Roma, lettera aperta agli studenti di Francesca D'Alessio

Io vi chiedo scusa perché in quanto insegnante avrei dovuto combattere per voi con coraggio, senza subire passivamente

Roma, lettera aperta agli studenti di Francesca D'Alessio

lettera aperta agli studenti di Francesca D'Alessio, insegnante di Storia dell'arte dell'Istituto di Istruzione Superiore Statale Cine-tv Roberto Rossellini di Roma

 

Io vi chiedo scusa.

Io vi chiedo scusa, studentesse e studenti delle scuole superiori.

Io vi chiedo scusa perché in quanto insegnante avrei dovuto combattere per voi con coraggio, senza subire passivamente e aspettare che piovessero dall’alto indicazioni e protocolli evasi e poco dopo ritirati e modificati; io vi chiedo scusa perché non avremmo dovuto permettere la chiusura delle scuole e questo snervante balletto di annunci di riaperture e smentite successive. 

Io vi chiedo scusa perché abbiamo accettato i banchi monoposto, a rotelle, la distribuzione di mascherine chirurgiche, l’igienizzante in classe, i protocolli di sanificazione, abbiamo prese per buone promesse, proclami e seguenti annunci apocalittici ma NON ci siamo mobilitati perché le classi rimanevano da 30 studenti, perché le cattedre erano vuote e chi ha diritto al sostegno ha dovuto aspettare mesi, siamo rimasti immobili e ignavi e vi abbiamo richiuso nelle vostre camere. 

Io vi chiedo scusa perché abbiamo pensato che la distribuzione di qualche devices (spesso inutili perché non abbastanza potenti da supportare le piattaforme scolastiche), potesse occupare il vostro tempo scuola senza chiederci quale fosse la situazione di ognuno di voi, senza sapere se per voi la casa è un luogo accogliente, sicuro e tranquillo; senza considerare che la fragilità economica può portare a crisi familiari e la fragilità emotiva a situazioni drammatiche: 

Io vi chiedo scusa perché so che molti di voi hanno sopportato l’insopportabile. 

Io vi chiedo scusa perché, invece di creare una mobilitazione condivisa, coesa e trasversale per mettere davvero le scuole in sicurezza, abbiamo preferito sgridarvi se i banchi a rotelle li avete presi come un modo per avvicinarvi e non per distanziarvi. 

Io vi chiedo scusa perché avremmo dovuto tenere aperta la scuola tutto il giorno perché la scuola è un luogo sicuro e protetto, è un luogo di scambio e di condivisione dove si impara a rispettare le regole e ad accettarle;  

Io vi chiedo scusa perché abbiamo chiuso i musei che avrebbero potuto restare aperti SOLO per le scuole di ogni ordine e grado in piena sicurezza, riducendo la presenza di studenti nei locali scolastici e diversificando gli spostamenti; 

Io vi chiedo scusa perché non siamo stati capaci, in un anno, di potenziare i trasporti utilizzando tutti i mezzi turistici, dolorosamente fermi da mesi, fornendo ad ogni scuola le vetture necessarie per realizzare percorsi/navetta che alleggerissero o risolvessero il dramma degli spostamenti studenteschi; 

Io vi chiedo scusa perché abbiamo tenuto aperti i mercati ambulanti dove si ravana tra vestiti usati e mascherine messe sotto il naso a mo’ di sciarpa e abbiamo chiuso i cinema e i teatri dove le entrate contingentate, il distanziamento fisico, l’igienizzazione delle mani e la sanificazione degli ambienti era garantita e di protocollo; 

Io vi chiedo scusa perché molti cinema e teatri NON riapriranno. 

Io vi chiedo scusa perché avremmo potuto agire in sinergia con tutti coloro che hanno perso il lavoro nell’ambito del turismo, della ristorazione o di qualsiasi altro settore e avremmo potuto sfruttare il know how di tanti lavoratori ridando loro dignità e fornendo a voi cultura e competenze. 

Io vi chiedo scusa perché vi stiamo insegnando che la cultura è la prima struttura di una nazione a poter essere sacrificata; perché vi stiamo proponendo una società fatta solo di consumi, commercio e di soldi: abbiamo chiuso le scuole ma abbiamo lasciato che i vostri pomeriggi fossero senza controllo tenendo aperti i centri commerciali e alcuni luoghi di ritrovo - tristemente noti per risse e assembramenti - permettendo una socialità fine a se stessa e a volte insana. 

Io vi chiedo scusa perché abbiamo accettato il progressivo smantellamento della sanità pubblica chiudendo ospedali in nome del risparmio senza contare che il prezzo che stiamo pagando è, e sarà, di molto superiore al misero guadagno ricavato; 

Io vi chiedo scusa perché non abbiamo lottato abbastanza per avere una pensione dignitosa ad un’età dignitosa, obbligando molti insegnanti anagraficamente grandi e psicologicamente stanchi di dover stare a scuola anche in questa situazione che li rende particolarmente fragili e a rischio.