Cani avvelenati a Cervaro: quando l'animale è l'uomo
CANI AVVELENATI A CERVARO (FR), NEL SILENZIO ASSORDANTE DI ISTITUZIONI INDIFFERENTI
Barcollano, tremano, e dopo pochi minuti cadono a terra irrigiditi. Cinque vite spezzate nel giro di sole 24 ore a causa di un veleno tossico e molto pericoloso diffuso nel comune di Cervaro, in provincia di Frosinone. Si tratta di cinque bellissimi cani: alcuni randagi che stazionavano in piazza da anni, benvoluti da tanti cittadini, altri padronali. Uno dei cani, ucciso ieri, era nel recinto di casa sua.
CodicePolpette farcite di un potentissimo diserbante per lumache, lanciate nei giardini e in luoghi pubblici hanno provocato la morte atroce dei poveri animali. È forse questo il nuovo metodo che il Comune, attualmente commissariato, intende seguire per risolvere la piaga del randagismo? Secondo il veterinario Asl che ha osservato i cani si tratta di un veleno liquido in grado di uccidere gli animali in meno di cinque minuti e pericoloso anche per le persone, perché invisibile.
CodiceEmanuela Bignami, Responsabile Nazionale Randagismo e Sedi Locali degli Animalisti Italiani ha immediatamente inviato una diffida al Comune di Cervaro, alla Asl di competenza e alla Polizia Locale richiedendo la bonifica di tutta l’area interessa nonché la diffusione della comunicazione ai cittadini del pericolo sopra esposto e l’attivazione delle ricerche per risalire al colpevole/i.
“Ci sono degli assassini che spargono morte mettendo a repentaglio non solo la vita di tanti cani e gatti ma anche di bambini che nelle villette pubbliche vanno a giocare. Cosa fa l’Amministrazione Comunale? Dove sono le Istituzioni? Il commissariamento del paese non giustifica l’assenza di azione, si tratta di vite da tutelare, sia animali che umane. Il Ministero della Salute intervenga tracciando le vendite dei veleni in modo da non consentirne un uso indisturbato che metta a repentaglio, come in questo caso, la collettività. Siamo esterrefatti per ciò che è accaduto, indice dell’indifferenza verso il problema del randagismo, la cui portata in questo territorio è dilagante: chi dovrebbe interessarsi del benessere degli animali è totalmente assente e il carico grava sulle spalle di quei pochi volontari che per amore degli animali cercano di fare il possibile per fronteggiare il fenomeno”, afferma Emanuela Bignami.
Aggiunge: “È lo stesso assordante silenzio riservato al caso di Neve, il dolce meticcio beige accalappiato dal Comune di Cervaro e ritrovato cadavere, nel maggio 2018, a pochi chilometri di distanza dal paese. Un silenzio che abbiamo interrotto attraverso una denuncia e una manifestazione di protesta portata avanti in sinergia con altre associazioni animaliste, a cui avevano preso parte anche due dei poveri cani morti in questi giorni, presenti in quella circostanza come simbolo di sete di giustizia per Neve. Un segno, questo, che deve scuotere le coscienze, che deve portare ad azioni concrete di tutela degli animali. Ogni volta invece nulla cambia e si rinnova il dolore per la morte di creature innocenti”.
Ricordiamo che i Comuni, e nello specifico i sindaci, o chi ne fa le veci, sono direttamente responsabili degli animali presenti sul territorio. La vicenda riporta prepotentemente alla ribalta la necessità di contrastare con misure effettive la piaga del randagismo.
La popolazione di Cervaro è stata provata dalla terribile uccisione di Neve, cane di rara bellezza, torturato e poi trovato misteriosamente morto. Un fatto gravissimo che però non ha mai avuto un colpevole, per cui il PM ha richiesto archiviazione, restando ancora in attesa di una sentenza del tribunale. Ora questa nuova strage di animali innocenti lascia credere che a Cervaro possa esserci qualcuno che odia così tanto gli animali, fino al punto di ucciderli senza pietà tra atroci sofferenze, altrettanto pericoloso per le persone che opera nel totale menefreghismo delle istituzioni.