Berlusconi governa, il giornale di De Benedetti torna ad infangare
Quattro archiviazioni non sono bastate per Silvio Berlusconi.
Quattro archiviazioni non sono bastate. Al quinto tentativo la procura di Firenze avrebbe fatto centro e quindi rimestare la storia che vede Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri possibili mandanti delle stragi mafiose del 1992-93. Entrambi sarebbero indagati «per concorso in strage».
A svelarlo, il Domani, giornale di cui è editore Carlo De Benedetti, da sempre acerrimo nemico del Cavaliere. Secondo l’articolo, «le indagini sugli attentati di Firenze, Roma e Milano sono a un punto dove non erano mai arrivate». Tecnicamente sarebbe una fuga di notizia. In realtà è una non-notizia, dal momento che la stessa vicenda riemerge carsicamente quando serve. Ora serve perché Berlusconi è di nuovo al governo.
Il “Domani” batte la solita pista
Ma torniamo alla vicenda incriminata. L’ultima indagine risale al 2017. E seguì, ricorda Domani, gli «obliqui messaggi» lanciati dal carcere dal boss Giuseppe Graviano mentre colloquiava con durante l’ora d’aria con Umberto Adinolfi
Ma solo nelle ultime settimane l’attività investigativa si sarebbe intensifica. Il giornale di De Benedetti è informatissimo. La pista degli investigatori è il denaro, «il pretesto per indagare sui massacri».
Ma quali sarebbero le parole “nuove” di Graviano confidate ad Adinolfi? Primo: «Lo volevano indagare… Berlusca mi ha chiesto questa cortesia.. per questo è stata l’urgenza». Secondo: «Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa».
Le posizioni di Berlusconi e Dell’Utri già archiviate 4 volte
Questa la decifrazione del procuratore Creazzo: il «voleva scendere» riguarderebbe l’impegno in politica, evidentemente accarezzato già prima del 1994. «Ci vorrebbe una bella cosa», indicherebbe invece la necessità della «strage destabilizzante» per favorirne l’ascesa.
La «cortesia», infine, rimanderebbe al «colpo di grazia» (un’altra strage) di cui parla anche il pentito Gaspare Spatuzza, interrogato alla fine del 2020. Per i pm la settimana decisiva da analizzare alla luce del preteso triangolo Graviano-Dell’Utri-Berlusconi, è quella che va dal 21 al 28 gennaio 1994. Il 21 c’è l’incontro di Spatuzza con Graviano – che dimora a Torvaianica -, al bar Doney di Roma. In quei giorni nella Capitale c’è anche Dell’Utri. L’ex-capo di Publitalia attende la convention che battezzerà Forza Italia e vedrà la “discesa in campo” di Berlusconi.
Si indaga sulla soffiata che portò all’arresto dei Graviano
A confermare il racconto è Antonio Scarano, un altro pentito deceduto nel 2004. Questi ricordò di avere accompagnato Spatuzza al bar Doney e di averlo visto parlare con uno che Spatuzza chiama «Madre Natura». Scarano disse anche che, lui e Spatuzza, andarono anche a Torvaianica. Tutte coincidenze rilevate dalla nuova indagine. L’ultima parte del racconto di Spatuzza è roba risaputa e riguarda l’attentato finale, il “colpo di grazia”, appunto. L’obiettivo era una strage di carabinieri attraverso un autobomba fuori lo stadio Olimpico. La data fissata era il 23 gennaio del 1994. Per fortuna qualcosa non funziona, “un problema tecnico”, l’auto non fa la strage.
Il 26 gennaio Berlusconi annuncia la sua discesa. Il giorno dopo, l’ultimo della settimana cruciale, scattano le manette ai polsi di Giuseppe e Filippo Graviano al ristorante Gigi il Cacciatore di Milano. Qui si appunta l’attenzione degli inquirenti. Il punto è: chi fa la soffiata per far arrestare i Graviano e proprio in quel momento?