Riforma della Giustizia civile, proposta contro i processi lumaca
La Camera Arbitrale Internazionale: «Più coraggio sull’arbitrato per contribuire al rilancio dell’Italia». Dalla più importante camera arbitrale privata l’invito a maggiori investimenti sugli strumenti ADR. «Necessario lavorare anche su una cultura dell’arbitrato e della mediazione», afferma il presidente Guerriero.
Per accelerare i tempi della giustizia occorre investire sugli strumenti ADR (alternative dispute resolution). «Arbitrato e mediazione sono la strada più rapida per ridurre i tempi dei processi civili e contribuire a un concreto rilancio del Paese». L’appello arriva dalla Camera Arbitrale Internazionale, l’associazione più importante in Italia tra le Camere Arbitrali private che opera su tutto il territorio nazionale con una rete di oltre 800 giudici arbitri.
Nel momento in cui il Governo sta affrontando l’attesa riforma della Giustizia, l’invito è ad «agevolare il ricorso agli strumenti ADR, anche con l’introduzione di concreti incentivi fiscali, l’ampliamento delle materie obbligatorie di mediazione, negoziazione assistita e arbitrato, e un maggiore utilizzo della procedura arbitrale», afferma Rocco Guerriero, presidente nazionale della Camera Arbitrale Internazionale. «Occorre puntare anche su un’operazione culturale per una maggior sensibilizzazione verso l’uso di questo strumento, in particolar modo per le controversie di valore medio-basso. Questo porterebbe un impatto immediato e concreto: nella mediazione gli accordi raggiunti dopo il primo incontro tra le parti sfiorano il 50% dei casi, per arrivare a punte del 65% in materie come locazioni, successioni, usucapioni».
A fronte di una durata media di una causa civile di 7 anni in Italia, l’arbitrato ha ben altri punti di riferimento. «Per legge, il limite indicato è di 240 giorni, quindi circa 8 mesi, per arrivare a un lodo, provvedimento che ha i medesimi effetti di una sentenza pronunciata dall'autorità giudiziaria», sottolinea il presidente della Camera Arbitrale Internazionale. «Questo indica non solamente la potenzialità dello strumento, ma anche l’importante ruolo che potrebbe giocare in un processo di velocizzazione della Giustizia civile».
In gioco non c’è solamente il futuro del comparto giustizia, ma la credibilità del Paese. È stato infatti il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel suo intervento alla Camera dei Deputati del 26 aprile scorso, a ricordare che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non deve essere inteso semplicemente come “un insieme di progetti, di numeri, obiettivi, scadenze”, ma soprattutto come un insieme di programmi nei quali c’è in gioco il “destino del Paese”. E questo destino passa soprattutto da una riforma organica della Giustizia la cui attuale inefficienza rappresenta un danno per le famiglie, per le imprese e in generale per il Paese tutto. Sia in termini di PIL (la “giustizia lumaca” vale quasi 1 punto di Pil all’anno), sia in termini di attrattiva internazionale, in quanto proprio la lentezza dei processi, insieme con una tassazione elevata e un’eccessiva burocratizzazione, frena gli investimenti stranieri in Italia.
«Con soddisfazione prendiamo atto del fatto che una delle tre dorsali cui si vuole articolare la riforma del processo civile sia rappresentata dalla valorizzazione degli strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie i quali, in una cultura giuridica moderna, possono rappresentare gli unici validi alleati per il raggiungimento di una giustizia efficiente, rapida, credibile e altamente specialistica», aggiunge Guerriero. «Interventi strutturali sull’organizzazione degli uffici giudiziari, sugli investimenti funzionali e sulle carenze di organico, per quanto necessari, avrebbero effetto solamente nel lungo termine. Gli oltre 3 milioni di procedimenti civili pendenti (ai quali se ne aggiungeranno altri per le controversie sorte durante la pandemia) non possono essere risolti con interventi strutturali, ma solamente accelerando e agevolando gli strumenti dell’arbitrato e della mediazione».
Per la Camera Arbitrale Internazionale, la strada di riforma intrapresa è corretta. Conclude: «È necessario però maggior coraggio in materia di arbitrato; uno strumento che potrebbe garantire una giustizia efficiente e contribuire al rilancio del nostro Paese».
La Camera Arbitrale Internazionale è la più importante Camera Arbitrale privata italiana. In 10 anni di attività, ha sottoscritto più di 30 mila clausole compromissorie. Collaborano con l’associazione oltre 800 giudici arbitri scelti tra avvocati, docenti universitari, magistrati in quiescenza e professionisti del settore tecnico, contabile, medico. www.cameraarbitraleinternazionale.it