La Madonna del Tarlap

Insomma era un castigo di Dio.Si tremava e si pregava

La Madonna del Tarlap
LA MADONNA DEL TARLAP
Correva l'anno 1755,la sera del 14 ottobre il vento diventò furioso ed il temporale assunse espressioni apocalittiche.
La valle oscurata completamente dalla nera caliggine delle nubi, era ogni tanto sferzata da lividi e smisurati guizzi ramificati di fulmini.
Pioggia e grandine di grossezza mai vista erano scaraventate dal vento contro ogni cosa con furia demolitrice. A Domodossola il fulmine colpì una donna che sta con altre persone attorno al fuoco del camino.L'intensità delle precipitazioni fu enorme.Non vi erano dati precisi,ma talune informazioni parlavano che un secchio esposto verso mezzogiorno del giorno 14 si riempì in meno di mezzo quarto d'ora.
Ciò significa che, il secchio aveva un'altezza di 30 cm., l'intensità della pioggia raggiungeva i 300 mm. in 10 minuti pari a 1800 mm. l'ora, il che ha dell'incredibile. Quando l'intensità della precipitazione arriva a questi livelli il terreno non è più in grado di assorbire acqua, i ruscelli si trasformano in rabbiosi torrenti, i torrenti in fiumi, ed la Toce occupa tutto il fondovalle trasformandosi in lago.
Insomma era un castigo di Dio.Si tremava e si pregava:A fulgure et tempestate libera nos Domine; si bruciavano i fiori benedetti di San Giovanni;si facevano i voti, si suonavano le campane.La pioggia continuò ininterrotta per tutto il 15 Ottobre.Gravissimi furono i danni in tutta l'Ossola.A Mergozzo il livello delle acque era tre metri sopra le campagne.
A Domodossola il Bogna aggirava l'intera città e, penetrato attraverso porta Briona, la stava allagando. Le acque avevano già raggiunto un notevole e pericoloso livello allorchè fortunatamente, le mura a sud della città, precisamente nel tratto presso il convento dei Frati Minori,sotto la spinta delle acque, crollarono lasciando libero il deflusso.L'Anza e l'Ovesca fecero pure la loro parte.
A Piedimulera l'Anza cambiò corso puntando direttamente verso Pallanzeno e sboccando poco oltre nel Toce.Un lago fangoso si estendeva da Villadossola e Beura fino al lago Maggiore. Ad aggiungere spavento ai poveri montanari Ossolani cadde nei giorni 14 e 15 Ottobre la così detta pioggia rossa.
Noi adesso sappiamo che il fenomeno, non infrequente, è appunto legato al trasporto di polveri e sabbie desertiche, ma allora questi segni erano ben diversamente interpretati.Poi di colpo la pioggia cessò e tornò il sole.Racconta una antica tradizione, che nelle notti serene susseguite alla gran pioggia i poveri e spauriti abitanti di Tappia, guardando dall'alto del poggio su cui sta il minuscolo paese, nella valle sottostante dove le acque della Toce andavano ritirandosi dai prati e dai campi allagati, notarono strani bagliori provenienti da un punto ancora invaso dalle acque.Il fatto notato da qualcuno fu oggetto di attenta osservazione da parte di tutti: un lume galleggiante sulle acque? Un riflesso della luna su qualche oggetto misterioso? Il fenomeno fu spiegato solo dopo alcuni giorni, recatisi questi montanari a recuperare il legname depositato sui fondi vicino al fiume in piena, da alcuni ragazzi di Valpiana, fu trovata intrappolata assieme ad altro legname una statua della Beata Vergine che gallegiando sulle acque, era approdata in quel luogo ed era rimasta in piedi ed intatta sui tronchi.Dalle sue dorature perveniva il brillio notturno osservato nei giorni precedenti. Il fatto fu considerato come un segno di buon augurio.Alla notizia del ritrovamento accorse gran parte del popolo che interpretò l'evento come una richiesta di asilo da parte della Vergine agli uomini di Tappia: ed essi l'accolsero con devozione fiduciosi della di lei protezione futura.Questa statua fu ed è tuttora oggetto di particolare devozione da parte del popolo di Tappia ed ogni anno la quarta domenica di Ottobre, se ne fa pubblica esposizione con solenne processione, non più nella chiesa di Tappia, ma dall'Oratorio di Valpiana.Così per questo popolo la festa del S.Rosario è collegata con la grande alluvione del 1755 in cui fu rinvenuta in modo creduto miracoloso la preziosa statua.il popolo la chiama con il curioso nome di "Madonna del Tarlàp". Col termine "Tarlap" nel dialetto Villadossolese si intende"Schizzo d'acqua"Di latte" o di "Vino" che esce dal secchio quando viene portato, oppure che rimane in fondo al recipiente quando viene svuotato.La tradizione di Tappia vuole con questo ricordare come in occasione del ritrovamento della statua della loro Madonna il raccolto più prezioso dei loro sudati campi, cioè il vino, sia stato solo un "Tarlàp", cioè quasi nullo.La graziosa statua della Madonna che è approdata nella büzza del 1755 sul piano di Tappia merita qualche considerazione.Alta circa 80 cm. presenta la vergine seduta su un piccolo trono, sostenendo il Bambino sul ginocchio sinistro, in piedi e porgendo con la mano destra il S.Rosario. E' un lavoro di un artista Ossolano della metà del 500. L'artista che ha scolpito il legno, seguendo modelli in uso, è riuscito a ispirare alla sua opera una grazia e una dignità che traspaiono soprattutto dal volto della Vergine e del suo atteggiamento tranquillo e sereno capace di suggerire fiducia e devozione.Quale l'origine di questa sacra immagine?Quale il suo viaggio tra i flutti del torrente che l'ha rapita dalla sua antica sede per approdare al piano di Tappia?La sua origine ha quindi un poco di mistero.Forse la Provvidenza ha disposto che da qualche luogo dimenticato dove era illanguidita da tempo la devozione alla Vergine, provvedessero le acque della büzza e portarla in altro dove la devozione si sarebbe riaccesa a consolazione dei rudi uomini di Tappia.
Foto e testi tratti dal libro:
STORIA DI TAPPIA di Tullio Bergamini