli agricoltori, ma anche per i consumatori che hanno diritto di avere un prodotto più naturale possibile, oltre ai risovlti economici conseguenti.
I numeri sono importanti: in Italia il settore conta 63 mila apicoltori, un milione e mezzo di alveari, 220 mila sciami, 23 mila ton. di prodotto e oltre 60 varietà.