Pandemia e Alitalia. Una storia tutta italiana
Costata decine di miliardi ai contribuenti. E che va avanti perché per alcuni sembra che sia un vanto avere una compagnia di bandiera
Oggi audizioni in Parlamento dei ministri dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti per la costruzione della newco Alitalia. In sostanza: tutto a posto, i soldi ci sono, abbiamo 232 milioni in cassa grazie alle normative emergenziali pandemiche, non ce l’abbiamo con nessuno, abbiamo bisogno di tempo per decidere la spartizione dei posti.
E’ una storia tutta italiana. Costata decine di miliardi ai contribuenti. E che va avanti perché per alcuni sembra che sia un vanto avere una compagnia di bandiera e perché i sindacati dei lavoratori di Alitalia sono potentissimi e ben ammanicati col potere tant’è che riescono a non far mandare a casa i lavoratori di un’azienda decotta.
Nello scandalo che oggi abbiamo denunciato ad Antitrust ed Enac , dove ci sono le compagnie aeree che vendono biglietti di voli che quasi sicuramente non ci saranno, e così incassare soldi che poi non rimborsano se non con l’emissione di un voucher, Alitalia ha un posto di primo piano. Oltre a vendere biglietti per voli fantasma lo fa anche per altrettanto aeroporto fantasma, Linate a Milano, chiuso in agosto e dove, invece, si può prenotare un volo Alitalia in partenza.
Scandalo che ha come molla il fatto che la legge italiana, in violazione di quella comunitaria, consente di rimborsare con voucher e non con soldi
Ma anche le norme per risollevare il vettore tricolore gridano vendetta. La prima prevede che i singoli aeroporti cosiddetti “minori” applichino a tutti i vettori le stesse tariffe; la seconda che tutte le compagnie che operano in Italia debbano applicare il contratto collettivo nazionale praticato da Alitalia.
Nel primo caso, al di là dell’apparenza di equità, significa che vengono annullate le facilitazioni che i singoli enti locali concedono alle compagnie low cost per farle operare da scali che convogliano nelle località turistiche decine di migliaia di passeggeri.
Nel secondo caso si obbligano le compagnie low cost ad applicare stipendi ben superiori a quelli praticati negli altri Stati europei, stipendi che sono comunque nelle norme del diritto italiano. La norma del decreto rilancio, forse, voleva essere anche un modo per tutelare i lavoratori delle low cost, ma ora rischia di trasformarsi in un’ondata di licenziamenti e abbandoni degli scali italiani, con conseguenze disastrose sul turismo, in un momento di estrema difficoltà per il settore.
Si tratta di un’operazione che, nel complesso, mira a costringere le compagnie low cost a portare il costo dei biglietti a livello di quelli dell’Alitalia. Alitalia che il ministro dei Trasporti oggi in audizione ha detto che non sarà, e non avrà un settore, low cost. Quindi la morte del low cost per chi vola in Italia.
fonte ADUC