Il fardello della (letteratura) bianca
È appena uscito in Italia uno dei numerosi, superbi romanzi del filone gotico nato dal territorio di Guayaquil, in Ecuador. Si tratta di ‘Mandibula’ di Mónica Ojeda, già apprezzata negli Stati Uniti e in Spagna e, adesso, si spera di far conoscere questa sorta di Isabella Santacroce “internazionale” anche al pubblico del nostro Paese.
È appena uscito in Italia uno dei numerosi, superbi romanzi del filone gotico nato dal territorio di Guayaquil, in Ecuador. Si tratta di ‘Mandibula’ di Mónica Ojeda, già apprezzata negli Stati Uniti e in Spagna e, adesso, si spera di far conoscere questa sorta di Isabella Santacroce “internazionale” anche al pubblico del nostro Paese; parliamo della grande autrice de ‘Las voladoras’. Classe 1988, docente tra Spagna ed Ecuador, narra nel testo tradotto in lingua italiana da Massimiliano Bonatto di quei “nuovi mostri”, come li ha già definiti ‘Il Manifesto’, che imperversano nella femminilità dei nostri giorni in cerca di approvazione da una società euro-americana che da un lato dona loro una pseudolibertà, dall’altro le inibisce con un senso comune mass-mediaticamente imposto. Nel thriller di Ojeda, le giovani ragazze sperimentano fantasie in merito a un Dio Bianco, entità spirituale speculare e opposta alla classica visione di “Uomo Nero”.
Da parte di chi legge questi romanzi (le “lettrici gotiche”) spesso – imparando poi a far tesoro degli errori con maestria – ci si ritrova contro una compagnia maschile che più che approvare tollera, ma che poi reclama un proprio ruolo di leadership; quest’ultima distorta sino alla potenziale criminalità. Il ruolo che il “maschio alpha” della gotica rischia di poter recitare è infatti quello del “Messia” e ne abbiamo due esempi eclatanti nella storia “bianca”: Rasputin in Russia e Charles Manson in California. Due campioni dell’Imitatio Christi spudoratamente consapevoli. Sussistono ovviamente ben altri ruoli e compagni possibili per delle lettrici emancipate, e queste non sono che particolari punte di un iceberg decisamente ridotto nel, chiamiamolo, “universo dark”. L’aurea che però circonda in particolare questi due personaggi storici è drammaticamente causa di perdite di senso della realtà.
Sono capitato un po’ per caso su un vecchio testo esattamente di un secolo fa, del 1921, in lingua francese, in versione originale: ‘Raspoutine et Les Femmes – Le Diable Sacré’ di René Fülop-Miller. Ho deciso così di approfondire la questione scoprendo i riti orgiastici, ma anche pederastici e “cristoimitanti” del santone russo, così simili a quelli californiani che imbrattano gran parte delle eredità ancora oggi forti e presenti della New Age.
Ecco allora che il dubbio nasce spontaneo e apparentemente provocatorio. Non sarà forse che l’immagine sanguinolenta, tracimante del Cristo in croce, così come molti dei riferimenti più scottanti, fatti di fruste, chiodi, feticismi e altre amenità non siano essi stessi dark di pessimo gusto, a differenza dell’Ojeda?
Lorenzo Proia