Palermo, sequestro di un laboratorio clandestino e stabilimento enologico

Le partite di zucchero di barbabietola e zucchero di canna - acquistate in nero da aziende con sede in Campania – giungevano presso un vero e proprio laboratorio clandestino, gestito da un partinicese (G.G. classe ‘54) con numerosi precedenti di polizia (per estorsione, truffa, violenza privata, reati contro l’economia, ricettazione, falso ed altro)

Palermo, sequestro di un laboratorio clandestino e stabilimento enologico

Palermo, importante operazione della Guardia di Finanza, dellega della Procura della Repubblica di Palermo, con la collaborazione di funzionari dell’Ispettorato Repressione Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, hanno dato esecuzione a decreti di sequestro, emessi dal Procuratore Aggiunto Sergio Demontis e dal Sostituto Procuratore Vincenzo Amico, titolari dell’indagine, di un laboratorio clandestino e di uno stabilimento enologico, entrambi con sede a Partinico, di 250 quintali di zucchero solido, di 300 ettolitri di zucchero già disciolto in acqua nonché di oltre 37 mila ettolitri di vini e mosti recanti indicazioni geografiche o denominazioni di origine contraffatti nonché sofisticati con zucchero e acqua.

 Le investigazioni svolte dai Finanzieri della Compagnia di Partinico – scaturite da una segnalazione dell’ICQRF e da una conseguente attività di verifica fiscale - hanno permesso di accertare che alcune aziende con sede a Partinico, riconducibili ad un noto soggetto pluripregiudicato (L.C.O. classe ‘64, con precedenti per reati fiscali, con particolare riguardo all’emissione e all’utilizzo di false fatturazioni, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, associazione per delinquere, anche di tipo mafioso, e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale), hanno posto in essere complessi artifizi contabili grazie all’ausilio di altre società consorelle costituite ad hoc e di “cartiere”, annotando fittizie introduzioni di mosti, uve e vini, con il mero fine di creare un presupposto di apparente legalità ai prodotti vitivinicoli, commercializzati con false denominazioni di origine e indicazioni geografiche siciliane, ottenuti mediante l’utilizzo fraudolento di zucchero (miscelato con l’acqua).