Pub e coffee shops, a Londra sono i nuovi luoghi dello smart working
Un nuovo studio della City University of London mostra come i cosiddetti "terzi luoghi" - spazi "altri" rispetto a casa e ufficio - possano aumentare la produttività e aiutino a ridurre la solitudine.
Un nuovo studio della Business School (ex-Cass) e della Goldsmiths University of London ha scoperto che gli smart workers, ovvero i "lavoratori flessibili", sembrano apprezzare sempre più i luoghi "terzi" (third places) - pub, caffè, bar - differenti sia da casa (primo spazio) che da ufficio (secondo spazio), quando lavorano a distanza.
Infatti, l'86% delle persone pensa che lo smart working sia il futuro del lavoro. Al contempo, il 66% delle persone trova difficile lavorare da casa (Statista, 2021).
Secondo le autrici dello studio, i locali che danno una sensazione di equilibrio tra casa e lavoro sono i più apprezzati, mentre molti "terzi luoghi" non soddisfano le esigenze dei clienti-lavoratori. Quali? Per esempio, quelli che non godono di un'ottima connessione Wi-Fi, la disponibilità di prese di ricarica per i device elettronici dei clienti-lavoratori o di sedute ergonomiche, il che significa che questi tenderanno ad evitarli o a non andarci con regolarità.
Più di un quarto della forza lavoro del Regno Unito è ormai diventato un "lavoratore flessibile", una tendenza che è stata accelerata dalla pandemia di Covid-19. Questo fenomeno ha ampliato il numero di clienti-lavoratori, ovvero di clienti che svolgono compiti e attività legate al proprio lavoro in luoghi non destinati principalmente al lavoro stesso: come chi non vuole o non può lavorare da casa o non ha accesso a un ufficio. Dimostrazione: la nascita sui social media britannici di popolari hashtag come #pubdesking o #workfrombars.
La dottoressa Laetitia Mimoun e la dottoressa Adele Gruen hanno visitato 36 luoghi diversi, incluso caffè, pub, bar degli hotel, chiese, musei, biblioteche e stazioni ferroviarie e intervistato i loro gestori e i clienti che li frequentano regolarmente. Le ricercatrici hanno scoperto che questi spazi "privilegiati" offrivano:
- una migliore produttività e una maggiore motivazione rispetto al lavoro da casa
- una migliore relazione tra il personale e i clienti
- svolgono un ruolo sociale fornendo ai lavoratori "soli" una dimensione di socializzazione, aumentando anche, eventualmente, la probabilità di incontri amorosi
Lo studio raccomanda che, a seconda della loro localizzazione e della clientela attuale, i gestori dei locali operino dei cambiamenti per intercettare questi clienti e il loro valore potenziale.
Le raccomandazioni delle ricercatrici sono:
- evitare regole e cartelli che possono scoraggiare i clienti e stressare il personale, come "no computer tra le 12 e le 14".
- riflettere al posizionamento di prese e panche in aree solitamente vuote o tranquille per attirare i clienti-lavoratori e coprire invece i tavoli ad esempio con una tovaglia all'ora di pranzo per mostrare che l'atmosfera è cambiata
- usare tavoli lunghi e panche per facilitare la socializzazione tra i clienti-lavoratori
- portare una sensazione di casa con l'offerta di cibo e caffè
Laetitia Mimoun, docente di marketing presso la Business School e principale autrice dello studio, crede che sia giunto il momento per i proprietari e gli imprenditori di rivedere il loro business model se vogliono investire sui clienti-lavoratori che cercano spazi di lavoro alternativi.
"Se gestiti bene, i clienti-lavoratori possono essere enormemente preziosi per i "terzi posti". Questo studio mostra che le persone si stancano di lavorare da casa ma apprezzano gli aspetti di sociabilità offerti dallo smart working.
"Nel trambusto della città cosmopolita, i lavoratori sono in grado di trovare l'ispirazione che non sono stati in grado di trovare in un ufficio più vuoto di prima o in uno spazio di lavoro domestico poco stimolante.
"I professionisti e i clienti-lavoratori possono entrambi beneficiare della creazione di questi spazi, ma ora i proprietari devono agire se vogliono intercettare questi nuovi clienti".
'Customer Work Practices and the Productive Third Place' della dottoressa Laetitia Mimoun, docente di marketing alla Business School (ex Cass) e della dottoressa Adèle Gruen, Institute of Management Studies, Goldsmiths University of London è stato pubblicato sul Journal of Service Research.