Venezia: "devi uccidere il Presidente
Il ventinovenne afghano lavorava nel palazzo presidenziale a Kabul e i talebani gli hanno detto che avrebbe dovuto mettere una bomba nel palazzo presidenziale per uccidere il presidente dell'Afghanistan.
Il ventinovenne afghano lavorava nel palazzo presidenziale a Kabul e i talebani gli hanno detto che avrebbe dovuto mettere una bomba nel palazzo presidenziale per uccidere il presidente dell'Afghanistan.
La notizia è riportata dal Corriere
con una lunga intervista al ventinovenne profugo afghano rifugiato politico: «I talebani sono venuti da me dicendomi che dovevo uccidere il Presidente».
Il giovane è stato intervistato ai margini della manifestazione del 26 agosto "salviamo le donne afghane" che si è svolta a Venezia in campo San Geremia giovedì 26 agosto.
«Sono venuti da me. Lavorando con l’esercito nella sede del palazzo Presidenziale avevo il pass per entrare senza essere controllato e mi hanno detto che avrei dovuto posizionare una bomba per uccidere il Presidente dell’Afghanistan» si legge nell'intervista del Corriere veneto
Il giovane ha raccontato di avere eseguito l'ordine, ma di avere anche avvisato i militari responsabili della sicurezza che hanno fermato i talebani, uccidendone alcuni e catturando vivi altri.
Dal quel momento, racconta B.K. ad Alice D'Este che lo sta intervistando, la sua vita è diventata un inferno perché hanno ucciso suo padre e suo fratello, entrambi militari.
B.K. racconta di essere scappato la prima volta dal suo paese nel 2015 per venire in Italia a piedi, ma di essere poi ritornato in patria per cercare di aiutare un fratello catturato dai talebani, sequestrato, ferito, picchiato e poi abbandonato in un bosco.
Al rientro in patria è stato rapito e torturato da un gruppo influenzato da Pakistani e successivamente è stata ordinata la sua esecuzione, ma è riuscito miracolosamente a cavarsela, scappando.
Ha raccontato di essersi rifugiato da contadini e successivamente, con l'aiuto di uno zio di essersi imbarcato nel 2017 su un aereo per l'Italia.
Lo zio sarebbe poi stato fatto a pezzi.