Arancione uguale a discriminazione
Il giallo e il rosso sono colori democratici poiché nelle regioni che, a seguito dei valori di 21 parametri individuati dal Ministero della Salute
ARANCIONE = DISCRIMINAZIONE
Il governo italiano, a causa della pandemia da Covid19, ha suddiviso le regioni in tre tipologie di rischio contraddistinte da tre colori: giallo, arancione e rosso.
Il giallo e il rosso sono colori democratici poiché nelle regioni che, a seguito dei valori di 21 parametri individuati dal Ministero della Salute, ricadono in una tipologia di rischio di contagio identificata da questi due colori le restrizioni alle libertà personali imposte alla popolazione di quelle regioni sono uguali su tutto il territorio regionale.
Per il colore arancione le cose non sono più eque. Infatti, poiché nelle regioni in cui il rischio di contagio è identificata dal colore arancione è prevista la libera circolazione nell’intero territorio comunale ma anche il divieto di uscire dal territorio del comune stesso se non per casi di necessità e/o urgenza.
Qui nasce la discriminazione poiché ciò che può fare il cittadino dipende dalla tipologia del comune in cui abita. Se risiede in una città o in un centro di una certa dimensione la libertà di circolare nel territorio comunale ha una rilevanza ma se si risiede in un paesino ecco che arancione e rosso non hanno più differenza pur essendo il paesino medesimo in una regione arancione e si viene a creare una vera e propria discriminazione “residenziale”.
Abiti in un piccolo paese, punito! Abiti in un centro “decente” allora esci, ci sono i negozi che possono aprire, vai a fare una passeggiate in centro, ecc.
Poi c’è anche da considerare che se abiti a Bregano (VA), come il sottoscritto, anche se sei in zona rossa come la Lombardia, che diventa arancione da domenica, devi comunque sempre andare negli altri comuni compilando una serie infinita di autocertificazioni poiché nel nostro paese ci sono solo un meccanico, un parrucchiere da uomo ed uno da donna ed un’osteria attualmente chiusa.
Per recarci a fare la spesa, dal medico, in farmacia, in posta, in banca o negli uffici pubblici aperti è necessario sempre e comunque uscire dal nostro comune e, magari, attraversarne anche tre o quattro.
Sorge spontanea la domanda: ma i nostri governanti conoscono la nazione in cui vivono o no?
Subito dopo sorge spontanea anche un’altra domanda: i Sindaci di questi paesini a cosa servono se non sono neppure in grado di porre le istanze che riguardano i loro cittadini con forza a chi produce queste regole che causano vere e proprie discriminazioni nelle libertà costituzionali dei cittadini da loro rappresentati? Non sarebbe meglio eliminare tutta questa frammentazione campanilistica e imporre che un comune, per essere tale, debba avere almeno ventimila abitanti?
Maurizio Fulgenzi Consigliere del Comune di Bregano per il Movimento Casadeglitaliani