Salsone, solo il progresso serve per fare l'uomo?
Temperate l'impatto negativo sulla vita dell'uomo
Solo il progresso basta per fare l’Uomo?
C’è un’idea che più di ogni altra ha definito l’epoca moderna. E’ l’idea di progresso, l’idea di un cambiamento continuo verso il meglio, materiale, culturale e morale, grazie ai successi della scienza e della tecnica. Questa idea ha orientato la storia europea, la mondializzazione, le speranze dei popoli e le ideologie politiche, alimentando anche un diffuso sentimento di speranza verso il futuro. Tuttavia già nel novecento le due guerre mondiali, il male assoluto dei regimi fascisti, nazisti e comunisti, la guerra fredda e poi la terza rivoluzione tecnologica hanno incrinato la convinzione che la scienza e la tecnica avrebbero da sole portato un futuro migliore per l’uomo. Fino a pochi decenni fa la storia della vita, da una parte, e la storia della civiltà, dall’altra, sono state separate da un confine inviolabile: la storia evolutiva della vita, base non modificabile delle nostre esistenze. La spinta evolutiva ha finito con il selezionare una cultura capace di sostituire la scienza e la tecnica alla selezione naturale. In buona sostanza siamo di fronte ad un passaggio epocale e cioè un cambio della guardia tra natura e cultura. Cosa fare, dunque?
Dobbiamo anzitutto evitare che l’uomo sia trascinato fuori dalla specie che l’ha prodotto, perchè se cosí fosse il termine “progresso” sarebbe svilito di importanza e perderebbe repentinamente la sua utilità. Una soluzione concreta è quella recuperare i segni del passato, di formare una situazione di auto coscienza e, infine, l’attuazione di un serio programma di raccordo tra ragione, scienza, tecnica e anima. Questa sfida, che l’uomo deve vincere, può donarci un esito di reciproco accordo e puó consentirci di recuperare il rapporto tra scienza e cultura e tra ragione, cuore e anima. E consentirci di unire popoli e luoghi tra loro distinti e distanti.
Pertanto certamente dobbiamo accogliere il progresso e però nello stesso tempo valorizzare il rapporto tra natura e cultura, tra la mente e il corpo, tra le specie e gli ecosistemi, tra l’identità e la diversità.
Quindi certamente sí e con convinzione al progresso, tuttavia occorre temperare l’impatto negativo sulla vita dell’uomo come singolo e come “animale sociale” pensando e realizzando un ciclo vitale in cui il paradigma della natura e della auto coscienza consentano all’uomo di realizzare una nuova e proficua stagione di recupero dei valori naturali e spirituali fondamentali. Si lavora efficacemente al bene e al progresso dell’umanità solo se l’uomo è capace di scavare dentro la propria coscienza, di conoscersi a fondo e quindi di unire armoniosamente la scienza e la tecnica a massicce dosi di fratellanza, di tolleranza, di anima e quindi di umanità.
Antonino Salsone