Firenze, le valigie coi resti, e il mostro di Firenze?
Reminiscenze di storie già viste
LE VALIGIE CON RESTI UMANI TROVATE A FIRENZE RICHIAMANO AD I DELITTI DEL MOSTRO ED ALLE SUE VARIE TEORIE.
Da alcuni giorni, quasi a cadenza intermittente, sono spuntate in un campo adiacente alla recinzione perimetrale del carcere di Firenze a Sollicciano delle valigie contenenti dei resti umani.
Dal 10 di dicembre, giorno del primo rinvenimento da parte del proprietario del terreno, sono state ritrovate quattro valigie contenenti differenti parti di corpi umani saponificati.
Le prime perizie hanno stabilito trattarsi di due corpi, un uomo ed una donna, presumibilmente uccisi in un lasso di tempo che potrebbe arrivare anche fino a tre anni fa.
Ma sono tutte ancora notizie frammentarie ed ipotesi. Come quella inerente l’identificazione, per mezzo di un tatuaggio prima e delle impronte digitali poi, che indicherebbe l’appartenenza dei resti umani ad una coppia albanese giunta in Italia per far visita al figlio detenuto proprio nel penitenziario di Firenze e della quale non si hanno notizie da circa cinque anni.
Storie di droga e malavita si presume.
Ma il mistero dei due corpi tagliati ed il loro ritrovamento avvenuto proprio a Sollicciano, zona periferica del capoluogo toscano e ricadente nell’area sud-ovest dove principalmente si svolsero i fatti all’epoca, hanno fatto scattare in molti il ricordo dei delitti del cosiddetto Mostro di Firenze.
Il ritrovamento delle quattro valigie ha soprattutto portato alla mente il filone delle numerose morti collaterali alle vicende del Mostro, o comunque misteriose, avvenute nel corso degli anni nella provincia fiorentina.
Al Mostro di Firenze sono attribuiti ufficialmente otto duplici delitti.
Una coppia di amici ed altre sette giovani coppie di fidanzati appartate nella campagna fiorentina assassinate con l’ausilio di una pistola, mai trovata peraltro, ed un’arma bianca, forse un coltello o una sorta di bisturi, con i corpi delle donne martoriati ed alcune mutilate delle parti intime.
Ma furono diverse anche le morti collegate al caso del Mostro aventi bersaglio persone entrate direttamente od indirettamente nelle indagini.
E non mancano molte altre morti misteriose avvenute in città con vittime prostitute, transessuali, personaggi considerati “voyeur”, nobiluomini e finanche commessi di negozi di libri ed articoli sacri.
L’epoca del Mostro in senso stretto è intercorsa dalla fine degli anni ’60 alla metà degli anni ’80 ma la faccenda risulta così complessa ed ingarbugliata che anche il lasso temporale durante il quale sono avvenuti i delitti non è da tutti ufficialmente accreditato, venendo ridotto o meno a seconda della teoria sui colpevoli che si sostiene.
Chi si è occupato e si sta occupando ancora oggi del caso (non essendo stata mai trovata la soluzione definitiva), come anche studiosi ed appassionati non concordano neanche su chi abbia compiuto questi efferati delitti.
Serial killer unico, maniaco, mandanti, gruppo di assassini rituali, setta esoterica, setta satanica, le opinioni divergono in maniera caotica. Ed alcune si intersecano tra di loro rendendo la situazione ancor più complicata.
Ed allora vediamole un po’ queste teorie, senza avere l’opportunità però, in questa sede, di poterle approfondire e dettagliare minuziosamente.
Si parte con la "pista sarda" derivante dall’ambiente nel quale si consumò il primo delitto accreditato del Mostro, nel 1968. Per la giustizia c’è stato un colpevole condannato ma, rivisto il tutto alla luce del collegamento con la serie del Mostro, indizi e personaggi non sono proprio tutti al loro posto. Il delitto in questione è stato collegato ai successivi solo negli anni’ 80, quando già il Mostro aveva colpito altre volte. Sull’attribuzione di questo duplice omicidio alla sequenza vige un alone di dubbio. Collegarlo al Mostro è stato forse un depistaggio? Tanto più che è finito nell’oblio il fatto scatenante il legame. C’è chi dice fu una segnalazione anonima, chi invece un maresciallo dei Carabinieri dalla memoria lunga. A seconda che si ritenga questo delitto opera del Mostro o meno, cambiano anche gli scenari di tutto il caso inerente gli otto duplici delitti.
La seconda teoria è quella più famosa ed allo stesso tempo ufficiale nell’immaginario collettivo.
A compiere i delitti furono Pietro Pacciani ed i suoi “compagni di merende”.
Allo stato attuale dei fatti, infatti, per la giustizia sono stati condannati gli oramai defunti "merendari" Vanni e Lotti con Pacciani prima condannato, poi assolto ed in seguito deceduto in attesa di un nuovo processo a suo carico.
Ma anche qui il campo indiziario, scandagliato approfonditamente, rivelerebbe grosse falle ed addirittura porterebbe a presunti depistaggi. Si pensa anche che Pacciani non morì di morte naturale e che sostanzialmente, anni dopo l’ultimo delitto, per chiudere una volta per tutte questa storia fu prescelto un capro espiatorio, Pacciani, e dei comprimari “pentiti”, i cosiddetti “compagni di merende”.
