Pensioni del futuro e previdenza complementare

A cura di Simona Paggi

Pensioni del futuro e previdenza complementare

LE PENSIONI DEL FUTURO E LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

A cura di Simona Paggi - 25 Giugno 2021   

1    Introduzione

Sul finire del XX secolo l’aumentare della vita media e dell’invecchiamento della popolazione in Italia, porta a un'inevitabile riflessione sulla sostenibilità del sistema previdenziale.

L’impatto della spesa pensionistica sul PIL nel 1975 era del 9,5%, nel 1989 era arrivata a essere del 13%, evidenziando un marcato aumento in pochi anni e con la previsione di una crescita sempre più rapida. Questi dati portarono all’immediata necessità di una riforma.

Fu con queste premesse che si arrivò nel 1992  alla riforma Amato, con la quale sono state introdotte nel nostro ordinamento forme di previdenza complementare; questo dettò l’inizio di un’importante evoluzione per la  previdenza italiana, volta a contenere la spesa pubblica e garantire la sostenibilità del sistema.

Nell’anno successivo, il 1993 con il Decreto lgs. 124/1993 fu istituita la COVIP, commissione di vigilanza sui fondi pensione, autorità preposta alla vigilanza delle forme pensionistiche complementari in modo da regolamentare e controllare queste nuove realtà introdotte con la riforma Amato.

2    Le diverse tipologie di forma pensionistica complementare 

Si suddividono fondamentalmente in quattro tipologie e possono essere collettivi o individuali

  1. a) I fondi aperti che ricevono adesioni collettive, art. 12 del D.lgs. 252/2005. Sono forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazioni, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare. 
  2. b) I fondi chiusi (art. 3 del D.lgs. 252/2005) di origine "negoziale", sono forme pensionistiche complementari istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell'ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale.
  3. c) I fondi preesistenti, già esistenti al 15 novembre 1992, ovvero prima del Dlg. del 21 aprile 1993, n. 124 (provvedimento abrogato dal D.lgs. 5 dicembre 2005, n. 252) che ha istituito la previdenza complementare. Questi fondi hanno caratteristiche proprie che li distinguono dai fondi istituiti successivamente. Possono, ad esempio, gestire direttamente le risorse senza ricorrere a intermediari specializzati. Si tratta di Fondi collettivi per i quali l'adesione dipende da accordi o contratti aziendali o interaziendali.
  4. d) Forme individuali(PIP) art. 13 del D.lgs. 252/2005,sono quelle attuate mediante fondi aperti sulla base di adesioni rigorosamente individuali ovvero mediante contratti di assicurazione sulla vita. Le regole che li disciplinano non dipendono solo dalla polizza assicurativa ma anche da un regolamento basato sulle direttive della COVIP. Lo scopo è garantire all'utente gli stessi diritti e prerogative analoghi alle forme pensionistiche complementari.

3    Previsioni per il futuro e necessità di un sistema “multi pilastro”

Negli anni la previdenza complementare ha assunto più importanza e in futuro questa importanza aumenterà sempre di più.

Il Ministero dell’Economia ha reso note le sue stime, secondo cui le pensioni pubbliche non saranno più sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata, in quarant'anni è previsto che il rapporto tra l’ultimo stipendio percepito e la prima rata di pensione, passerà dall’80% al 60%, da qui l’assoluta necessità di sviluppare un sistema pensionistico basato su più “pilastri”.

Il primo è quello classico, rappresentato dalla previdenza obbligatoria (erogata da Inps, Inpdap, Casse professionali ecc.) per assicurare la pensione di base; il secondo, è rappresentato dalla previdenza complementare, per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari al fine di assicurare un tenore di vita nella pensione pari al periodo lavorativo. Il terzo, e ultimo pilastro è l’insieme delle forme di previdenza individuali (polizze assicurative vita, finanziarie ecc..).

La scelta di aderire ad una forma pensionistica complementare rimane in ogni caso sempre volontaria e personale. 

4    Introduzione del modulo di scelta di destinazione del TFR

Data la crescente necessità della previdenza complementare e la relativa bassa adesione a tale sistema, il legislatore è intervenuto più volte per incentivarne lo sviluppo.

