Il risveglio del Grande Spirito (ovvero l’Italia e la “questione indigena”)

Potremo mai capire perché "Uashita Vuicto", ovvero Crazy Horse, non si faceva fotografare? Uno spunto...

Il risveglio del Grande Spirito (ovvero l’Italia e la “questione indigena”)

In questo mondo scosso e mutato, in un mondo nuovo a misura di donna che si costruisce dopo il “mondo nuovo a misura di maschio” del 1945, abbiamo assistito prima al fenomeno dei Friday for Future e quindi alla più forte ribellione del Pianeta Terra che si sia mai vista a ricordo d’uomo: il COVID-19.

L’istinto decadente (e un po’ sessista) che ha dato adito nella nostra storia lontana a tante “leggende del forzuto” come le chiamo io, quali per esempio 1) il mito del bianco indo-europeo, oppure 2) quello del “biondo ebreo” Gesù di Nazareth come anche 3) la fondazione di Roma tra Romolo e Remo che è in realtà una uccisione della “madre” (etrusca) che la dinastia Giulio-Claudia in forte crisi d’identità riscoprì (per essere poi sepolta della damnatio memoriae dei Cristiani) a cosa ci può portare adesso?

Io stesso assisto per strada a invasati che, proprio il giorno seguente alla visione di qualche curiosa puntata su RaiTre, vanno in giro per Roma gridando, da soli, che non si tratta di un virus: si tratta di un complotto. L’antropologo Ernesto De Martino (che dovremmo riscoprire più di tutti) ha spiegato bene nei suoi studi a cosa noi tutti stiamo andando incontro, è come un senso di “chiusura delle pareti”, di “crollo della casa” che avviene nel cervello di milioni di noi, giovani e meno giovani.

Ma altri hanno subito già le loro Apocalissi e chissà come (un po’ meglio dei Maya del governo Monti) hanno predetto tutto ciò. Nella visione millenarista post-genocidio dei “pellerossa” del territorio degli Stati Uniti d’America in particolare, a seguito del 21/01/2021 (una data bianca…) viene il tempo del ritorno della Donna del Bisonte Bianco (la loro Grande Madre) e del Grande Spirito, nel quale risvegliarsi o perire. I cosiddetti “indiani” divennero una sorta di OGM coll’incontro coi bianchi, sia detto con ironia: il cavallo, lo scalpo, il collettivismo, non appartenevano loro. L’alcool, che reggevano e reggono benissimo, veniva semplicemente servito loro come un veleno, misto a sangue e altri intrugli per renderlo più vivido, e portava alla morte (si legga magari lo splendido libro di Vittorio Zucconi del 1996 su “Cavallo Pazzo”). Quindi noi ne abbiamo un’immagine distorta e anche dopo la definiva “assimilazione” hanno assunto tutta una serie di “visioni apocalittiche” (che prevedono anche l’esistenza aliena, legata in particolare al pianeta “rosso”) che in parte hanno senso come archetipi e nelle visioni di inconscio collettivo, accertate dalla scienza medica da decenni, e in parte sono visioni deliranti che oggi tutti abbiamo e dovremmo riscoprire.

Ma un risveglio sussiste in questo momento, ignorato dall’Italia ormai priva dei De Martino, dei Bonelli e dei De André, di ciò che ci legava a quelle strane “proto-scoperte” dell’America avvenute prima coi vichinghi quindi con una serie di monaci a cavallo tra l’Irlanda e la Campania attorno all’anno mille. Fatti “storici” che non vengono riconosciuti praticamente tali da una storiografia “vaticana” parziale, come anche la riscoperta etrusca del I secolo della nostra “era”.

In Perù, dove le donne hanno gridato la loro ribellione alle sterilizzazioni forzate delle indigene (sono troppe, fanno più figli dei bianchi). In Ecuador, dove la vittoria assicurata è stata già frodata nelle elezioni a un candidato indio e ambientalista. In USA, dove i “pellerossa” come li chiamiamo, e vediamo noi, avvertono la reale possibilità dello sterminio senza una reazione diversa, etnica ma femminile, eppure orgogliosa. In Cile, dove la costituzione viene rimandata continuamente e i Mapuche avrebbero il diritto garantito. In Brasile, dove interi popoli stanno scomparendo (ce ne sono di scomparsi proprio ora) e ciò che arriva noi è solo il giusto richiamo di Francesco e non, una opposizione interna alla Chiesa che sussiste e lo osteggia. Dalla Bolivia tutto era partito…

Chissà che una “Greta Mustang Pazza” non sorga. E chissà che “Gaia” come viene chiamata in una controversa ipotesi scientifica, non riveli nuovamente (e diversamente) il suo volto. Per ciò che vediamo noi italiani… chissà che non esca un terzo argomento di forte dibattito “ambientalista” in un continente che non si sa dove voglia andare e deve prendere una direzione nuova, in un mondo nuovo che è un aggiornamento del vecchio (diciamo: il 1943-45 il Computer e il 2019-2021 è Internet, pronti a navigare?).

Lorenzo Proia