Dalla Bolivia alla Nuova Zelanda: rovinosa fine dell'ideologia neoconservatrice

Nessuno si accorgerà, per un po’ almeno (sino alla fine di quelli che Papa Francesco chiama “processi”) di essere di fronte a uno spartiacque paragonabile solo alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) e che il “D-Day” della situazione si è giocato nell’ignoratissima Bolivia.

Dalla Bolivia alla Nuova Zelanda: rovinosa fine dell'ideologia neoconservatrice

Negli ultimi due decenni siamo stati abituati a focalizzare i nostri studi – ovviamente chi, generalmente progressista, era intenzionato a farlo – prevalentemente sul “mondo arabo-musulmano” che, esattamente come quello di cui vorrei parlarvi in questa lettera, non è un mondo ma sono “infiniti mondi”: proprio questo la Sinistra e il Progresso si ostinavano a dire, dividendo innanzitutto fra “sciiti” e “sunniti”.

Quello di cui vorrei parlarvi è il mondo Cristiano e, in particolare, di sette un tempo minoritarie che hanno sconvolto il mondo e sono state ricacciate indietro. Nella totale assenza di “senso storico” in cui viviamo – che paradossalmente tali sette per prime denunciano, sarebbe ciò che vivono le “masse” – nessuno si accorgerà, per un po’ almeno (sino alla fine di quelli che Papa Francesco chiama “processi”) di essere di fronte a uno spartiacque paragonabile solo alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) e che il “D-Day” della situazione si è giocato nell’ignoratissima Bolivia.

Il mondo cristiano è vario e composito. Da noi sussiste, bene o male sin da Dante Alighieri, una certa suddivisione tra una visione “umanista” e una più, per così dire, “consolatoria” (entrambe con le loro teologie). Papa Francesco è una espressione radicale della visione umanista, sulla quale si poggia l’intero Occidente e – non di meno, dopo le colonizzazioni – i mondi dell’Est. A sua volta questa visione, nella sua “corrente” (un po’ come la Democrazia Cristiana di una volta) gesuita si sposa con altre visioni “organiche” come illumina il professor Loris Zanatta in alcuni testi che (a occhio inesperto) possono apparire provocatori ma sono obiettivi come un articolo di Travaglio, quali: ‘Il Populismo Gesuita – Peròn, Fidel, Bergoglio’ (2020) ; ‘Fidel Castro – L’ultimo re cattolico’ (2019); ‘Eva Peròn – Una biografia politica’ (2009) e soprattutto ‘La nazione cattolica – Chiesa e dittatura nell’Argentina di Bergoglio’ (2014).

La Battaglia di Mbororé è ancora viva se in questi giorni assistiamo in Ecuador all’assalto (represso violentemente dalle forze di polizia) alla statua di Isabella La Cattolica e se in Cile, dove i Mapuche timidamente cominciano a chiedere i loro diritti, i carabineros hanno le loro parrocchie di riferimento nelle quali (temo) rifugiarsi dopo aver gettato un 16enne in un fiume, trovato morto fra i tanti (causando – addirittura – il rogo, con un crollo, e la devastazione di due tra le più importanti Chiese secolari del Cile). Sicuramente fatti inconsueti che l’universo cattolico cerca fortemente di stigmatizzare, di “normalizzare”, in ogni direzione possibile (entrambe le visioni, anche quella consolatoria).

Il mondo cattolico (e la telefonata tra Bergoglio e Morales del 19 ottobre mattina lo dimostra) a livello globale (termine chiave) ha infatti un profondo interesse – e la lettura di Zanatta può illuminare – nel far venir meno ciò che viviamo da un ventennio, che ha radici sin dalla prima globalizzazione (oltre un secolo fa) e che oggi chiamiamo sbrigativamente “sovranismo”.