Si arriva quindi ad un'altra tesi famosa, quella che coinvolge in prima persona il medico di Perugia Francesco Narducci sulla cui morte si è aperto un altro mistero.
Un mese dopo l’ultimo delitto acclarato del Mostro, nel 1985, fu infatti trovato ufficialmente annegato nel lago Trasimeno, dice la versione ufficiale, in seguito ad un incidente durante una gita con la sua barca. Ma secondo alcuni ci fu uno scambio di cadavere. Al posto del giovane medico fu fatto trovare, sembra, un cadavere di uno sconosciuto “preso in prestito” dall’obitorio Perugia.
Solo anni dopo, in seguito ad indagini che lo collegavano al Mostro, il cadavere fu riesumato dalla tomba di famiglia e gli esami effettuati non sarebbero risultati compatibili con quelli inerenti il corpo ripescato nel Trasimeno.
Dopo l’ultimo duplice delitto del Mostro e per combinazione dopo la morte del dottore perugino, la scia di sangue seriale si ferma. Per i sostenitori di questa tesi non una coincidenza.
Questa teoria chiama in causa un gruppo di assassini, con il dottore nella veste di mandante o comunque in quella di appartenente ad un livello superiore rispetto agli autori materiali dei delitti, i quali compirono le loro macabre azioni in base a dei rituali legati alla setta templare cui appartenevano. Una setta con forti componenti esoteriche, come da tradizione templare appunto, ma non per forza definibile come tale in senso stretto e che alcuni associano alla così definita “massoneria deviata”. In realtà, per i puristi di questa teoria, la “massoneria deviata” si inserisce in questa faccenda ma con un ruolo diverso da quello ispiratore vero e proprio.
Per alcuni il Mostro di Firenze, invece, sarebbe un ex legionario, ancora vivo ma con indagine a suo carico archiviata proprio un mese fa. Entrato nelle indagini già da anni, con indizi che lo collocherebbero sulla scena del crimine e con una preparazione militare altamente professionistica che spiegherebbero modalità e dettagli dei delitti avvenuti.
Per una corrente minoritaria il legionario sarebbe compatibile anche come invischiato nella “teoria Narducci”.
Si arriva alla teoria più recente in ordine cronologico e che vedrebbe protagonista, anche questa, un ex militare ancora in vita. Italo-americano questa volta.
Un veterano della guerra in Vietnam, esperto militare, membro del CID (organo investigativo militare dell’esercito USA), presunto attore delle operazioni PSYOP (guerra psicologica con la quale si influenzano i comportamenti di governi, organizzazioni ed individui) e custode del cimitero americano di Scopeti (vicino Firenze dove avvenne uno dei delitti).
Chi porta avanti questa teoria identifica il custode italo-americano anche nel serial killer statunitense Zodiac, operante negli anni precedenti ai delitti fiorentini ed anche esso mai scovato, e nel misterioso Mostro di Anzio che iniziò a colpire negli anni successivi a quelli del Mostro di Firenze e proprio nella zona del cimitero militare americano dove il custode fu trasferito dopo la Toscana.
Una sottocorrente ritiene possibile un coinvolgimento dell’americano nel gruppo templare della “tesi Narducci”.
Un’altra corrente di questa teoria si spinge ancora oltre arrivando a combinarla con una ulteriore: il Mostro di Firenze come operazione della “strategia della tensione”.
Strage di Bologna, le bombe sui treni, l’attentato di piazza Fontana, la Falange Armata, la Loggia P2, le Brigate Rosse da Moro in poi e varie altre operazioni terroristiche sarebbero un piano coordinato da un’unica regia. Basta studiare approfonditamente la storia d’Italia dal dopoguerra in poi per poterlo sospettare. Questo è per molti un dato assodato.
Ma, chi sostiene quest’ultima tesi nell’ambito del Mostro di Firenze, lega alla “strategia” anche gli otto duplici omicidi spingendosi ad affermare che il militare italo- americano sia uno dei maggiori protagonisti di queste operazioni criminali. Ed ecco che nella teoria si inseriscono anche le Logge Massoniche “Concordia” e “Franklin”, la setta templare della “ipotesi Narducci”, il legionario italiano già citato e per alcuni addirittura degli omicidi celebri avvenuti in Italia e rimasti irrisolti. Sarebbero numerosi i tasselli, secondo gli studiosi di questa ipotesi, che combacerebbero l’uno con l’altro e legherebbero tutti questi fili. E che vedrebbe nella città di Firenze, fino alla fine degli anni ’80, la presenza di particolari personaggi legati allo Stato, il veterano americano, magazzini di armi e si spiegherebbero anche le esplosioni poco conosciute di alcuni palazzi civili.
Qualcuno trova molte di queste teorie, qui solo accennate in maniera molto generalista, niente altro che sceneggiature da film.
Ma c’è anche chi sostiene che il Mostro di Firenze abbia trovato ispirazione proprio nelle sceneggiature di alcuni film. Dall’horror Maniac del 1980 a Fracchia la belva umana con la celebre scena inerente le gemelle Annette e Babette Brown, uccise, fatte a pezzi e raccolte in una valigia.
Certamente non una di quelle ritrovate in questi giorni a Firenze.
LUCA PINGITORE