Nel 2005 viene introdotta con il D.lgs. n.252, la possibilità per i  lavoratori dipendenti di destinare le quote TFR ancora da maturare  in via definitiva ai fondi pensione, dunque il lavoratore si trova davanti alla scelta se destinare o meno il proprio TFR a fondi pensionistici, in qualsiasi momento è reversibile la scelta di mantenere il TFR in azienda, è irreversibile il contrario.

5     Introduzione del meccanismo del silenzio assenso

Nel 2006 per completare le procedure di adeguamento e al fine di incentivare le adesioni, con il decreto-legge n.279, viene introdotto il silenzio assenso.

A partire dalla data del 1 gennaio 2007,  il dipendente del settore privato, ha sei mesi per scegliere  la destinazione del proprio Trattamento di Fine Rapporto, che maturerà successivamente.

Se era già in servizio al 1 gennaio 2007, era chiamato ad esprimere la sua preferenza entro il 30 giugno dello stesso anno, oppure entro 6 mesi dall’assunzione, per le assunzioni successive a tale data; nel caso in cui il lavoratore non esprima alcuna indicazione relativa alla destinazione del TFR, il datore di lavoro è tenuto a trasferire il TFR che maturerà, direttamente alla forma pensionistica collettiva prevista dalla legge.

Alcuni dati su questa tipologia di adesioni:

Forme pensionistiche complementari - Adesioni tacite di lavoratori dipendenti privati

(flussi annuali) 

 

 

 

 

 

 

 

2015

2016

2017

2018

2019

Totale 2007-19

Fondi negoziali

8.900

12.900

14.600

15.900

16.000

257.300

Fondi aperti

300

100

100

100

100

5.600

Fondi preesistenti

600

900

800

800

800

17.000

Totale

9.800

13.900

15.500

16.800

16.900

279.900

Fondinps

1.100

1.400

900

1.100

600

27.900

Totale generale

10.900

15.300

16.400

17.900

17.500

307.800

Dati parzialmente stimati. 

 

 

 

 

 

 

Il totale delle adesioni tacite a Fondinps è inferiore alla somma dei dati parziali per effetto di un più attento riscontro della volontà dei soggetti interessati di non aderire alla previdenza complementare, lasciando il TFR in azienda

6     Incentivi fiscali previsti per gli aderenti

Sempre al fine di favorire le adesioni, visto quanto stimato Ministero dell’Economia, sono state previste anche importanti agevolazioni fiscali.

La deducibilità dei contributi versati; I contributi versati alle forme di previdenza complementare sono deducibili per intero dal reddito complessivo Irpef,  fino ad un massimo di € 5.164,67 annui. Sono  compresi nel conteggio, anche gli eventuali contributi a carico del datore di lavoro, pari a quelli personali, e quelli a favore dei soggetti a carico. La conseguenza è che le aliquote IRPEF verranno applicate su un importo più basso, consentendo un risparmio significativo sulle imposte da pagare.  Va specificato che il TFR non è considerato reddito imponibile e quindi non è deducibile.

Per avvalersi della deducibilità fiscale, basta aderire al fondo pensione entro il 31 dicembre dell’anno e si percepirà il rimborso nel 730 l’anno successivo.

Il regime fiscale dei rendimenti; Per fondi pensione è stata prevista, inoltre, una imposta sostitutiva più bassa che ammonta all’11% sui rendimenti (art. 17, comma 1, D.lgs n. 252/05),e non sono soggetti a IRPEF, IRES, IRAP. 

La tassazione sulla riscossione della pensione; dopo aver versato almeno cinque anni di contributi, il lavoratore matura il diritto a percepire la pensione. A questo punto, è possibile richiedere: il pagamento della pensione integrativa, oppure, un rimborso fino al 50% del capitale versato.

In base ai capitali maturati, la parte che deriva dai rendimenti maturati dalla gestione o dai contributi non dedotti è esente da imposte. La parte restante, composta da contributi dedotti e  eventualmente dal TFR versato nel fondo, gode di una imposta sostitutiva del 15%.

Quindi, alle prestazioni erogate sia in forma di capitale o di rendita si applicherà la tassazione sostitutiva mediante ritenuta a titolo d’imposta, con aliquota del 15%. Riducibile di 0,30 punti % per ogni anno di iscrizione successivo al quindicesimo, con un limite massimo di riduzione di 6 punti; Infine superati i 20 anni di iscrizione, successivi ai primi 15 (per un totale di 35 anni di iscrizione), diventerà del 9%.

