Caporalato e sfruttamento: 8 arresti tra Ancona e La Spezia

La Guardia di Finanza ha smantellato un'organizzazione che sfruttava, minacciandoli, oltre 150 operai bengalesi impiegati nella produzione di Yacht di lusso. Sequestrati beni per oltre 1 milione di euro.  

Caporalato e sfruttamento: 8 arresti tra Ancona e La Spezia
Caporalato tra Ancona e La Spezia
Caporalato e sfruttamento: 8 arresti tra Ancona e La Spezia

La Guardia di Finanza ha smantellato un'organizzazione che sfruttava, minacciandoli, oltre 150 operai bengalesi impiegati nella produzione di Yacht di lusso. Sequestrati beni per oltre 1 milione di euro.  

Sono stati coinvolti oltra 50 finanzieri del Comando Provinciale di La Spezia per eseguire le 8 ordinanze di  custodia cautelare (7 in carcere e 1 ai domiciliari) ed il sequestro preventivo di oltre 900.000 mila euro in un’operazione condotta tra La Spezia, Savona, Ancona  e Carrara. 

L’indagine ha preso il via da una serie di controlli in materia di lavoro a carico di una società con 150 dipendenti per la maggior parte extracomunitari di provenienza bengalese che operava nel settore nautico in alcuni cantieri spezzini specializzati nella produzione di yacht di lusso.

Partendo da alcune anomalie i finanzieri hanno ricostruito una vicenda di sfruttamento, ai danni di decine e decine di operai bengalesi, punite dalla recente normativa a contrasto del caporalato (art. 603 bis c.p.).

I militari hanno acquisiti orari di ingresso ed uscita al lavoro, testimonianze dei lavoratori e di altri soggetti contigui  ed avviate intercettazioni telefoniche ed ambientali, che hanno confermato le gravi  condizioni di sfruttamento a cui erano assoggettati gli operai, in un regime di sopraffazione,  a volte minaccioso e violento, messo in atto da un sodalizio di altri connazionali e di un  italiano.  

I “caporali”, approfittando dello stato di bisogno, sotto-retribuivano gli operai con una paga fissa  (c.d. “paga globale”, di 4 o 5 euro l’ora), impiegandoli, senza soluzione di continuità, in  attività lavorative pesanti e anche pericolose, come la saldatura, la stuccatura e la  verniciatura di imponenti yacht e superyacht. 

Inoltre, gli operai erano assoggettati a turni massacranti (fino a 14 ore al giorno senza  permessi e riposi), sorvegliati a vista dai “caporali” e spesso minacciati, offesi e percossi. 

Poiché quel lavoro costituiva quasi sempre l’unica, se pure magra, possibilità di avere un reddito per sostenere le famiglie e poter avere il permesso di soggiorno per restare in Italia era gioco facile per i malintenzionati sottomettere gli operai bengalesi.

I malcapitati lavoratori erano sottoposti a tutta una serie di vessazioni: erano costretti nei casi di infortunio sul lavoro a fornire false dichiarazioni nei pronto soccorso o non venivano retribuiti nei giorni di assenza per malattia, compresi i periodi di quarantena  per il Covid. 

Il sistema messo in atto dai caporali era semplice, tutte le buste paga risultavano ad un primo esame corrette e coerenti, i dipendenti erano in perfetta regola, tutto era contabilizzato alla perfezione, ma dopo avere pagato con regolari bonifici quanto dovuto, pretendevano la restituzione in contanti di una fetta della paga. 

Il meccanismo era stato studiato da un membro della banda, un consulente del lavoro di  Ancona, il quale stampava false buste paga con il minimo dei contributi previdenziali, consentendo all’azienda di essere apparentemente in regola per poter ricevere le  sostanziose commesse ed accedere ai prestigiosi cantieri navali spezzini. 

Al termine delle indagini, su proposta della locale Procura, il G.I.P. ha disposto la custodia  cautelare nei confronti degli 8 membri del sodalizio criminale ed il sequestro dei beni a loro  riconducibili, per un valore di circa 1 milione di euro, tra quote societarie, immobili e  autovetture. 

È stata anche disposta, infine, la misura cautelare del “Controllo giudiziario” nei confronti  dell’azienda che sfruttava gli operai, ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 della Legge 199/2016,  misura che consente di rimuovere le condizioni di sfruttamento e di salvaguardare la  posizione lavorativa delle maestranze. 

L’operazione odierna è il risultato del quotidiano impegno profuso dalla Guardia di Finanza  a contrasto di ogni forma di illegalità e di abusivismo nel sistema economico del nostro  Paese. La difesa e la tutela del lavoro, diritto costituzionalmente garantito, passa soprattutto  attraverso la lotta ai fenomeni di sfruttamento della manodopera, al caporalato e alle altre  gravi forme di prevaricazione e violenza.