Omegna, processo dopo l'incidente mortale

LA PROCURA CHIEDE IL PROCESSO PER L’AUTOMOBILISTA CORRESPONSABILE DELL’INCIDENTE DI OMEGNA COSTATO LA VITA AL 16ENNE MATTEO CEROTTINI.

Omegna, processo dopo l'incidente mortale
foto di repertorio

LA PROCURA CHIEDE IL PROCESSO PER L’AUTOMOBILISTA CORRESPONSABILE
DELL’INCIDENTE DI OMEGNA COSTATO LA VITA AL 16ENNE MATTEO CEROTTINI

Al conducente della vettura si imputa di aver girato a sinistra senza guardare
nello specchietto, scontrandosi con la moto del ragazzo che sopraggiungeva da dietro

Quando si gira a sinistra, oltre a inserire la freccia, bisogna sempre guardare lo specchietto retrovisore per accertarsi che dalle proprie spalle non sopraggiungano altri veicoli, anche se in quel punto il sorpasso è vietato: questo non solo per scongiurare disgrazie ma anche per evitare per se stessi conseguenze penali in caso di incidente. Uno “scrupolo", peraltro richiesto dal Codice della Strada, che però viene troppo spesso a mancare.

Insegna anche questo la tragica vicenda di Matteo Cerottini, il ragazzo di soli sedici anni, che abitava con la sua famiglia a Nonio, nella provincia del Verbano Cusio Ossola, rimasto vittima il 27 giugno del 2020 di un tragico sinistro a Omegna mentre procedeva sulla sua moto. A conclusione delle indagini preliminari del relativo procedimento penale, con provvedimento del 2 aprile 2021, il Pubblico Ministero della Procura di Verbania, dott. Gianluca Periani, ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale per l’automobilista con cui il giovanissimo si è scontrato, R. R., 57 anni, di Omegna, iscritto da subito nel registro degli indagati. E riscontrando la richiesta, il Presidente della sezione penale del Tribunale di Verbania, il giudice dott.ssa Donatella Banci Buonamici, ha fissato per il prossimo 16 giugno, alle ore 10, nel palazzo di giustizia di corso Europa, l’udienza preliminare del processo.

Il dramma si è consumato in via Pascoli alle 7 di sera all’incirca. L’imputato stava percorrendo con la sua Skoda quella strada in direzione Bagnatella quando, giunto all’intersezione con via Micca, ha iniziato la svolta a sinistra per immettersi in quest’ultima stradina, ma gli si imputa la colpa di averlo fatto “omettendo di ispezionare lo spazio retrostante con l’ausilio degli specchietti retrovisori e, dunque, omettendo di assicurarsi di poter effettuare tale manovra senza creare pericolo o intralcio ad altri utenti della strada, tenendo conto della posizione, distanza e direzione di essi”, come prescritto dall’art. 154 del Codice della Strada, per citare l’atto del magistrato.

Proprio in quel mentre, infatti, nella stessa direzione di marcia, in via Pascoli sopraggiungeva la Yamaha del sedicenne, che aveva intrapreso la manovra di sorpasso della vettura, certo non consentita ma chi va sulla strada, come prevede lo stesso Codice, deve sempre mettere in preventivo anche eventuali imprudenze altrui per non rendersi corresponsabile di incidenti.

Il resto, purtroppo, è tristemente noto. La motocicletta finisce contro la portiera posteriore sinistra della macchina e Matteo ha l’ulteriore sventura di andare a impattare contro il montante e, in particolare, contro il vetro che esplode e lo investe, causandogli la lacerazione dei vasi della zona anteriore del collo e il decesso praticamente istantaneo: una morte orrenda.

Per essere assistiti, i familiari del giovanissimo, che ha lasciato il papà, la mamma, una sorella più piccola e la nonna, attraverso il consulente legale Giancarlo Bertolone, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha fatto valere nell’iter risarcitorio, già chiuso, questo determinante concorso di responsabilità da parte dell’automobilista, che in qualche modo riscatta anche la giovane vittima.

I genitori, pur nell’immenso dolore per la perdita di un figlio di appena 16 anni, con un’umanità rara al giorno d’oggi non hanno mai nutrito sentimenti di vendetta e di risentimento nei confronti dell’imputato, ma aspettano solo che la giustizia penale faccia il suo corso per chiudere questo doloroso capitolo di una ferita che per il resto non potrà mai rimarginarsi.