La situazione però è più complessa. Se per i musulmani spieghiamo la differenza fra “sciiti” e “sunniti” con la Storia (come ho fatto qui sino ad ora, non dicendo nulla di interessante) la differenza fra “cristiano-progressisti” e “cristiano-fondamentalisti” (non saprei definirli in altro modo) non può che ricercarsi che con la Geografìa, in cui si è laureata quel ponte tra mondo liberal e mondo “organico” che è Camila Amaranta Vallejo.

La differenza
La strategia del fondamentalismo evangelico massonico (si rimanda per tutto ciò alla bibliografia sotto) divide il mondo in due aree, la seconda, ha a sua volta una sotto-area. Il mondo del continente americano, da nord a sud (accettando le tesi “geografiche” del Medico Guevara, accogliendo dunque la “tecnica” priva della “passione ideale”) e l’Europa intesa in senso euro-mediterraneo; a sua volta questa Europa ha una sua sotto-direzione – che in antichità era reputata una propaggine (più che altro “ideale”) – che giunge all’Himalaya con le sue acque. Il resto, conta zero per alcune logge (rimando ancora alla bibliografia), in virtù di una visione apocalittica (che Oriana Fallaci a suo modo illustrava) per la quale occorre costituire “Fortezze”. E dentro queste fortezze abbonda la gente (ebrei e gentili, in particolare, chi si riconosce nel secondo termine intendo, “gentile”, perché chiaramente non è automatico per nessuno, che so, per un indiano o un pakistano) che “non ci capisce assolutamente un accidente” ma è per loro funzionale allo scopo. In Unione, ne abbondiamo.

Mentre in America la strategia neo-testamentaria del tardo XX e XXI secolo è di “evangelizzare tutto” (gli aumenti degli ultimi 30-40 anni sono esponenziali in tutto il Continente, e anche radicali) e di trascinare gioco-forza il cattolicesimo oltranzista d’oltreoceano (fonte: P. Gorski, American Babylon: Christianity and Democracy Before and After Trump), in Europa si punta tutto su una lotta molto più sottile al fine di “egemonizzare” quest’ultimo. Ma la palla a chi va? A forze che propugnano ciò che una persona di buon senso non potrebbe che definire “il nulla”. Ma che cos’è questo nulla?

Il nemico, quasi ci trovassimo nel romanzo di Ende, è il “pericolosissimo neopaganesimo” da noi chiamato (come in Bolivia) addirittura talvolta “satanismo”, almeno così affermano in alcuni Paesi - che, vorrei sommessamente far notare, hanno il maggior numero di omicidi politici e/o razzisti - i leaders e ancora di più i militanti (in particolare Polonia; Italia e Spagna). Solo da noi, al momento, persino più i due o tre leaders che i militanti medesimi.

Ma loro cosa vogliono? A quale cristianesimo fanno riferimento? Da noi, in Europa, in questo continente, gli evangelici sono moderati, liberal, progressisti e non vanno certo a fare teatrini sulle televisioni di provincia spesso e volentieri. Il cattolicesimo, di qualunque degli ultimi tre pontefici, non può che rigettarli. L’ortodossia ha una differente visione, nazionale sì ma anche patriottica a seconda della Nazione, non sbracata sulla “corsa alla dichiarazione” e al “vento delle persone comuni”. Non hanno appoggi. Eppure, si definiscono tutti cristiani. E’ quel cristianesimo della “gente semplice” che è il più vero e profondo messaggio dell’Evangelo (a mio avviso) che ha due facce e due medaglie: quella della Bolivia, che può essere amica dell’Indio, ma anche quella della Feccia, perché su quelle Caravelle sarebbe forse stato meglio non salire o almeno restare nella stanza del capitano… e il mito dell’Uomo Qualunque (portato avanti da “tutti”: Bossi, Berlusconi, Veltroni e Grillo, fino al 2011-12-14) è arrivato a produrre un figlio mostruoso, acefalo (e non nel senso tolstojniano).

