Borsellino, depistaggi tanti, certezze giudiziarie poche
giudici "non sussiste alcuna prova che consenta di collegare la trattativa Stato-mafia con la deliberazione della strage di Via D'Amelio"
Il verdetto del processo Stato-mafia è del 20 aprile 2017. "Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana", lo definì la Corte d'assise di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza, eppure per i giudici "non sussiste alcuna prova che consenta di collegare la trattativa Stato-mafia con la deliberazione della strage di Via D'Amelio"
Il nostro video a Capaci.
Si parla tantissimo del tremendo episodio del 1992: alle 17.58, sull'autostrada Trapani-Palermo, nei pressi di Capaci, la tremenda esplosione che li uccise con gli uomini della scorta.
Circa 500 chili di tritolo piazzati dentro un canale di scolo esplosero mentre transitavano le Croma.
Un indizio non da poco: "Secondo Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988. Io - disse Borsellino - condivido questa affermazione. Oggi che tutti ci rendiamo conto di qual è stata la statura di quest'uomo, ci accorgiamo come in effetti il Paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, cominciò a farlo morire il primo gennaio del 1988, quando il Csm con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Meli".
La certezza è che Il 21 ottobre 2020 la Corte d'Assise di Caltanissetta ha condannato all'ergastolo Messina Denaro, riconosciuto tra i mandanti delle stragi del 1992 e già condannato per le bombe del 1993 a Firenze, Roma e Milano, quel Messina sul quale non si riesce a mettere le manette.