Carceri, parte lo sciopero di parola

Carceri, Piazza Carceri e Sicurezza: “saranno due lunghi mesi di sciopero della parola”

Carceri, parte lo sciopero di parola

Carceri, Piazza Carceri e Sicurezza: “saranno due lunghi mesi di sciopero della parola”

Si intende sensibilizzare il mondo dell’informazione sul grande vuoto di informazione che circonda le carceri, e incoraggiare la politica ad una visione costituzionalmente orientata.

Roma, 24 dic. 2020 – “Per due mesi, sino al 22 febbraio 2021, l’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino, osserverà sul proprio sito internet, sul profilo twitter, sulla pagina facebook, e nel gruppo facebook, uno sciopero della parola. Inoltre, in adesione completa a tale sciopero, anche i profili facebook del portavoce di Piazza delle Carceri, osserveranno per due mesi, sino al 22 febbraio 2021, uno sciopero totale della parola. Si tratta di un importante sacrificio, poiché tale sciopero costituisce una dolorosa automutilazione di una delle più importanti libertà, quella di espressione. In questo modo, si intende, gentilmente, sensibilizzare il mondo dell’informazione, sul grande vuoto di informazione che circonda il mondo delle carceri. Si vuole sensibilizzare il mondo dell’informazione a dare spazio, ad aggiungere righe, insomma, a fare molto di più. Non in virtù di un favore, ma perché vista la condizione drammatica delle carceri, non appaiono sussistere delle giustificate ragioni per continuare a parlare così poco di questo problema. Attraverso questo gesto, inoltre, si intende, gentilmente, sensibilizzare la politica ad uscire da una visione meramente emergenziale delle carceri, ad uscire da una visione delle carceri come se si trattasse di vasche piene d’acqua, che periodicamente vanno svuotate. Con l’obiettivo di coniugare la certezza della pena con l’umanità e la rieducazione, si vuole incoraggiare una visione costituzionalmente orientata delle carceri, e quindi, una riflessione per una riforma che aiuti ad attuare il grande incompiuto: l’art. 27 della nostra Costituzione. Una omessa attuazione che riguarda non solo il terzo comma ovvero la finalità rieducativa della pena, ma pensando a quante persone si trovino attualmente in attesa di giudizio nelle carceri italiane, che riguarda anche il secondo comma, ovvero “l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva””. Lo ha dichiarato in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.