Si dovrebbe solo cominciare a dire: attenzione: è il cristianesimo del Pogròm. E io, provo a farlo con alcuni miei impegni da oltre due anni.

La ritirata
Ma, finalmente, il momento a cui i giovani vissuti negli ultimi 20 anni sognavano guardando decine di patetiche manifestazioni artistiche, è arrivato. Bolivia (19 ottobre), Cile (25 ottobre), Stati Uniti (termine il 3 novembre p.v.) sembrano tre tappe elettorali della prima (e disastrosa) ritirata della sub-ideologia neo-cons che misero in piedi tra 1998 e 2003 e che solo ora rivela il suo vero volto, come i frutti di cui si parla nel Vangelo insomma. Un disastro per una narrazione che ha prodotto morte e devastazione in ogni lato.

Tre “generazioni” che si “intersecano” guardano a questa lotta e cercano di renderla interessante sui media. Una, è un po’ quella “naturale” diciamo nata tra il principio degli Anni Sessanta e addirittura fino al 2011, quella vissuta tra Allende, Moro e Berlinguer e in quella che i più vecchi di loro insegnano a chiamare “onda lunga”. Un’altra, quella nata tra il 1979-80 e 1999-2000, che ha vissuto da adulto la guerra al terrore, spera di liberarsi (comunque la si voglia vedere, a prescindere dal Credo, dalla Etnia, dal colore politico e/o dalla nazionalità o, anche, dall’assenza della stessa che sognava colui che si autodefiniva “anarchico di destra” Indro Montanelli) della guerra, e di entrare in un tempo radioso di pace imposto dal multipolarismo.

Infine ci sono altri: nati dopo il muro di Berlino, nati dopo il secondo Millennio cristiano o nati dopo la rivolta del 2011 che ora finalmente si compie (e si libera dal proprio fardello). Millennials, Generazione Z, comunque li si voglia denominare. E ci siamo detto tutti come ha spiegato un italiano, Giovanni Floris, nel suo ultimo testo. Soltanto un giornalista.

E questi ultimi, cosa sognano? I laburisti della Nuova Zelanda entrano nei loro sogni, o ci provano, con un Parlamento che avrebbe da insegnare a questo italiano (che si era spacciato per il più innovativo degli ultimi secoli…) ma che in realtà è poco. Basta entrare nelle pay-tv, scorrere le App ma anche visionare mezzi più “antichi” (che so, la Rete vista da un semplice “P.C.”) per rendersi conto che si parla di questo, ma si parla anche di altro.

Il Sogno
La costituzione di un mondo in Armonia con gli animali, è la vera lotta di questa generazione ancora acerba. Ma per essa occorrono (o, quasi, occorrevano) tutte le pre-condizioni in qualche modo elencate sopra, lavori dei decenni e dei secoli che solo ora, con la “nostra” – io sono un ultravecchiotrentenne – vittoria, drammatica, complicata come cantava nelle sue varie e passate canzoni una “skater canadese”, e ventennale, potrebbero ottenersi.

Rimando solo ad alcuni testi adatti ai tempi “futuri”: Millennials Girl Millennials Green (Isabella Vendrame, 2020); Derecho, Armonía y Felicidad (María José Lubertino Beltrán, 2020); Cuore di Cervo (C.J. Sanson, 2011); Dio, l’uomo, la donna e il gatto (Jutta Richter, 2011).

Lorenzo Proia
Storico di Genere

1) https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/21/cstreet-washington.html ;

2) C-STREET WASHINGTON - Federico Rampini - la Repubblica - 21 Novembre 2010 ;

3) https://www.limesonline.com/cartaceo/i-crociati-dellapocalisse-teopolitica-dei-fondamentalisti-evangelici-americani-3?prv=true

4) https://www.ilsole24ore.com/art/trump-e-visioni-apocalittiche-oracoli-jeffres-e-hagee-AEMZnroE

5) https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-strategia-usa-medio-oriente-tra-geopolitica-e-calcoli-elettorali-27238