L'ass.Sostenitori CdG non si lega alla mafia.

Lasciano sgomenti le parole proclamate dal palco della kermesse politica svoltasi nei giorni scorsi a Catania, alla vigilia del processo contro l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, da parte della ex senatrice Angela Maraventano

L'ass.Sostenitori CdG non si lega alla mafia.

SCONCERTO SULLE PAROLE DELLA EX SENATRICE MARAVENTANO. LO STATO
AFFRONTI CON PIU’ DECISIONE LA LOTTA ALLA MAFIA
Lasciano sgomenti le parole proclamate dal palco della kermesse politica svoltasi nei giorni
scorsi a Catania, alla vigilia del processo contro l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, da
parte della ex senatrice Angela Maraventano ;. Cosi l’avvocato Marco Valerio Verni, portavoce
dell’associazione Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di Giustizia , impegnata già da diverso
tempo nella lotta alla mafia, che continua ;Sentire affermazioni che fanno riferimento alla
sensibilità ed al coraggio della “nostra” mafia, che ora non esistono più, creano forte sgomento tra
coloro che, della lotta ad essa hanno fatto, per vari motivi, la loro ragion di vita. E che, per molti di
essi, ne è stata anche causa di morte. Che poi, a farle, sia addirittura una ex parlamentare, lascia
ancora più basiti. Spero che, chi di dovere, in primis proprio il segretario della Lega, Matteo
Salvini, intervenga presto, anche se sono passati già diversi giorni, e prenda quantomeno le
distanze da tali dichiarazioni che, per quanto poi ci si sforzi di giustificare, credo siano gravi.
Parlando più in generale- continua l’avvocato Verni-, si dovrebbe, piuttosto, incitare lo Stato ad
essere più presente, ed a pretendere ciò con tutte le forze, soprattutto in questo periodo, dove la
nefasta congiuntura economica, aggravata dal Covid-19, può facilitare una maggior e più veloce
infiltrazione mafiosa nel tessuto sociale e produttivo, con un aumento di attività illecite, quali ad
esempio il riciclaggio e l’usura. La politica dovrebbe anche avere il coraggio di imporsi sul
sistema bancario, che dovrebbe accettare un pizzico di rischio in più, ed un po’ di guadagno in
meno, valorizzando la sua funzione sociale.
Inoltre, occorrerebbe maggior determinazione nell’affermare che, oggi, il fenomeno mafioso sia
sempre più globale e che, per quanto ci riguarda, esso sia alimentato anche da quello di matrice
etnica, che trova continua linfa soprattutto da una immigrazione irregolare che, come riportano
numerosi rapporti della Direzione Investigativa Antimafia, non fa che aumentare la presenza di
organizzazioni criminali di tal tipo nel nostro Paese. In tale quadro, sarebbe d’obbligo una diversa
politica migratoria e soluzioni in aiuto ai popoli bisognosi di più ampio respiro, basati innanzitutto
sulla cooperazione internazionale.
Ma sono anche altri i temi che andrebbero affrontati con decisione, tra cui quello dei collaboratori
e testimoni di giustizia, essendone riconosciuta ormai da tempo l’importanza nella guerra a questo
odioso fenomeno. Essi, ma soprattutto i loro familiari, vivono spesso in condizioni di forte disagio
psicologico e relazionale, non solo a causa del- naturale, verrebbe da dire- trasferimento in
località protetta, ma soprattutto a causa dell'assenza di un progetto di vita stabile per sé e per i
propri parenti, con tutto quello che ne può conseguire.
Anche su questo, infatti, non si può essere ipocriti e non ricordare che, spesso, è proprio grazie ad
essi, al di là del motivo della loro scelta, che si sia arrivati a poter usufruire di una  lettura
“dall’interno” delle organizzazioni criminali.
Ciò è, tra l’altro, ancor più attuale se si consideri la loro importanza nella lotta alle c.d. mafie
etniche prima richiamate, tra cui, in particolare, quella nigeriana che oggi è, non solo nel nostro
Paese, ma in Europa e nel mondo, tra le più pericolose e violente e che, spesso, opera in sinergia
con quelle autoctone, con un evidente reciproco vantaggio. Insomma- conclude l’avvocato- lo Stato torni ad essere unico protagonista nella lotta alla
criminalità organizzata, agendo su tutti i fronti possibili, compreso quello- importantissimo- della
formazione e prevenzione nelle scuole e nelle università, perché, come diceva Giovanni Falcone,
“Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale”