Sostegni Bis, serve fondo per le discoteche, rimaste senza sostegno
Le discoteche sono state le prime a chiudere, saranno le ultime a riaprire, ma nonostante questo non avranno diritto ad alcun specifico sostegno economico da parte del governo. Questa è un’incongruenza che deve essere sanata al più presto”.
A dirlo è Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio, Federazione italiana dei Pubblici Esercizi, intervenuto oggi di fronte alla commissione Bilancio della Camera dei Deputati per suggerire modifiche e integrazioni al DL Sostegni bis, entrato in vigore la scorsa settimana.
La richiesta più pressanti sono due: la prima è quella di prevedere un fondo ad hoc a sostegno dei locali da ballo e dell’intrattenimento che, dopo essere rimasti chiusi per 15 mesi, al momento non hanno alcuna certezza su una possibile riapertura.
La seconda, di più ampio respiro, riguarda il tema degli affitti. La Federazione chiede, infatti, al Parlamento di fare di più sul fronte della rinegoziazione dei canoni di locazione. L’azione di moral suasion esercitata attraverso il Dl Sostegni, nel quale si invitano le parti a trovare un accordo per la riduzione degli affitti commerciali, da sola non basta: deve essere adeguatamente incentivata con fondi statali.
Importante il capitolo dei prestiti alle Pmi. “È certamente apprezzabile la proroga al 31 dicembre 2021 degli interventi in deroga del Fondo di Garanzia per le PMI e dei finanziamenti garantiti da SACE – spiega Calugi – ma, in questa fase di ripartenza, la proroga della moratoria va estesa non solo al capitale, ma anche agli interessi che rischiano di essere troppo onerosi per chi ha lavorato a singhiozzo negli ultimi 15 mesi”.
Per il resto, poi, pur apprezzando l’impianto complessivo del decreto, secondo la Federazione è necessario aumentare il fondo di 600 milioni di euro destinato ai Comuni per la riduzione della Tari ai Pubblici esercizi.
In ultimo, il lavoro. “In questo momento abbiamo bisogno di riportare il personale in sala e nei locali – spiega Calugi – visto che il 2020 ci ha portato via circa 150mila lavoratori, la maggioranza dei quali a tempo indeterminato. Oltre a prevedere sgravi contributivi per questo tipo di assunzioni, sarebbe auspicabile introdurre incentivi per l’assunzione dei lavoratori stagionali”.