Caregiver Familiari Comma 255 scrive a Mattarella

Grande preoccupazione per il contagio da Covid-19 di persone con disabilità

Caregiver Familiari Comma 255 scrive a Mattarella

13 Novembre 2020

Roma

Caregiver Familiari Comma 255   

Dal marzo scorso denunciamo la poca attenzione alla condizione delle persone con disabilità e dei loro caregiver familiari nel governare la crisi pandemica e sanitaria in atto.

L'allarme sul rischio di riaprire le "classi differenziali" lo abbiamo dato fin dalla pubblicazione dell'ordinanza 82 della regione Campania.

Alla pubblicazione del DPCM del 3 novembre non ci è rimasta altra via che, assieme ad altri, rivolgerci al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e dell'unità nazionale, per cercare di scongiurare che si ratifichi con i fatti un percorso differenziale per i nostri figli con disabilità, foriero di un inaccettabile ritorno al passato.

L'inesistenza di supporti economici ai caregiver familiari che lascia le nostre famiglie più povere abbandonate e sole, l'assenza di percorsi di ospedalizzazione covid 19 rispettosi dell'esigenza di accompagnamento dei nostri congiunti con disabilità che induce le famiglie a non denunciare la positività della persona con disabilità o del caregiver familiare; il mancato ripristino dei servizi già carenti "a regime" e la forte resistenza di enti erogatori, lavoratori ed enti locali a rimodularli in forma domiciliare, non sono bastati: assistiamo anche al ritorno alle classi differenziali, con l'avallo della società tutta. I caregiver familiari sono soli, abbandonati e stanchi.  

Approfittare di questo stato psicologico per indurli ad accettare nei fatti la scuola differenziale è aberrante. Una società civile non approfitta della condizione di precarietà dei suoi cittadini più fragili e soli.

Confidiamo nel Presidente Mattarella e chiediamo a chiunque condivida le nostre ragioni di sottoscrivere la lettera in allegato. 

Il portavoce 
Sofia Donato 
351 653 1823 

[email protected]

Il Gruppo Caregiver Familiari Comma 255 fa un appello al Presidente della Repubblica, c'è grande preoccupazione per le persone con disabilità che possono essere più esposte al contagio da Covid-19.

Al Presidente Mattarella,

Nonostante il tempo burrascoso e le divisioni che attraversano la politica, Lei ha sempre indicato una strada comune e, come anche papa Francesco ricorda continuamente, ha sempre rifiutato la cultura degli “scarti”.

Noi genitori di figli con disabilità, noi caregiver familiari, impariamo presto a riconoscere sulla nostra pelle questa sensazione di esclusione.

La legislazione del nostro Paese rappresenta sicuramente una tutela essenziale ed un punto di partenza indispensabile per garantire ai nostri figli una vita meno faticosa ma, come Lei sa, non è ancora abbastanza.

Ci rivolgiamo a Lei con l'intenzione ferma di evidenziare che nella nostra Penisola, a partire dalla Regione Campania, sta accadendo qualcosa di assolutamente inaccettabile.

L'ordinanza numero 82 della Campania per prima, poi, altre ordinanze di diverse Regioni italiane, fino al DPCM del 3 novembre u.s., stabiliscono che, in caso di chiusura delle scuole ovvero di sospensione delle lezioni, la frequenza scolastica debba essere prevista per gli alunni con disabilità, senza assicurare loro la presenza del gruppo eterogeneo  dei pari.

Questo accade nonostante la Costituzione italiana riconosca a tutti, indistintamente, il diritto allo studio; nonostante il palese contrasto con l’art. 12 della legge 104/92 che, al comma 2, afferma che la frequenza scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità si deve attuare nelle “classi comuni della scuola italiana”; e in contraddizione con quanto indicato dalla Ministra Azzolina il 5 novembre u.s., che nella Nota 1990/2020 ha ribadito i principi già delineati nel DM 39 del 26/06/2020 e ripresi nel DM 89/2020, indicando come l'unica strada percorribile per la frequenza in presenza richieda di organizzare piccoli gruppi inclusivi. Nella quotidianità, nelle nostre scuole, si stanno prefigurando inquietanti sperimentazioni di qualcosa che, nel 1977, era stato cancellato: le classi differenziali.

La scuola italiana è, orgogliosamente, pioniera nella inclusione e nella solidarietà. Ma quanto sta accadendo va esattamente nella direzione opposta: nella maggior parte delle scuole accedono solamente alunni con disabilità, che spesso vengono organizzati in piccoli gruppi, determinando, di fatto, l'esclusione e l'isolamento per i nostri figli con disabilità.

La presenza di una pandemia non può giustificare la creazione di percorsi in “classi differenziali di fatto”, ovvero la messa in atto di forme evidenti di discriminazione nei confronti dei nostri figli.

Sono differenti gli strumenti che Governo ed Enti locali hanno a disposizione per garantire il diritto all’inclusione scolastica.

Stanti le condizioni di contesto, possono essere intrapresi percorsi in presenza con il gruppo eterogeneo dei pari oppure si può prevedere il ricorso a figure professionali addette all’assistenza all’autonomia e alla comunicazione, che accompagnano, laddove assegnate, gli alunni con disabilità nel percorso scolastico: queste figure dovrebbero spostarsi al domicilio degli alunni per consentire loro la fruizione della didattica proposta in modalità remota dagli insegnanti (per loro a distanza e, per il gruppo dei pari, a distanza o in presenza).

Se l’emergenza sanitaria è tale da impedire la frequenza scolastica la tutela precauzionale è diritto di tutti.

Se consente la frequenza di piccoli gruppi, allora è un diritto che sia garantita per tutti gli allievi, che per le più svariate ragioni necessitano di didattica in presenza, l’organizzazione di piccoli gruppi inclusivi.

La scuola italiana è, per fortuna e per merito di donne e uomini che oltre 40 anni fa hanno costruito su valori comuni, la scuola di tutti.

Lei ne è stato, da sempre, un attento testimone e autorevole protagonista.

Ci aiuti a farlo comprendere e attuare a chi ha il compito di prendere le decisioni, e ai quali, evidentemente, sfugge quanto stabilisce la normativa italiana in materia.

Ci aiuti a salvare questo baluardo italiano di democrazia, inclusione e pari opportunità.