I contributi maturati dal lavoratore continuano ad essere gestiti anche mentre si percepisce la pensione integrativa. Questo permette di continuare a generare dei rendimenti, che fanno crescere nel tempo la pensione integrativa percepita. I nuovi rendimenti maturati sulla rendita vengono tassati a loro volta. La conseguenza è che, all’aumentare gli anni di contribuzione, cresce anche la quota di rendita vitalizia che è esente da tassazione. Quota, composta da TFR e quote di contributi non dedotti dal lavoratore. 

7    Andamento negli anni dei fondi pensione 

Secondo dati 2009 resi noti dalla COVIP, i fondi pensione hanno reso tra l’8,45% (negoziali) e l’11% di quelli aperti, fino al 16% (Pip). I fondi TFR, invece, sono stati rivalutati del 2%: in pratica, i soldi lasciati in azienda dai lavoratori hanno fruttato poco.  Vediamo di seguito i rendimenti negli anni successivi:

Nonostante questi dati che mostrano un vantaggio a investire il TFR in fondi pensione, l’adesione rimane bassa.

8     Cause delle bassa adesione ai fondi pensione

Tra le cause possiamo individuare, in primo luogo la crisi finanziaria e il timore di investire i contributi, nonostante le forme pensionistiche complementari debbano rispettare regole di prudenza, definite dalla legge, che tengono conto della finalità previdenziale e non speculativa dell’investimento, l’idea di investire in questi fondi spaventa ancora molti lavoratori. 

Dal punto di vista aziendale c’è il timore di fare uscire dall’azienda le somme accantonate, in quanto fonte di autofinanziamento e dunque da parte dell’azienda stessa non c’è incentivo in questi investimenti.

Infine il lavoratore può preferire rimandare la scelta a un momento futuro, tenere tutto presso l’azienda e quando avrà un quadro più preciso valutare l’offerta, questo perché come detto la scelta è irreversibile. 

9    Dati statistici attuali sulle adesioni ai fondi pensione

Attualmente, sul finire del primo trimestre 2021, la crescita è del +0,8% rispetto alla fine del 2020;

sono inclusi anche coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, per un totale degli iscritti stimato in 8,515 milioni di individui . 

Per un totale delle posizioni in essere di 1,654 milioni e 3,532 milioni di unità.



Tenendo conto anche dell’impatto della pandemia, le adesioni hanno mantenuto una tendenza positiva, in crescita; la COVIP ha reso noto inoltre, nella sua relazione annuale 2020, che hanno mostrato una lieve diminuzione anche le richieste di anticipazioni e riscatti (dato che sarà da rivalutare alla fine degli ammortizzatori sociali). Sono buoni sempre contestualmente alla pandemia, grazie ai recuperi registrati dai mercati, anche i risultati della gestione finanziaria, nel complesso positivi.

10    Considerazioni e conclusioni

Il problema delle pensioni insufficienti a garantire una qualità di vita dignitosa al pensionato si inizia a intravedere già oggi ma sarà nel prossimo futuro che si manifesterà in tutta la sua criticità.

Basti pensare che già nel 2019 secondo i dati INPS il 33% delle pensioni era al di sotto dei 1000 euro, per quanto vero che esistono altre forme di agevolazione e di reddito per i pensionati questo dato è allarmante.

Considerando che tutte le stime sono indirizzate verso un calo delle pensioni che saranno percepite nel futuro e visto il costo della vita che avrà un andamento inverso; questo pone a rischio povertà moltissimi giovani lavoratori di oggi quando arriveranno alla pensione.

Questi dati ci fanno capire l’importanza della previdenza complementare e dell’urgenza di ulteriori riforme per coinvolgere e creare maggiore consapevolezza nei giovani, che rappresentano la categoria che più ne ha bisogno, ma che meno aderisce in proporzione; al fine di garantire un futuro dignitoso e allo stesso tempo una sostenibilità per la nostra spesa pubblica.

Bibliografia dei dati

  • Sito web del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Temi e priorità/ focus on/previdenza complementare
  • Sito web del Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • Sito web Covip la previdenza complementare principali dati statistici Marzo 2021