Bonaventura denuncia l'abbandono delle Istituzioni

È un collaboratore di giustizia, "mi sento come un cane pronto per essere soppresso"

Bonaventura denuncia l'abbandono delle Istituzioni

È duro e compresibile lo sfogo di chi ha cercato di dare un futuro a moglie e figli e si trova a un bivio. 

Non può tornare indietro e mettersi a fare il criminale perché ha scelto la legalità. 

Lo Stato però lo ha "sfruttato" e dalle sue parole sono lo scaturite condanne e arresti, convinto di stare dalla parte giusta. Le sue scelte condizionano la vita anche e soprattutto dei famigliari che non si sentono tutelati e vorrebbero fare una vita normale. 

A chi aveva promesso sicurezza e vita, avete fallito". Comincia così la lettera inviata alle più alte cariche dello Stato dal figlio, 20enne, di Luigi Bonaventura, ex boss della 'ndrangheta e oggi collaboratore si giustizia in cui denuncia l'impossibilità di poter frequentare l'università in sicurezza. "Vivo sotto programma da quasi 14 anni - si legge nella lettera che l'ANSA ha potuto visionare -, ma è da 7 almeno che ho iniziato per davvero a comprendere quel che vuol dire, comporta e limita.

È da 14 anni che io e la mia famiglia veniamo presi, spostati in un'altra città, senza conoscenze, appigli o aiuti, ripresi nuovamente, sballottati come giocattoli nelle mani di bambini viziati. "Mi sento come un cane pronto per essere soppresso", scrive ancora il figlio di Bonaventura. Perché, dopo gli ottimi voti raggiunti alla scuola superiore, il giovane vorrebbe intraprendere la strada universitaria, ma "ci è stata comunicata l'impossibilità di frequentare l'università nella località protetta". "Le possibili opzioni date - aggiunge - sono tanto confusionarie quanto pericolose. Dovrei sfoggiare il mio cognome originale addirittura al di fuori della provincia e quindi senza alcuna protezione". ..........."In alternativa io e tutta la mia famiglia dovremmo nuovamente trasferirci ed utilizzare un documento di copertura, che tengo a precisare come nulla abbia a che fare con un cambio definitivo delle generalità e tanto meno garantirebbe la frequentazione dell'università nella nuova località protetta". Prosegue il figlio dell'ex boss Bonaventura nella lettera inviata alle più alte cariche dello Stato. Da qui la durissima conclusione: "Ho quasi 20 anni, sono obbligato ad essere però un peso, impedito a diventare un uomo autonomo con la propria vita. Qui in Italia io non vivo oggi e non vivrò domani. Comunico con enorme, sentita e provata tristezza, che entro la metà di questo mese, dall'Italia io parto per l'estero verso una reale possibilità di lavoro, di studio, di sicurezza e di vita. Nella speranza che le cose cambino per me, la mia famiglia e tutti i protetti ,nella speranza di poter tornare un giorno in sicurezza in Patria, per il momento, addio"